Buon Natale

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(foto di Steve Mc Curry)

Calendario musicale dell'Avvento 12

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Calendario musicale dell'Avvento 11

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  non importa chi siete, o cosa fate per vivere, crescere o sopravvivere, ci sono delle cose che ci rendono uguali l’un l’altro: tu, io, lui, loro – tutti, ragazzi, tutti! Tutti abbiamo bisogno di qualcuno Tutti abbiamo bisogno di qualcuno da amare... qualche volta io mi sento un po' triste, ma quando il mio amore si fida di me non ho mai bisogno di un posto dove nascondermi, io ho bisogno di te, di te, di te....

Calendario musicale dell'Avvento 10

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Kingdom of gold

The high priest of money looks down on the river
The dawn coming up on his kingdom of gold
when the rim of the sun sends an arrow of silver
he prays to the gods of the bought and the sold
He turns to his symbols, his ribbons of numbers
they circle and spin on their mystical scroll
he looks for a sign while the city still slumbers
and the ribbons and the river forever unroll
in his kingdom of gold, his kingdom of gold
kingdom of gold, his kingdom of gold
kingdom of gold
On the orizon an enemy haven
sends traces of smoke high up into the sky
a pack of dog jackals and rabble of ravens
who'll come for his fortress, his castle on high
In his kingdom of gold...
His axes and armour will conquer these devils
the turbulent raiders will falter and fall
their leaders be taken, their camps burned and levelled
they'll hang in the wind from his citadel walls
in his kingdom of gold...



Calendario musicale dell'Avvento 9

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Non voglio più vedere bambini soffrire

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E' una richiesta assurda?
Oggi guardavo i miei marmocchi e pensavo che l'altro giorno ne hanno uccisi 20 esattamente come loro. Sembra una cosa impossibile e pazza desiderare che il male non esista più, ma è la cosa più umana che c'è. Non mi basta credere che il male possa essere cancellato semplicemente da una legge... fosse anche "la più bella del mondo"... non è che non voglio...non mi basta proprio.
Adesso ditemi chi crede nelle favole: quelli che gridano a Dio di venire ad amarci o quelli che si accontentano di sperare in buoni legislatori e governanti?







Calendario Musicale dell'Avvento 8

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Lullaby

Sleep baby sleep
the day's on the run
the wind in the trees
is talking in tongues
If your heart is torn
I don't wonder why
If the night is long
here's my lullaby

Well the mouse ate the crumb
then the cat ate the crust
now they've fallen in love
they're talking in tongues

Sleep baby sleep
there's a morning to come
the wind in the trees
they're talking in tongues


Calendario Musicale dell'Avvento 7

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Salelaka mokonzi
 L’amore di Dio è così grande che ci ha donato il Figlio per servirci. La voce dell’angelo ci disse: “Maria ci ha dato il Cristo, il Salvatore, il servitore di Dio”, ed io lo credo! E’ gioia e benedizione servire il Signore! (Lingala, Rep. Centrafricana)




 

Calendario Musicale dell'Avvento 6

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Anunciação
Na bruma leve das paixões que vem de dentro
Tu vens chegando pra brincar no meu quintal
No teu cavalo, peito nu, cabelo ao vento
E o sol quarando nossas roupas no varal
A voz do anjo sussurrou no meu ouvido
Eu não duvido, já escuto os teus sinais
Que tu virias numa manhã de domingo
Eu te anuncio nos sinos das catedrais
Tu vens, tu vens, eu já escuto os teus sinais
Tu vens, tu vens, eu já escuto os teus sinais
A voz do anjo sussurrou no meu ouvido
Eu não duvido, já escuto os teus sinais
Que tu virias numa manhã de domingo
Eu te anuncio nos sinos das catedrais
Tu vens, tu vens, eu já escuto os teus sinais
Tu vens, tu vens, eu já escuto os teus sinais
Tu vens, tu vens, eu já escuto os teus sinais
Tu vens, tu vens, eu já escuto os teus sinais







Pensiero

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Il Natale dei bambini è senza paura,
il Natale dei bambini è senza paura,
il Natale dei bambini non ha paura.
Perchè il Natale è un Bambino che non ha paura
di nascere al freddo di questo povero povero mondo violento.
Che non bastano leggi per far tacere i fucili,
ci vuole un amico che non abbia paura
di abbracciarci
anche
se il nostro cuore è assente e smarrito.



Calendario musicale dell'Avvento 5

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Once In Royal David's City

Fu scritto nel 1848 da Cecil Frances Humphreys Alexander e musicato nel 1849 da
Henry John Gantlet.






Calendario Musicale dell'Avvento 3

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Come as you are, as you were, As I want you to be As a friend, as a friend, as an old enemy. Take your time, hurry up The choice is yours, don't be late. Take a rest, as a friend, as an old memoria Memoria Come dowsed in mud, soaked in bleach As I want you to be As a trend, as a friend, as an old memory Memory And I swear that I don't have a gun No I don't have a gun Memory And I swear that I don't have a gun No I don't have a gun Memory


  Vieni come sei, come eri Come voglio che tu sia Come un amico, come un amico, come un vecchio nemico Prenditi tutto il tempo, fai in fretta La scelta è tua, non fare tardi Prenditi una pausa, come un amico, come una vecchia memoria Memoria E giuro che non ho un fucile No, io non ho un fucile

Calendario Musicale dell'Avvento 2

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Le "Cantigas" sono canti spagnoli del XIII secolo. Narrano i miracoli di Maria. Questa si chiama "O que pola Virgen leixa"


  

L'amicizia è fare musica insieme

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(raccontino liberissimamente ispirato dal mio amico Amadeus) 

 Alle soglie dell'inverno la foresta si prepara ad affrontare il grande freddo. I colori dell'allegro autunno si stanno già spegnendo, i rami scuri degli alberi non nascondono più i nidi ormai quasi vuoti. Non si è ancora placato però il fervore delle ultime partenze, non ha sosta la fretta delle ingorde bestioline che si stanno preparando al lungo sonno del letargo. Per alcuni ancora qualche nocciola da saccheggiare, per altri un' ultima virata tra i rami prima del grande volo.  E guarda quei monelli dell'ultima nidiata di scoiattoli mai stanchi di saltare tra foglie bagnate e rami già freddi e nudi.
Tutti hanno qualcosa da fare...tutti? Bè, non proprio tutti. Qualcuno ha solo voglia di cantare e contemplare il paesaggio: è il piccolo usignolo dalla coda rossiccia e dal capino dorato. Impaziente ed eccitato per l'imminente partenza.
"Voglio partire" dice con il suo canto, e saluta gli alberi, saluta lo scoiattolo e la volpe, saluta le nuvole un po' bigie e il pallido sole.
Ha dimenticato qualcuno però. Qualcuno geloso, qualcuno che per tutta la bella stagione ha cantato con lui, qualcuno che sempre corre e sempre rimane e guarda con un po' di invidia tutti questi preparativi. "Perchè non ti curi più di me amico?" si lamenta l'acqua del ruscello che ancora gorgoglia tra le rocce e i sassi bianchi. "Tu parti e te ne voli via, non ti dispiace lasciarmi qui?"
 L'uccellino sembra davvero indifferente all'amica di una volta. Lui vola eccitato e contento, pare non aver tempo per chi rimane.
"Tutti se ne vanno, oppure si nascondono, che farò io qui sola? Neppure il raggio del sole riuscirà a scaldarmi il cuore, non avrò più lacrime per piangere, perchè senza amici non si può cantare". "Acqua di ruscello, acqua di sorgente, non fare la smorfiosa, non dir che non sai niente. Io sono l'usignolo e devo partire. Svernare nella terra aldilà del mare. Altri amici troverai, altre canzoni canterai"
"Abbiamo passato insieme tanti bei giorni e alla sera mi cantavi bellissime melodie, hai imparato da me a gorgheggiare... non ti ricordi amico ingrato?" risponde ostinata l'acqua.
Ma l'usignolo non è un uccellino dispettoso, segue solo la sua natura dolce e allegra. Lascia che l'acqua si lamenti un po'... e prima che quella arrivi a piangere davvero eccolo scendere dalla più alta cima dell'albero fino alla riva del ruscello, si china sullo specchio trasparente e sussurra cantando: "Amica limpida e cristallina, io parto certo, ma ritornerò. Non potrei cantare se tu non me lo avessi insegnato, non saprei riposare se tu non mi avessi cullato, non vedo come sarei vivo se non mi avessi dissetato." Così, rassicurata, all'acqua viene in mente una promessa da fare al suo caro amico: "Davvero senza la tua amicizia io non potrò più cantare, chiederò al mago inverno di fermarmi in un incantesimo di ghiaccio, sarò silenziosa e ferma fino a quando tu non sarai tornato" "Allora anche da lontano, canterò io per te" le risponde l'amico uccellino "E quando sentirai l'eco delle mie canzoni vorrà dire che è tornata la primavera e potremo di nuovo fare musica insieme" E prima di partire i due cari amici, acqua e usignolo, intonano insieme un'ultima allegra melodia, non per dirsi addio, no, ma solo arrivederci perchè l'amicizia non finisce mai, anche da lontano, anche nel silenzio dell'inverno.
 

Amare la scuola?

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Di solito prima di scrivere mi calmo...di solito....ma oggi non riesco. Sono bella carica e scrivo...Visto una puntata della fiction 'Fuoriclasse'. Non la spiego, la conoscono tutti.
Littizzetto prof di italiano in un liceo di....? Torino credo.
Sembra il libro cuore riveduto e corretto per post sessantottini. Ci sono anche Franti e Garrone che stanno uniti in un personaggio solo, vestito da energumeno buono. C'è la ragazza in carrozzina che fa tanto politically correct, c'è il gruppo dei professori stronzi e qualche incursione in giudizi morali e politici... odore di De Amicis riesumato insomma.
Ma la ciliegina sulla torta è il finale. L'eroica prof è in vacanza e aspetta l'esito di un concorso che la vede vincitrice di un super posto da dirigente al ministero....felicità! Finalmente sono finiti gli stenti, finiti gli insulti, finiti i casini insomma.
Arriva a trovarla il Franti/Garrone che hanno bocciato alla maturità...fa gli occhi da "solo tu prof puoi salvarmi" e la scema cosa fa? Rinuncia al posto da dirigente e si immola per la causa.
Ma che razza di c...ta è?!

Non contenta di questa masochistica visione, subito dopo la sottoscritta cosa fa? Si spara un incredibile filmato di 'pubblicità progresso' dove un zuccheroso Roberto Vecchioni mi spiega che devo amare la scuola.
E' troppo! Un barile di melassa in una serata sola dopo 12 ore di scuola (vera) non lo posso reggere.

Mi viene il dubbio: allora non è che io odio la scuola solo perchè lavorandoci ho la terribile tentazione di desiderare ogni tanto un altro mestiere... magari più pagato e meno insultato?
Cosa significa esimio professor cantautor vincitor di festivall "amare la scuola"? Fare tanti begli spot pubblicitari o inventarsi la fiction edificante alla tv, tutto per farci passare lo scatafascio attraverso i nostri pertugi posteriori con un po' di vaselina?

La scuola italiana è alla canna del gas e non è morta prima solo perchè tanta gente ci sputa sangue tutti i giorni, per favore risparmiateci almeno la presa per i fondelli!
Fine dello sfogo... Amen.

p.s. e comunque io riesco ad amare il mio lavoro perchè non è il mio lavoro lo scopo della mia vita.

ciao ciao


Ricomincio

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Puff puff...pat pat... ho disertato per un bel po'...ma è ora di tornare, giusto?
E' ora di tornare dalle vacanze....ma è proprio proprio giusto?
No, uffa. Decisamente dico...no!
Sono una ribelle tardiva. Dopo aver passato una vita ad essere d'accordo con le banalità più assurde voglio fare una cosa diversa e terribile, di questi tempi anche pericolosa: mi voglio prendere il lusso di fermarmi e...pensare, il lusso di rivedermi un po' tutto quello che da una vita ho dato per scontato.
Allora, cominciamo: pronti via.
Non sono d'accordo che le vacanze debbano finire. Non ho ereditato una fortuna, no. E nemmeno ho vinto alla lotteria, e neppure voglio dedicarmi al dolce farnulla... è che qualche giorno fa ho ascoltato la radio.
Mbè? e allora?
C'erano due simpatici conduttori che neppure so come si chiamano. Stavano chiaramente divertendosi come matti. Eppure stavano lavorando e.... che dici? "see bravi tutti a divertirsi facendo il mestiere del comico... come quel tale mio compagno di scuola che in classe faceva le telecronache delle partite... è andato a fare il giornalista sportivo... eh! Lui sì che è fortunato, fa il lavoro che ha sempre sognato!"
Balle.... il lavoro è lavoro...vuoi che non ci siano casini anche per un comico o per un telecronista? Anche io faccio il lavoro che desideravo... ma per un po' di tempo me lo sono dimenticato.
Allora che cosa può impedirmi un po' di divertimento... lavorando?
Stiamo cedendo al lamento, alla recriminazione, alla pretesa di una situazione ideale, alla paura di quel che ancora non c'è e alla rabbia per quello che manca, e ci scivola addosso la vita.
Non so se c'è un posto così sgangherato come la scuola, non faccio l'elenco delle cose che non vanno...scusa ma...chissenefrega, adesso basta, mi scappa da divertirmi.
Perciò non pretendete che questa maestra scriva dentro le righe... quest'anno comincio da capo, insieme alle mie pulci seienni. Dall' "A B C".
Sono 26, sono tanti, sono piccoli, in una classe stretta dove pioverà dentro anche quest'anno, in una scuola dove sono più importanti i moduli da compilare e i buchi da tappare, dove dieci famiglie su nove ti aspettano al varco per vederti sbagliare, una scuola con una conduzione confusa e che se ne frega di te...ma a me scappa da divertirmi...voglio prendermi il tempo di pensare, guardarli in faccia tutti e dire: "ma cosa c'è di più importante che conoscerti e farmi conoscere da te? Cosa c'è di più bello che divertirmi e crescere con te?"

Allora deciso...buone vacanze a tutti!!!

ciao ciao!

Maestri

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 "Rope" che in italiano fa "Nodo alla gola". Hitchcock, film del 1948. Due studenti uccidono un loro amico senza alcun movente e nascondono il cadavere in una cassapanca. Subito dopo, proprio su quella cassapanca, preparano un buffet a cui sono invitati alcuni personaggi tra i quali anche un ex professore dei giovani, uno di quelli che affascinano i ragazzi, brillante e arguto maestro di cinismo.

Il film è tratto da un pezzo teatrale ed è stato costruito con una tecnica particolare: l'azione si svolge dalle sette alle nove di sera e il regista voleva che le riprese fossero effettuate in tempo reale.
Hitchcock ne parla nella famosa intervista con Truffaut, però lo considerava un film 'pasticciato' dal punto di vista tecnico. Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni, ma io vedo solo l'opera di un uomo geniale e creativo.
Non so cosa serva per essere geniali, sicuramente per essere creativi servono degli ostacoli, e Hitch se li è andati a cercare tutti lavorando letteralmente contro sè stesso e il suo modo consueto di intendere il cinema.

Unico film fino allora interamente girato senza interruzioni di ripresa. Queste alcune delle sfide per il regista: niente spezzoni da poter girare in libertà e poi mettere in ordine in fase di montaggio, cambi di luce necessari, primi esperimenti con il colore e bobine di pellicola che finiscono mentre stai ancora girando.
Come ti risolve 'quel gran genio del mio amico' Alfred?
Monta il film prima ancora di girarlo, compresi i movimenti di macchina e quelli degli attori, prepara uno scenario curato al millimetro che comprenda anche il cambio lento di luce, ogni volta che sta per finire la bobina fa una inquadratura ravvicinata sull'abito di uno dei personaggi e da lì riprende all'inizio della bobina successiva. Il risultato che vediamo noi, ignari di tutte le impalcature nascoste, è un film dalle caratteristiche uniche.

Adesso che ho osato contraddire sir Alfred, senza vergogna oserò paragonare questo film a 'L'attimo fuggente'.
Non è temerarietà...è proprio sfacciataggine, ma chi se ne frega...
Allora: come nel tanto lodato attimo che fugge, anche qui si arriva al limite estremo della morte, anche qui c'è un professore affascinante che plasma i cervelli e i cuori dei suoi discepoli, ma, a differenza del pur bravo Williams, qui James Stewart interpreta un uomo che si rende conto di che razza di bombardamento può causare un insegnante vanesio e, udite udite...non giustifica i propri errori.
Va da sè che preferisco quest'ultimo al professor Keating scalatore di...banchi, almeno qui non si cerca di spargere il fumo della teoria pur di nascondere la tragica e testarda realtà.
Non si scherza. Con le vite degli altri non si scherza e un maestro questo dovrebbe saperlo bene.
Non male come suggerimento da un film, vero?!

P.S. attenzione: nel video che ho caricato appaiono le ultime scene del film, per chi non conosce la storia e preferisse vedere tutto dall'inizio suggerisco prima la visione completa.

fatti per volare

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Mi hanno chiesto: "ma non piangi che ce ne andiamo?"...me l'hanno chiesto ieri, ultimo giorno di scuola, ultimo giorno dell'ultimo mese, dell'ultimo anno della prima scuola, quella dell'ABC, quella del sussidiario e delle ginocchia sbucciate. La scuola della nota sul diario che ancora ti fa tremare, la scuola che "quello che impari alle elementari non te lo scordi più", la scuola delle amicizie che non sai ancora come funzionano e che se litighi ti sembra di aver perso il mondo.
 Mi hanno chiesto perchè non piango dopo cinque anni di imparare e di conoscersi insieme.
Allora... adesso che ci siamo già salutati, adesso rispondo.
Punto primo, e ultimo: la vostra maestra - ragazzi -  di ragazzi ne ha visti un sacco, e in ogni sacco c'era un tesoro diverso; semi che sono stati messi a dimora, alcuni nella terra buona, altri tra i sassi...come raccontava un mio amico. Lacrime asciugate e alcune lasciate scorrere per terra, risate contagiose e argentine, altre sciocche e inutili. Occhi attenti, curiosi, vivaci, altri stanchi e annoiati.
 A volte la vostra maestra ha sofferto, a volte è stata contentissima come a Natale davanti ad un regalo inatteso, spesso ha conosciuto lo stupore di una scoperta antica tra le mani di un piccolino...segni che diventavano suoni e parole...la magia delle parole scritte e dette, e vi assicuro, è una vera magia! Una maestra ha delle gioie e dei dispiaceri, come tutti.
Però il dispiacere più grande, quello che la lascia sempre con il cuore per strada in una notte di pioggia, è vedere un bambino che non vuole crescere, non perchè non vuole diventare grande, ma perchè grande si crede già. Sai, uno di quei bambini che qualsiasi cosa gli dici è come se non fosse per loro, come se il tempo non avesse niente in serbo per loro, nessuna gioia di scoprire, nessuna voglia di sorprese. Sono bambini che hanno paura, in genere circondati da adulti terrorizzati, che vorrebbero conservarli in naftalina, preservarli dal sacrificio e dalla fatica...preservarli dalla vita insomma.
Grandi - grandi?- che impediscono la gioia di ogni conquista, che nascondono ai piccoli il gusto dolce-amaro delle sfide.
 Questi loro bambini vivono circondati da barriere, barricate di difesa contro tutti i possibili schiaffi della vita...alcuni dicono che così si difende il futuro, in verità non vogliono rogne, e forse c'è anche da capirli, il rischio di tirar su degli uomini può sembrare roba adatta solo a super-eroi. Ma così i loro bambini soffocano.
Forse hanno tutto...ma soffocano, sempre malatini e saputelli, così impauriti di fronte all'imprevisto di una faccia diversa, di un fatto non programmato...di un amico che non è come vogliono loro, di un mondo che non funziona secondo i loro piani, dove una zanzara diventa un mostro. Condannati al lamento e forse anche alla solitudine.
 Ecco, sono questi i dispiaceri della vostra maestra. Ma voi siete fatti per volare, sono pronta ad affrontare il rischio di una vostra aluccia rotta, di uno smacco che brucia, sono pronta a sentirmi dire che sono senza cuore o troppo distratta e debole, che non ascolto i piagnistei ma... non voglio, per niente al mondo voglio fermare il vostro volo... e così se vi vedo spiccare il salto, anche con delle goffe rincorse, sbattendo le ali senza stile o pericolosamente inclinati alla prima brezza...tratterrò il respiro, mi darò i pugni in testa per tutti gli errori fatti ma...no, non piangerò perchè voi siete fatti per volare.
Grazie per avermi insegnato ancora qualcosa della vita...speriamo che mi promuovete...
 E le lacrime...lasciamole a chi ha paura di soffrire per qualcosa di grande come la normalità della vita.

Autunno

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Si avviava verso la cinquantina come un' inconsapevole creatura vegetale, come una pianta che si esalta in autunno. Chi ha detto che l'autunno é malinconico? Lei ci stava d'incanto in quel tripudio di colori. Dopo aver passato la fatica del maturare in mezzo alla calura estiva, il sudore del lavoro sotto il sole, aveva bisogno di tornare a respirare. I suoi frutti ormai avevano restituito alla terra quello che le era stato dato, bene o male aveva generato, bene o male.
Dopo il tempo e lo spazio occupati dall'altrui, era finalmente arrivata la stagione egoista.
Dopo un'eternità era tornata ad accorgersi di sé.
Non erano i vestiti, né il rossetto, era la gioia di sapersi ancora unica. Ancora? No, improvvisamente, solo allora, per la prima volta nella vita: unica.
E come le foglie prendono i colori piú accesi e restituiscono al sole la gioia accumulata nell'estate, come le colline si incendiano per un ultimo inno alla vita, cosí lei si apriva in un nuovo canto, libera di sentire sé stessa a dispetto del tempo, dentro il tempo.
Aveva lasciato dietro di sé le fatiche dei falsi legámi, si permetteva il lusso di sorridere al pensiero della gelosia o di altra zavorra sentimentale che ammorba la vita in comune. Assaporava la tranquillità della solitudine, e neanche aveva smesso di imparare dalla compagnia della gente.
Camminando per un sentiero pieno di foglie si sorprese di quello strano egoismo che si rallegra di sé. In questa allegria si accorse di avere scoperto, di schianto, come il vero donarsi, il totale consegnarsi, sia fatto di stupore per quel che siamo.
Nessun calcolo, non piú, nessuna maschera ai limiti...gli anni c'erano tutti, le rughe, la fatica, il brutto carattere anche, ma che gioia, che calma sapersi unici! Che leggerezza e noncuranza in questo lasciare che le tue foglie si stacchino tutte, ad una ad una, regalandosi alla terra, buona o cattiva che sia.
E se ne uscí con un pensiero quasi blasfemo ma cosí meravigliosamente abbandonato all'eterno: che solo gli egoisti veri sanno donarsi totalmente. Eh sí, perché nulla importa loro di piú che essere amati cosí, solo per sé stessi, fino a liberarsi di tutto come alberi spogli. Che vita! Ecco il tempo dell'umano coraggio che sfida l'Amore ad essere tenero e vero davanti alla propria nudità.
Donne, per nulla al mondo perdetevi l'autunno...e mettetevi il bikini se vi piace!



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Asilo nido

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Ieri ho fatto una gita nel paese dei balocchi. No, non quello pericoloso di Lucignolo e Pinocchio! La casa dei bambini, piccolissimi.
Un nido costruito da tre o quattro giovani famiglie. Mai nome e' sembrato piu' appropriato: "nido". Si sono costruiti il nido come fanno le rondini, una pagliuzza per volta.
Mi accompagna un papa' con tre dei suoi bimbi. Corrono su per le scale con la faccia e l'allegria di chi ti porta ad una festa a sorpresa. Carlo, sei anni, con l'orgoglio del piu' grande mi introduce dicendo: - questo l'abbiamo fatto tutto noi-
Le altre due paperelle, che hanno praticamente imparato ieri a parlare, gli fanno eco -e' nostro, l'abbiamo fatto noi...-
Adesso mi fermo un attimo e considero: non e' che di bambini non ne so proprio niente...di bambini che imitano i grandi ne ho visti a vagonate, anzi...i bambini non potrebbero vivere ne' crescere se non potessero imitare i grandi...ma un bambino che fa un disegno e te lo regala ti da' qualcosa di suo, opera sua, viene da te e ti mostra quello che ha saputo fare con gli strumenti che gli hai dato...frutto del suo lavoro da piccolo uomo, della sua liberta' in azione, una roba che fa tremare i polsi a Dio in persona. E' per questo che ho i cassetti pieni di disegni e scarabocchi...sono come i ponti dei costruttori di domani.
Bene...quei tre bambini non mi facevano vedere un disegno, mi mostravano un'opera costruita da loro, avevano la faccia da imprenditori!! E uso il termine nella sua forma piu' nobile: costruttori di cattedrali. Sono esagerata?
Allora c'e' da considerare anche questo: raramente un bambino usa il "noi" parlando di se'...un bambino e' egocentrico per natura, e la natura s quello che fa. Ecco dietro quel "l'abbiamo fatto...noi..." c'era l'immagine di un gruppo di mamme e papa' al lavoro con i propri bimbi, a dipingere le pareti, montare i mobili, zappare il giardinetto, cucire le tende...tirare su una cattedrale insomma...insieme. E allora sai che tuo figlio potra' imparare a costruire ponti e cambiare il modo non perche' gli avrai scelto le migliori scuole d'impresa, ma perche' ti ha visto costruire la vostra casa, con sacrificio, sbagli e allegria, perche' gli hai detto "fai con me che mi fido", perche' magari non la carne tutti i giorni e...quei risparmi per l'auto nuova...meglio per costruirgli la scuola, ti sapra' non dormire di notte perche' non sai se potrai dare lo stipendio alla maestra, che per ogni euro in busta paga allo stato gliene versi due...mentre allo stato gli fai un piacere, che di nidi ce n'e' bisogno come il pane.
Cosi' a sei anni conosce gia' il significato della parola "noi": costruiamo insieme e quello che serve a noi e' un bene per tutti, si chiama condivisione. Roba da rivoluzionari in una Italia dove se ti viene un'idea che puo' servire a tutti la devi pagare con lacrime e sangue, perche' quelli senza idee sono strani e invidiosi, hanno un solo chiodo fisso: se hai iniziativa sei un ladro.
Va bene, la smetto con le polemiche, hai ragione Maria Chiara, hai ragione Teresina, hai ragione Carlo...il vostro asilo e' il gioco piu' bello che avete fatto con mamma e papa'...e gli amici, e il parroco che non vuole un centesimo e ha la faccia entusiasta di chi vede crescere una pianta nel suo giardino, una pianta da dove si sente gia'arrivare il baccano delle ultime covate e questo gli basta per dare gloria a Dio.

http://www.piccolosicomoro.it/ /a>/a>









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Accudire

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Non ci sono dubbi, oggi pensavo che non ci sono dubbi: l'unica cosa che ci puo' mettere in pace e' solo l'amore. Non quello "detto", che oggi troppo spesso diciamo "amore" e non sappiamo che cavolo diciamo. No, dell'amore in azione parlo, intendo quello che sta zitto ma agisce...o meglio: "e'"
Ma non e' ancora chiaro...infatti sono pallosissime definizioni, occorre un fatto.
Ore quattordici, sono in cucina, che si fa in cucina a quell'ora? Si mette a posto, si "rassetta", termine usato nei vecchi libri di lettura o nell'analisi grammaticale: " esercizio - la mamma rassettava la cucina...eccetera eccetera".
Qualcuno passa, si fa un panino e...lascia tranquillamente tutto in giro, briciole comprese. Mi assale un moto non propriamente amichevole "ma accidenti, avevo quasi finito!" e nella testa inizia uno strano comizio sindacale.
Inizia...ma per fortuna non prosegue: guardo quelle briciole, il coltello in bilico sul ripiano, il sacchetto del pane e le varie ciotole da lavare... segni inequivocabili della presenza di chi amo, e subito il sindacalista scende dal palco, si accende un sorriso e mi si apre il cuore: ci sei. E cosa sara' mai amarti se non occuparmi di te? Cosa sara' mai occuparmi di te se non condividere le fantastiche briciole della vita? Cosa sara' mai amarti se non essere felice della tua presenza? Cosa sara' mai la tua presenza se non uno spazio che tu occupi in quello che credevo il mio, solitario e triste? Non chiedo altro che accudire la casa che noi abitiamo, perche' qui si risolve la mia vita, qui ha un senso la parola "amore", anche quando la partita si fa piu' dura e non sono solo briciole di pane. Ma sai che ti dico? Che anche di fronte alle briciole di pane voglio poter dire "ti amo" come spero di poterlo dire nell'ultimo istante della vita. Il "per sempre" e' adesso o non inizia mai, il "per sempre" e' una grande consolazione per gli amanti, una grande promessa che sfida l'impossibile, che sfida le briciole impertinenti.




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Senza catene, stare insieme a te...

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Papa' ha deciso che basta, aveva voglia di andare. Basta, qui aveva finito il suo compito. Ma non e' mica andato via da solo...no. Non se n'e' andato sbattendo la porta: aspettava, semplicemente chiedeva ed aspettava. Mi viene in mente l'immagine di un bambino, seduto per terra, che tende le mani verso sua madre, voleva essere preso, con lo stesso sguardo, con la stessa aspettativa. Ed e' strano ripensare agli ultimi giorni, i piu' duri, eppure cosi' pieni di una dolcezza che non gli ho mai riconosciuto: "ho detto a tua madre che non l'ho mai amata come adesso, a 90 anni"...i continui "grazie" a tutti, alle infermiere, alla badante, a sua moglie, ai figli sempre distratti. Lui no, non era distratto, era fisso ormai in un punto, anche il suo guardare, piu' acuto.
Una vita con tuo padre, un tipo piuttosto ingombrante e difficile ma...tuo padre. Ora che non squilla piu' il telefono per richieste o raccomandazioni mi sembra cosa strana. Cosa strana: ogni volta che ti penso, papa', mi scappa un sorriso. Una tenerezza che sembrava impossibile. Frasi come "non cambiera' mai" erano ormai scontate, ed ecco il grande cambiamento, perche' lo so che mica te ne sei andato, hai solo dimostrato a tutti noi e al nostro cinismo, che hai saputo cambiare, che cambiare si puo'. Fino all'ultimo istante e anche dentro quell'istante, quello del Grande Cambiamento. E adesso sei sempre con me, dove volevi stare, senza catene sempre insieme a me.
Ciao papa', che facciamo oggi?




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saluti a un amico

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In questi giorni così stanchi, un po' abbacchiati, in contrasto con il sole caldo di primavera, inatteso eppure desiderato. In questi giorni così strani che vorresti dormire e basta, in questi giorni arriva la notizia della morte di un amico.
Mica ci conoscevamo. Mica ha mai saputo che esisto, ed è così strano che in questo tempo in cui la solitudine è la malattia più dannatamente diffusa, senti amico uno che in altri tempi avresti considerato estraneo.
Ma io ho passato la vita, giuro, la vita, a cantare la sua musica.
Canzonette, sì... e allora?
Ma le canzonette si cantano quando il cuore strabocca. Non ti accorgi ma è così.
Da due giorni continuo a sentire la sua musica e mi è venuto anche da piangere, perchè santo cielo? Mica era uno di famiglia...
ma non sarà che è proprio su di noi che ci commuoviamo? Che quella musica ci ricorda tante cose, che abbiamo timore di perdere. I miei vent'anni con la bicicletta sul muro, e le fughe come quelle di Anna e Marco, e il desiderio di aprire il cuore e di cambiare e di non aver più paura di niente e quel volerti bene assai... ma tanto tanto bene.
Un amico è quello che parlando ti racconta di te, ti tocca il cuore. Un amico è la corrispondenza del tuo desiderio di felicità.
 ...adesso lo sai cosa fosse quella cosa che ti spinge a cercare il giusto dove giustizia non c'è, adesso sai cosa dobbiamo cercare.
Grazie Lucio, la parola che avevi scoperto mi rende inquieta, anche me... corrispondenza con un amico...
grazie Lucio.


Memoria

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Oggi mi fermo e penso un po' a cosa trovo dentro una parola.
Le parole non sono mica cose impalpabili. Questa per esempio è bella pesante, di luce e di ombra. Tanto pesante che non è affatto facile pronunciarla a cuor leggero: memoria.
Memoria di cosa?
Memoria di un male fatto?
Sarebbe ancora troppo facile, troppo comodo... accomodante per noi tutti. A volte ci si siede sul passato come su una comoda poltrona... 'ecco fatto'...'è successo' 'passato' appunto... celebrazione e stop... coscienza immacolata.
Ma quello che è successo non è poi così distante nel tempo, non è poi così distante nello spazio... oggi, qui.
Memoria di un male che è troppo facile da incontrare, e soprattutto, troppo facile da fare. Una canzone che conosco recita 'non è difficile essere come loro'.
Ecco, a me sembra che non faccio davvero memoria fino a che non arrivo a capire che io, io stessa sono capace di fare del male. Sensi di colpa? No, solo realismo: vorrei fare bene ma mica ci riesco, inutile stare qui a prendersi in giro!

Ho visitato Aushwitz.
Cosa mi ha tolto il fiato? La montagna di spazzolini da denti. Ma, insieme, anche il pensiero che forse molti degli aguzzini avevano figli e forse sapevano cantare loro delle ninne-nanne,  forse sapevano pronunciare parole d'amore alla loro donna, forse eseguivano ordini solo perchè così era la procedura.
Nessuna giustificazione intendiamoci, erano cattivi... davvero. Ma quanti di loro si saranno seduti un momento e guardandosi avranno detto a sè stessi: 'sto facendo del male, sono cattivo'? La cattiveria era una cosa normale, perciò invisibile... a loro stessi.
Ecco la cosa più atroce, non che si faccia il male... ma che non si veda, che sia banale... routine, invisibile crimine quotidiano. Invisibile anche se non nascosto, che sta anche con le carezze sulla testolina di tuo figlio.
Sempre ad Aushwitz ho visto una cella piena di fiori freschi, la cella di un uomo che si è offerto di morire al posto di un altro.
Ad Aushwitz si vede il cuore degli uomini... il mio anche: capace di cattiveria, capace di bontà. Cosa e chi ci aiuterà a stare dalla parte giusta del nostro povero cuore?


Mobi Dick

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Più che una mela mi ha dato l'impressione di una lenta, enorme balena bianca. Si lascia manipolare, attraversare, ferire, corteggiare, rivoltare... ma solo in apparenza. Sa di essere un gigante capace di stritolarti, eppure, se guardi bene, i suoi piedi sono d'argilla. Strano, ma in mezzo a quei grattacieli non mi sono mai sentita piccola, meno sola di quanto pensassi, osservata, sì e quasi invidiata oserei dire. Ha una strana capacità di accoglienza, ti accorgi subito però che più di un offerta assomiglia ad una domanda. Una balbettata e nascosta domanda, perchè se ne vergogna...lei, di domandare, la città che non dorme mai... ti teme. E se è aggressiva è solo paura. Come se avesse paura di conoscerti e affezionarsi a te.
Ha tutto, ma ho l'impressione che le manchi il coraggio di avere tempo, il tempo che occorre ai legàmi. Entusiasmo, allegria, pacca sulla spalla, chiasso...sì ma per un quarto d'ora. E' una città che ha paura di fare amicizia. Una bellissima balena bianca che, tristemente, naviga sola in mezzo all'oceano: così ho visto New York, ed è stato un amore a prima vista.



Il ricordo

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Forse ci sono complicazioni con le altre playlist.... vediamo se questa funziona. Il tema questa volta è tutto quello che ha qualche parentela con il ricordare E' una playlist aperta, significa che se qualcuno ha voglia di aggiungere brani lo può fare collegandosi al sito...carino tra l'altro.
ciao ciao



del ritorno

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...sul ritorno a casa si possono dire tante cose. Come lo vedi?... prima che uno stato d'animo è un fatto. Ritorni e cosa trovi? Chi? In fondo sei stato via pochi giorni. Mica da farci su tanta filosofia. Eppure aprendo la porta ti guardi intorno e per una frazione di secondo la distrazione, l'abitudine, l'ovvio ti dà una tregua. Cogli l'attimo e freghi lor signori: c'era un'attesa di te. Niente di romantico, solo un fatto: oggetti e faccende da sbrigare che avevano bisogno della tua presenza, non fosse altro che quel sacchetto di carte da buttare, incombenza rimasta inevasa, in sospeso. Il ritorno è come un respiro che riprende, uno spazio che si riapre, un luogo che rivela una presenza: la tua. E poi, ma sì, un'altra presenza: quella di chi ti attendeva.
E sono arrivata a questa consolante conclusione: per quanto si possa essere soli c'è sempre un luogo nel mondo che ha bisogno della nostra presenza. Perchè siamo bravi e indispensabili? Ma no...dai! Perchè siamo al mondo, esistiamo. E nel mondo abbiamo un compito, per quanto piccolo... il nostro, quello di colmare lo spazio nostro con il nostro esserci, la nostra faccetta... o facciona.
Allora bentornati! A tutti quelli che non se lo sentono dire mai, a tutti quelli che non vanno mai via, a tutti quelli che sono ancora in giro, a tutti quelli che hanno timore di ritornare: bentornato, bentornato, bentornato al solo, unico, esclusivo posto che è tuo... che senza di te sarebbe vuoto.

Playlist per l'inizio dell'anno

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Ogni tanto... per stare in compagnia degli angeli... buon 2012!! Ciao ciao