sacre alture

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Fra pochi giorni S. Carlo, il Borromeo, quello che a Milano è stato cardinale e padre di popolo. E quest'anno saranno 400 gli anni dalla canonizzazione (quando una persona prende la patente vera e propria di santità).
Mi permetto solo di ricordare una delle innumerevoli opere nate grazie a questo instancabile, formidabile e commosso padre della mia terra: l'edificazione dei Sacri Monti. Ed uno in particolare, il Sacro Monte di Varallo.
Non propriamente in terra lombarda, non propriamente ideato ed edificato dal Borromeo ma, in qualche modo legato all'una e all'altro, per storia e per affetto.
Testori lo ha chiamato "Il gran teatro montano". Solo un grande come lui poteva trovare un titolo così appropriato, sintesi delle sue tante passioni, il teatro, l'arte e la propria storia.
Non racconterò del libro, dovete leggerlo, perchè Testori non si racconta, Testori si conosce in prima battuta, poi, se ti resta un po' di fegato puoi anche parlarne ma... senza definizioni per favore, niente etichette, niente cassetti, niente scandali e moralismi, solo passione.
Allora... Varallo. Ci vai perchè non puoi andare a Gerusalemme a fare il pellegrino, e giuro che per la fede vale lo stesso! E' davvero una città costruita perchè tu entri nella storia e nella geografia, anche per chi non ha fede che, scusate, ma se lo gode un po' meno... è teatro totale, quindi esperienza!
C'è chi fa migliaia di chilometri per andare a vedersi un Cezanne, Pollock, Rothko... legge libri in codice sulla storia dell'arte e storce il nasino (ancora!!??) di fronte ad opere del genere, pazienza, li sopporteremo... ma non si accorgono, povere stelle, che i Sacri Monti sono vere 'genialate' dove l'arte è ancora al servizio della gente, come una volta. E quando parlo di gente parto dalla mia nonna che andava alla via crucis in quaresima e aveva fatto fino alla terza elementare, ma sapeva chi era il Dante Alighieri perchè aveva scritto una preghiera alla Madonna, e conosceva Tiziano perchè aveva visto l'Assunta sull'immaginetta del curato.

L'hanno appena restaurato, il Sacro Monte di Varallo una ragione in più per andarci. Chi vuole date e programmi per l'inaugurazione 'clikka il link', basta non dico di più.

ciao ciao

fare film

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Io amo il cinema... lo amo così tanto che mi sciroppo di tutto per riuscire a scovare qualcosa di bello, lo amo così tanto che anche in una schifezza cerco di trovare almeno una briciola di lavoro benfatto.
E' per questo che ultimamente sono sempre più desolata quando guardo un film.
Specialmente un film italiano, mi dispiace dirlo, ma... specialmente un film italiano.
La prima cosa che ho pensato ieri sera uscendo dal cinema è che una volta i nostri registi facevano scuola al mondo intero... adesso?
Bene, così ho timbrato il mio biglietto sul tram che prendono tutti, è sicuramente un pensiero moralista e da talk show.... però ti viene facile. Ok, cerchiamo di ragionare.
Lasciamo perdere i contenuti perchè il vuoto del cinema è solo un altro specchio del vuoto che abbiamo dentro. E' l'artigianato che mi interessa ora, attività manuali e pratiche, sudore della fronte e mal di schiena, cose così.
Film ambientato a Torino.... morire se trovi almeno uno, uno o... mezzo, che ha un accento vagamente piemontese. Pieno di romani che, per carità, a me sono strasimpatici ma.... non credo proprio abbiano tutti 'sta smania di emigrare al nord.
Più facile trovarci un Marocchino, a Torino... se proprio vogliamo fare la rima oltre che della sociologia.
E' una cavolata? Si è una cavolata ma un buon umile artigiano è proprio delle cavolate che si accorge, una volta si chiamavano 'dettagli'.
Il film è senza pretese? Non ha contenuti? Fa niente, ma almeno un attore che sia capace di recitare me lo vuoi mettere? Perchè si può recitare anche l'elenco del telefono, se vuoi. Un buon lavoro di artigianato mi basterebbe, e non una cosa ricucita a spanne.

Non abbiamo niente da dire? Ma almeno diciamolo con cura, mica si pretende il genio. Perchè il primo ad essere convinto di non valere un soldo bucato è proprio chi lo fa il film, chi lo guarda lo penserà di conseguenza.
Mancano i fondi? O manca la capacità di distinguere chi i pochi soldi veramente se li merita?

Vuoi vedere che è proprio la soggezione dei maestri a lasciare tutti al palo?
Vuoi vedere che è proprio la soggezione dell'America a deprimere il lavoro?
Io non ci capisco niente ma è come si pretendesse di essere grandi prima di fare bene i piccoli. Copiare è la prima regola per imparare, nessuno scandalo.
Solo un po' più di sudore, sudore e convinzione chiedo, un po' di cura anche nel fare un uovo sodo, un uovo sodo fatto con amore... me lo mangerei volentieri.
Ma che bella cosa il cinema!!

Pazienza

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Cos’è la pazienza? Non perdere le staffe? La tranquillità, la gentilezza, la calma anche nella tempesta?
Bene, se fosse tutto questo allora non ho speranza: sono la persona meno paziente del mondo. M’infuoco subito, sarà pure un fuoco di paglia ma... chi mi conosce sa che in certi momenti deve starmi alla larga.
Eppure la pazienza è qualcosa di più che un temperamento.
Guardo mio padre. Io gli somiglio molto, da lui ho preso quella dannatissima facilità alla collera... ebbene, dopo mesi e mesi dentro e fuori dagli ospedali sembra come argilla sul tornio, quello che invisibili mani stanno forgiando è un vaso pieno di pazienza.
Attenzione, non rassegnazione.... pazienza!
Non è piegato nella depressione e nello sconforto, è paziente, nel senso che aspetta, si aspetta il cambiamento e lavora.
Come un ulivo centenario, torto e piegato, ancora certo nella sua consumata stagione,non nega i suoi frutti.
Ecco, la pazienza ha molto a che fare con la speranza, mi sembra. Non demordi, hai la macchina sempre accesa, forse non sempre a pieni giri... forse spesso ‘su di giri’ ma sempre sempre certo del possibile cambiamento, anche quando appare quasi ragionevole non lottare più.
E così ancora mi insegni qualcosa, carissimo papà che mi fai perdere spesso la pazienza!!

fare il male

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Sto partendo da un disgusto. Il disgusto per il male. Non solo, ma per la facilità del male, una grande pensatrice l'ha chiamata anche 'banalità' del male.
Sbattilo in prima pagina e sotterralo di parole.... diventerà una fiction, un reality di plastica quindi qualcosa che riguarda gli altri, uno spettacolo, che serve ad illuderti di essere tanto buono quando si chiude il sipario.
Parlo di una ragazzina che è morta e della giostra che le gira ancora intorno, con tanto di opinionisti, colpevolisti, psicologisti e giornalisti.
Stranamente il disgusto che provo mi avvicina alla questione, ho bisogno di guardare e giudicare. Ma non mi interessa guardare morbosamente il male degli altri, è così facile, così troppo tremendamente facile trovarlo anche dentro di me!
Non c'è bisogno di arrivare ad uccidere per scoprire che il male del mondo ha un posticino comodo comodo anche a casa mia. E chi si scandalizza, chi grida al mostro vive nella casa di Barbie o in quella del Grande Fratello.
A volte per fare il male basta sentirsi 'a posto', basta la pretesa di trovare il colpevole come la soluzione di tutto: "è in galera? ok che ci resti a marcire e noi possiamo tornare a dormire, fine del problema."

Bisogna avere una grande pietà ed una grande conoscenza di sè per poter fare cronaca. Il mestiere del giornalista è uno dei più affascinanti, ha a che fare con la libertà e la discrezione, con la verità ma anche con il silenzio. Non può essere fatto da uno che ci guarda dal piedistallo, un giornalista sarà pure distaccato, ma non può tirarsi fuori dall'umano.
Oggi che differenza c'è tra libertà di stampa e rispetto per il dolore? E il sacrosanto valore della verità come va custodito? Va sempre urlata la verità? Ma la verità tutta intera, quella che prende dentro anche me, che svela anche il mio, di male. Perchè se il mio male è banale, o peggio, non lo considero, io sono in pericolo... io.
Sensi di colpa inutili? Retaggio di una 'educazione bigotta'?
Balle! I sensi di colpa sono una cosa e il male vero un'altra, e lo sappiamo bene, non pigliamoci per i fondelli!

Il male vero è annusare un fiore, restarne estasiati, attratti, desiderosi e tre secondi dopo, senza una ragione calpestarlo, distruggerlo, ucciderlo. E' appassionarsi della bellezza e vederla morire, non poter fare niente, nel migliore dei casi, per mantenerla intatta.

Il senso di colpa è un matto che ama di più la camicia di forza delle regole che la propria libertà di sbagliare.

Dostoevskij. Tanti dei suoi capolavori sono nati dalla lettura appassionata di fatti di cronaca, sanguinosi fatti di cronaca. Ma noi diremmo che "Delitto e Castigo" è spazzatura? Forse oggi il buon Feodor sarebbe lì anche lui a guardarsi le inchieste in tv, o bersi le ultime di "nera" dei quotidiani. Un'ossessione? Molti lo considerano un pietoso genio dell'umano.
Ma non è che tutto dipende allora dallo sguardo che abbiamo sulla realtà? Ancora una volta dobbiamo decidere se assistere passivamente alla vita da spettatori giulivi condotti attraverso la casa degli orrori, oppure viverla da protagonisti questa storia, nel bene e nel male, nella pietà e nella compassione, con le mani nella terra, senza fare i damerini senza macchia ne puzzette. Magari nella ribellione, ma vivere!

momenti

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Ci sono momenti, che chiamiamo 'momenti'... ma intanto che li vivi ti sembrano durare un'eternità.
Ci sono momenti in cui le parole, o hanno un peso specifico, uno spessore misurabile, una profondità tangibile o.... è meglio l'aria fritta.
Ci sono momenti in cui ti sembra di grattare l'ultimo strato e poi ti accorgi che c'è sotto ancora un bel po' di melma da spalare... a palate.
Che fai?
Primo: non calcoli più.
Non è che ti dici: "non devo più calcolare", no, no! E' che proprio non calcoli più, ti viene facile, inevitabile.
"Sia quel che sia"
Mi si è ammalata anche la badante. Non ho più giorni di ferie nè permessi nè altro. Non posso permettermi un'aspettativa, vorrebbe dire meno soldi, non posso permettermelo. Non ho più uno spazio libero in casa mia, anche solo per appendere la giacca, e papà ha anche il cuore ballerino... che gli piacciono le gite al pronto soccorso.
Che faccio? Mi piango addosso? Ma per carità!!!! Non ho proprio tempo da perdere!
L'unica cosa da fare è vivere.
Dio mio! Vivere, vivere anche dentro questa condizione dove ogni giorno ce n'è una nuova... quando non è di notte che arriva la novità.
Non hai più spazio tra l'evento e la decisione, ergo: non calcoli più... decidi. Giusto? Sbagliato? Decidi e basta, decidi di vivere.
Ma una cosa la fai giusta accidenti! La fai, ed è la più giusta e soddisfacente che ci sia: in piedi, mani sui fianchi faccia a faccia con Gesù Cristo in persona "Ehi bello! Visto che sei contento quando ti lascio tutto... vediamo come te la cavi qui.... adesso?!"
E' una sfida al Padreterno? Non credo proprio, la sfida è quando ci si vuole misurare alla pari. E io non sono alla pari con Dio, sono una briciola per terra, sono un vermiciattolo che striscia, sono una nullità che sente solo la vita scorrere addosso. E sono proprio stufa di immaginette e santini al profumo di violetta, della mistica dei buoni, quelli che si meritano la patente religiosa; sono stufa delle preghiere alla panna e cioccolato, dei sacramenti che si timbrano come biglietti del tram, dove le mie viscere non c'entrano, dove non c'entra il mio dolore o la mia gioia, dove non c'entrano la mia soddisfazione, il mio piacere, la mia carne e il mio sangue.
Adesso voglio pensare a me, voglio pensare a me e chiedo un aiuto per me: Dio faccia il suo mestiere di rispondere, che io faccio il mio di domandare.
Egoismo?
Se l'egoismo è rifiutarsi di sembrare buoni per forza, se è rifiutare la pretesa di essere indispensabili, se è la convinzione di non valere un soldo bucato senza nessuna meraviglia o scandalo... allora sono molto, molto, molto egoista.
Non hai la voglia, neanche la forza di decidere nè per te nè per nessun altro. Infatti
non decidi più... e ti accorgi che è La decisione della tua vita: solo mendicare.


Amare

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Che bella parola! Ma, per favore niente farfalle, uccellini e cuoricini: è una parola difficile, tremenda, poderosa! Non è roba da signorine fragili, scòrdatelo!
Che sia bello essere amati... non c'è dubbio, ma siamo sicuri di saper amare solo perchè diciamo 'io amo'?
La parola 'impossibile' è quella che mi viene subito dopo. Come è possibile infatti essere capaci di donare tutto? Ma proprio tutto, tutto, tutto però!
Abbiamo una visione così... 'televisiva' dell'amore, così irreale, falsamente idiota, come se stessimo ancora a giocare con le bambole, fino alla fine della vita vogliamo restare a giocare con le bambole?

Essere amati è un desiderio facile... ci viene bene... ma amare?
Amare è un vero miracolo, l'amore dato e ricevuto è davvero una possibilità impossibile. Ma dove inizia il mio lavoro? Il mio dono?
Amare è fare spazio, fare spazio. Fare spazio nella casa, fare spazio nei cassetti e negli armadi, lasciare che un altro usi le tue cose e le metta nei posti dove tu non vorresti, lasciare che un altro appenda il suo asciugamano sul tuo gancio... l'unico, dargli il tuo letto e dormire sulla branda, dargli la branda e dormire su una poltrona... e sapere per certo che neanche un letto ti è dovuto, perciò... niente ridicoli pensieri di eroismo!
Amare è lasciare le tue ore, i tuoi giorni, per le ore e i giorni di un altro; lasciare il tuo silenzio per la voce, il lamento, le grida di un altro.
Amare è fare spazio, fare spazio fuori di te e scoprire che corrisponde ad area e perimetro del tuo cuore: è esattamente lo spazio del tuo cuore a non essere più tuo.
Amare è lasciare lo spazio delle tue parole, quelle che cerchi più appassionate, al silenzio della discrezione. Diventare muti per amore è una delle cose più difficili del mondo, è quasi come scomparire.... è lasciare tutto, tutto, tutto lo spazio che quasi non ce n'è più neanche per la tua anima... infatti la tua anima è un altro.
Ma quando arriveremo in fondo al dono di questo viaggio troveremo che in realtà il nostro spazio era diventato più grande dell'intero universo, troveremo che era il mare infinito della nostra felicità quello dove stavamo nuotando.
Buon viaggio a tutti quelli che vogliono amare.

affezione

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Che bella la mia città quando c'è il sole!
Sì, è come una bella signora sempre imbronciata, che non si ferma mai, e mai una parola gentile, un po' di calore umano... ma quando tira su la testa e sorride, e non se ne accorge... il sole le illumina gli occhi. Un po' di rughe le ha, si vedono.
Un carattere scontroso ce l'ha e spesso hai voglia di scappare.
Ma com'è bella quando la guardi e basta, quando ricordi quello che hai fatto con lei, quando c'era più tempo da perdere, e fare gli egoisti era quasi permesso di diritto.
Ora viaggio con il naso all'insù, sulle facciate dei palazzi il sole squilla i colori, sì, anche qui. Si è tolta il vestito grigio, quello che mette in ufficio, indossa un abito leggero, anche se siamo alla fine di ottobre. Giallo ocra, verde e rosso mattone, inforca la bicicletta, quella con i freni a bacchetta, quella che arrugginiva in cantina, e si prende il tempo di guardare le vetrine, di entrare nei negozi e giocare a provarsi i cappelli; proprio come faceva quando bigiava le lezioni e scappava sul corso con le amiche, a parlare di vestiti, ragazzi e canzoni.
Com'è bella Milano quando si prende una vacanza da sè stessa!!
Per favore, amatela un po' anche voi....
ciao ciao