bambini e neutrini

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Si potrebbe chiamare così una nuova serie di pupazzi, quelli che trovi come sorpresa nell'ovetto di cioccolato....  oppure i personaggi di quelle carte che quando ci giochi in classe te le ritira la maestra: "quanti poteri ha il tuo neutrino?"
"Bè...il mio va più veloce della luce"
"accidenti, allora vince contro il mio che si chiama Albert Piquadro"
"e dove si rifugia?"
"ha la tana in un tunnel sotto il Gran Sasso"
Senti maestra, non c'è tanto da scherzarci sopra.... sai cosa vuol dire andare più veloci della luce? Significa che se tu vai a farti un viaggetto tra le stelle rischi di tornare più giovane di quando sei partito... significa che potremo fare i viaggi nel tempo.

"Fermi tutti" dice Pierino "I viaggi nel tempo li possiamo già fare anche adesso, alla velocità della luce" Albert Piquadro non è poi così senza valore...gioca ancora bene i suoi poteri!

La maestra non riesce a stavi dietro....è proprio vero, crescete come i neutrini e avete voglia di correre verso il futuro...fuori da qualsiasi tunnel.
Il sogno di uno di voi? Costruire la macchina del tempo...."ho già fatto i progetti. Vedi qui? Devo solo andare avanti a studiare, e vedrai che ci riesco..."
La maestra non ne dubita e per nulla al mondo si perderebbe lo spettacolo, salta sulla sedia proprio come hanno fatto gli scienziati del Cern.... solo che lei è più fortunata....le capita di farlo più spesso, ogni volta che voi fate un passo nel tempo.... futuro.


cineforum

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Avevo circa dieci anni quando l'ho visto la prima volta. Uno di quei bei film in bianco e nero, doppiato come solo i doppiatori nostrani sanno. Belle immagini, belle voci, bella storia.
Uno di quei film che incontri come una sorpresa e ti restano inchiodati alla memoria, che ogni volta che li vedi è come la prima.
"To kill a Mockingbird" ovvero "Il buio oltre la siepe"
Non sempre ci azzeccano con la traduzione dei titoli, io sarei sempre dell'idea di lasciare quello originale, ma in questo caso il cambio non è male.
Qualche giorno fa c'è stata una discussione in classe, una di quelle discussioni che partono da una notizia che nasconde paure inespresse, e che si governano a fatica, che sembrano cavalli imbizzarriti. Una aggressione avvenuta in quartiere, in pieno giorno. La paura ad andare in giro da soli, qualcuno che vuole vedere maniaci dappertutto....Vorresti spiegare tutto, chiarire tutto, far passare tutte le paure, rassicurare e far sparire tutte le ombre minacciose sulla testa di questi ragazzetti... che fai?
Troppe spiegazioni non servono, bisogna incontrare qualcuno, vedere in azione l'umanità di fronte alla vita. Dire che non fidarsi va bene ma... che non si può vivere senza fidarsi di qualcuno.
Io sono convinta che un buon film, guardato insieme e discusso, amato oppure odiato, può essere un buon appoggio a un povero maestro logorroico, per almeno due buone ragioni: fa tacere il maestro per almeno 120 minuti e mostra esempi concreti.

Così mi sono ricordata di uno dei miei primi amori...del buon Atticus, della sua Scout e di Boo Radley.
Certo, se bastasse un film.... i cinema non sarebbero in crisi.
Non ho la pretesa di salvare il mondo, tantomeno con un cineforum....ma solo di prendere per mano una ventina di bambini e fare un po' di strada con loro in questo mondo.
E così, su questo sentiero, ecco che incontriamo storie ben raccontate. Perchè le storie fanno riflettere, alzano lo sguardo, fanno desiderare... insomma fanno crescere. Le belle storie ben raccontate.
In quanti ci ricordiamo di un libro o un film come qualcosa di importante per la nostra crescita. E scopri che qualcosa di te è cambiato da quel preciso momento, te lo ricordi dopo, ché mentre accadeva eri incantato.
"Il buio oltre la siepe": storia di bambini e adulti, galantuomini e farabutti, rettitudine contro ignoranza, difficoltà del vivere e innocenza e, perchè no, scrittura e interpretazione impeccabili.
Un film così non è che si guarda e basta, è come se ci si potesse stare dentro, ti ci accomodi e ti ci affezioni.
Avevo dieci anni quando l'ho scoperto, come i miei ragazzetti. Una settimana dopo ero già in cerca del libro, e la ragione me la ricordo benissimo: volevo stare ancora in compagnia della mia amica Scout e del suo papà.



Spese

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Supermercato, ore 18:00, su e giù per i corridoi a cercare una cosa, una cosa sola che non sai "dove cavolo l'hanno messa accidenti?"... e intanto ti fermi, qualcosa ti attira...no, meglio di no, o si? Dai così non torno un'altra volta... ma di sciampi ne hai piena la casa!? No, metti giù... Insomma un tira e molla incredibile. Ogni volta che vado al supermercato vorrei essere fornita di un bel paio di quei cosi che mettono ai cavalli per non farli imbizzarrire, i cosi....sì...i paraocchi. Ecco, così, bella rigida verso la mia  destinazione: patate. Fine.
E invece no! Anche stasera sono uscita con un sacco di altre cose, tra cui almeno 3 sono inutili, ahimè rossetto compreso... vanità compresa.
L'inferno gelato del supermercato...grrrr! Chissà che razza di contrappasso dantesco sarà mai? Cosa abbiamo fatto noi, tapini, nell'altra vita per meritarci l'Unes?
Salendo in macchina mi viene in mente la drogheria della Carolina. Non importa se non sapete chi è....tutti abbiamo avuto una drogheria con dentro una Carolina.... tutti quelli che hanno più di 30 anni per lo meno.
Bastava passarci davanti e ti assaliva quel profumo nato dall'incompatibile, fatto di acqua di colonia e mortadella, detersivo e caramelle, biscotti venduti sfusi e dentifricio Binaca, liquori e dopobarba, caffè e cannella.
C'era sempre una scusa per farsi mandare a 'fare le commissioni'. Un etto di 'bologna'...che sarebbe la mortadella detta all'emiliana, un pezzo di sapone marsiglia, due spugnette verdi per lavare i piatti.
Entravo, e se c'era la fila ero contenta. E annusavo, annusavo cercando di distinguere gli odori, di sciogliere quei fragranti nodi profumati che mi si sono stampati nel cervello.
Poi, da dietro il bancone, la Carolina mi chiamava "ven chi putìna...anche questa estate sei venuta a trovare la nonna...brava, brava"
Devo dire che mi sentivo un po' come un cappuccetto rosso orfano di lupo, in compenso di nonne ne avevo due: la mia e la Carolina.
Diligente facevo la mia spesa, lì, al posto dei bambini, non davanti al bancone, ma di fianco. E ogni anno misuravo la mia statura con la sua, forse crescevo in fretta, di certo lei in fretta si faceva più piccina, piegata e lenta ma sempre sorridente e...profumata di Carolina.
Al momento di pagare si spostava a fatica verso il fondo del bancone e tirava fuori da una scatola di libricini colorati, tra gli altri, quello con il nostro cognome e segnava. Si pagava così, si scriveva e alla fine del mese si saldava.... ci si fidava.
Poi la donnetta mi scompariva nel retrobottega strizzandomi l'occhio, e ritornava sempre con un cartoccio che mi nascondeva furtivamente in tasca. Io, fuori di corsa. Con la strana sensazione di aver fregato tutti gli altri clienti.
Una volta per strada aprivo il cartoccio marrone e dentro, immancabili, ecco farmi l'occhiolino le mentine della Carolina. Dischetti di zucchero colorato, le caramelle della spesa.
Credevo di essere l'unica a conoscere il segreto della Carolina. Ma poi, tra amici e cugini, siamo diventati grandi, la Carolina è andata in cielo e ci siamo scoperti tutti debitori di centinaia e migliaia di mentine colorate.
Insomma, volevo dire che...quali ricordi potrà mai suscitare una spesa al supermercato? Mentre la drogheria della Carolina ha messo davvero un buon profumo nella mia infanzia.