il cielo di giugno
... e quindi uscimmo a riveder le stelle...
the passion of Christ
ma come si fa a rivedere quel film e non parlare! Tutti hanno detto la loro, tutti. Anche quelli che di Gesù Cristo non ne hanno mai sentito parlare...tutti!
Io non ho niente da dire sul film... che ne so quando un film è ben fatto e quando no!
Io so quando i film piacciono a me, e questo mi è piaciuto. Non subito, ci ho messo un po'.
Io sono una che si immedesima troppo... avessi fatto l'attrice (come mi sarebbe piaciuto cavoli!!) avrei dovuto fare l'abbonamento dallo psicologo... tessera fedeltà... e con i bollini mi sarei comprata un giro sulla sedia di Freud!
Va bene... la Passione di Cristo dicevamo... quella lì di Mel Gibson intendo, proprio quella.
Ho voluto rivederlo perchè avevo proprio bisogno un aiuto per ricordarmi in qualche modo la storia, la faccia di quell'uomo che dice di essere Dio, ma che, soprattutto questo mi interessa davvero, che dice di volermi così bene da affrontare la morte... e che morte... per me, per me proprio io, non l'umanità in genere, ma io.
Si perchè che qualcuno si faccia uccidere per "l'umanità" mi sembra si una gran cosa, per carità, ma in fin dei conti mica mi cambia la vita... ok...bravo!
Ma che lo faccia per me, fossi l'ultima persona sulla terra...per me! Questo cambia tutto!
Provo ad immaginare: incrocio un ladro assassino, mi vuole sparare... tutti fermi, nessuno osa dire o fare niente, si legge in faccia a tutti il 'meno male che è toccato a lei e non a me'... tu sei terrorizzata e piglieresti a calci tutti... e salta fuori uno che ti guarda... perchè prima ti guarda... eccome se ti guarda!... ti fa un cenno come per dire 'tranquilla, per me sei la cosa più importante del mondo...' insomma con quella faccia lì che ti guarda così che basterebbe questo per svenire...bang! si fa sparare dall'assassino al posto tuo. Deliberatamente, volontariamente, amorosamente... immediatamente.
Insomma Cristo non dà la vita per nessuno veramente finchè non mi accorgo che la dà per me... e mica solo per far piacere al Padreterno...'Obbedisco' a-ttenti! No, no, perchè mi vuole bene... a me!
A me???!!!
Ok io non ci spenderei un centesimo... eppure.. forse così poco non valgo! Ecco perchè quando uno è amato diventa un po' più vanitoso, ma vanitoso in senso giusto... gli piace farsi più bello, perchè qualcosa vale! Che bella sensazione! In un mondo in cui tutti ti raccontano panzane sull'umiltà, l'onestà, la bontà... in modo così... appiccicaticcio!
Ma questo è un altro discorso... perdo il filo... volto di Cristo dicevo, nel film di Gibson dicevo.
Ecco, anche a vederlo nel film, che piangi dall'inizio alla fine e ti attacchi alle lenzuola perchè i fazzoletti non bastano... anche lì non ti soddisfa, in qualche modo... non ti soddisfa, si è Lui maaa, non è Lui.
Stasera ero alla processione del Corpus Domini... la gioia dei liberi pensatori, quelli che si mettono sul ciglio della strada e commentano... 'ma guarda che figura da pirla questi baciapile!'.
Bene, lì tra canti invero un po' stonati, vecchiette con le voci da cornamuse, gente con facce da delirio mistico, e si però anche tante facce normali da studenti, papà che tornano dal lavoro, mamme con piccoli al seguito, lì in quel posto così distraente come il centro di Milano, così normale perchè ci sono nata... lì è passato Gesù Cristo rotondo e bianco tra le mani di un ometto tutto bardato che risponde al titolo di Cardinale, lì sotto un baldacchino rosso dell'800 che sembra una scena di un film... lì ho visto quello lì che si è fatto ammazzare per la sottoscritta... non riuscivo più a staccargli gli occhi di dosso.
Ah! a proposito... il libero pensatore incappato nella processione del Corpus Domini ero io!
nuovo tutto
Sono termini che ci piacciono molto... e subito dopo ci viene in mente la brevità, l'istantaneo sciuparsi. Come un bel fiore reciso... a me per esempio un bel mazzo di fiori piace immensamente ma anche mi mette malinconia... non dura quanto vorrei, già dopo qualche ora ci vedi i segni della morte, bè sì non è che c'è una parola più soft... appassiscono e muoiono... devi dire che stanno poco bene?
Una cosa bella, bellissima, nuova ha dentro il segno della brevità... ma perchè? Io mi ribello, e giuro che faccio bene!
Ibernazione sarà la soluzione? Desolante!!!
Conosco la storia di un ragazzo che si chiamava Edimar, un bambino quasi. Assassino a 15 anni, forse meno.
Andava a scuola, ogni tanto, aveva una prof, una donna di frontiera, la vita spericolata delle canzoni a certa gente fa solo ridere, un amore grande per i suoi ragazzi, per Edimar, anche per lui... soprattutto per lui.
Il cuore ad un certo punto è toccato: "prof ma io vorrei tornare ad avere lo sguardo pulito come gli occhi di quei bambini!Possono i miei occhi diventare azzurri?" e lo diceva con il fiato corto.
"Edimar, è possibile... diventeranno come il cielo, tu avrai uno sguardo nuovo e sarà per sempre"
Basta pistole, basta violenza, basta morte.... Edimar vuole gli occhi nuovi, e li vuole per sempre.
Tornano però gli antichi amici e lo mettono davanti ad una terribile scelta: "O uccidi tu... o sarai ucciso"
Edimar sceglie, tanto la sete di essere nuovi ha preso radici profonde, è il seme che abbiamo tutti, ma in lui è germogliato ben in fretta... una sequoia nel cuore di un bambino.
La fine si può immaginare... ma è davvero una fine?
Sono nate compagnie di persone cambiate da quel seme, opere di uomini che si prendono cura di altri uomini... tutte col nome di quel ragazzo nuovo.
C'è stato solo Uno nella storia che ha detto "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" e l'ha detto quando sembrava fosse la cosa più ridicola del mondo.
Io voglio gli stessi occhi di Edimar, voglio tutte le cose nuove, voglio i fiori intatti e profumati... voglio! Non è una pretesa, pretesa sarebbe pensare di riuscire da soli mentre da sola posso al massimo fare un surgelato! Voglio come si vuole la verità, la giustizia, l'amore... è una cosa da uomini, volere così.
il II° capitolo non c'è, c'mon Lady kiss that frog
Viveva in uno stagno con altre ranocchie e ranocchi, né più belli, né più brutti, solo che loro si accontentavano dell'acqua ferma dello stagno, di qualche foglia di ninfea dove saltare a prendere il sole e di gracidare alla luna, quando c'era.
Il ranocchio no, quello scemo s'era messo in testa che doveva conquistare una principessa.
E dire scemo è dire poco!
La principessa in effetti c'era anche, passeggiava tutte le mattine in riva allo stagno, leggeva, giocava a palla, coltivava le sue rose e sospirava per il suo principe, quello vero.
Il ranocchio scemo, quando passava la principessa si metteva a gracidare più forte, pensando di essere un magnifico cantante; saltava più in alto, pensando di avere possenti muscoli, si tuffava con grande esibizione di spruzzi, pensando di essere un eccellente atleta.
Ogni tanto la principessa alzava lo sguardo, invero un po' disturbata da quello strepito ranocchiesco, sospirava profondamente pensando al suo principe, quello vero, e sbatteva un po' gli occhioni sognanti. Il ranocchio vedendola si emozionava credendo, povero cretino, che la fanciulla proprio per lui sospirasse.
"se riuscirò a saltarle in grembo" pensò un giorno "allora sarà fatta, l'avrò definitivamente conquistata!"
Passarono i giorni, le settimane e le stagioni, il ranocchio era molto impegnato ad allenarsi nei salti e a sognare l'impossibile, il temerario, il leggendario "salto della principessa". Si era impegnato così tanto che anche le altre rane dello stagno avevano iniziato a credere che fosse un ranocchio affidabile, esperto e sicuro di sè; diciamo che era un ranocchio con un certo seguito ma con nessuna sostanza: un ranocchio inutile quindi.
Insomma, il gran giorno arrivò. La principessa arrivò. Il grullo, tutto eccitato si mise in posizione strategica, attese trepidante il momento opportuno e.... spiccò il gran salto, il salto 'padre di tutti i salti'... il capolavoro della sua vita!
"Mia diletta!" la voce del principe, quello vero, venne a disturbare l'istante supremo, lo stagno si zittì all'improvviso... la principessa si precipitò principescamente verso il suo grande amore, quello vero, proprio mentre il povero ranocchio stava per caderle in braccio.... (fermo immagine: ammirate lo sguardo stupefatto e beota del verde saltatore in mezzo alla sua unica, stupenda evoluzione aerea!)
Conclusione: la principessa volò finalmente tra le braccia del suo ragazzotto, quello vero, mentre l'orrenda e stupida creatura degli stagni... fece un primo rimbalzo su un sasso in mezzo alle ortiche... boing! andando poi ad atterrare esattamente in mezzo alle cacche della famiglia conigli... morendo così pieno di bubboni e puzzolente come una mosca in una stalla.
Morale: non crederti quello che non sei se non vuoi finire i tuoi giorni nella cacca.
capitolo I°: attesa
Papà è drammatico di natura ma ogni volta è un colpo, e non dice cosa c'è... mai lo dice, benedetto uomo!
Corsa in macchina, sveglia forzata, slalom in tangenziale nell'ora di punta, è un corso di guida alla Vasco Rossi: spericolata.
Si prende e si va... chissà se poi ho preso anche il cuore? Di questi tempi si impiglia un po' dappertutto e ne lascio brandelli qua e là. Comunque, si va.
Casini col posteggio, casini per far scendere il babbo, casini per lasciarlo lì, solo, e intanto piazzare la macchina a casa di dio.
Comunque ce la si fa.
Seduti ad aspettare, aspettare, aspettare, aspettare....
Quanta gente! Quanto bisogno imprevisto! I bambini hanno lo stesso, identico sguardo dei vecchi.
Alcuni adulti; i più scocciati sono quelli che sembra non abbiano granché... ma non ti va di giudicare, lì non ti va proprio. Va bene, sono scocciati... un sentire come un altro, a qualcuno servirà...forse a me.
Poi ti accorgi che la cosa comune a tutti è proprio l'attesa, il non sapere cosa c'è dietro quei vetri, il non sapere quando, come, quanto tempo, io chi sono, cosa mi succederà... il non conoscere. Quello che pesa però è un'altra cosa ancora, è il sentirsi come un ombrello rotto perso alla stazione, nessuno, nessuno pare si accorga di te. Dimenticato. Non ci sei più. Non esisti per nessuno... non servi più a nessuno.
I dottori, gli infermieri che ogni tanto fanno capolino, sembrano gli immortali... ma no, qualcuno ha la faccia di chi condivide, a fatica, ma sa. Però non ti vedono, ti guardano ma non ti vedono, non vogliono te, vogliono sempre qualcun altro... dio mio sempre qualcun altro è voluto... e io? Questa è la cosa che punge più del male, questa.
Rifiuto.
Pare ti abbiano messo addosso il cartello.
Il tempo passa e non passa mai, mentre tuo padre sembra Cristo in croce tu a che servi? Ad attendere con lui: qualche massaggio, non fa passare il male ma dice 'ti voglio bene'.
Ma anche lui vuole, ha bisogno, giustamente, di qualcun altro.
Alcuni bambini fanno chiasso... benedetto chiasso di bambini un poco malati, altri bambini sono in silenzio, maledetto silenzio dei bambini molto malati: Cristo in croce in braccio alla mamma.
Che fai? Preghi no?! L'unica attività dentro tutto questo essere passivi, l'unica cosa che rende attivo, lavorante, operante questa nullafacente di figlia, questa nullaservente di donna, questo essere che... chissà se esiste?!
Finalmente chiamano, sollievo già nel sentire il tuo nome... grazie infermiera adesso sto già un po' meglio, davvero! Sono quasi contenta... andiamo.
Per fortuna niente di grave... no, dottoressa, mio padre me lo porto a casa. Grazie di tutto, davvero, grazie perché dall'altra stanza sento arrivare il pianto di un bambino, un miagolio quasi, che spezza il cuore, perché di pianti bambini ne conosco, non mi spaventano, ma questo no... questo è un dolore che chiede pietà, chiede il permesso, chiede a me di non piangere più... piange lui al posto mio e mi dice "Tu per me esisti e sei importante, resto qui io tu vai pure".
Papà scherza e fa il bulletto con le infermiere... a quasi novant'anni.
Si torna a casa e in macchina ci solleviamo a vicenda:
"Sono fortunato, trovo sempre delle belle dottoresse!"
"Si, papà, ormai lo so che tu una volta all'anno un giretto lo vuoi fare all'ospedale... solo per farti coccolare dalle infermiere!"... a quasi novant'anni!!!
i cieli di Piero
Piero Della Francesca.
Il mio adorato, prezioso, geometrico e misterioso Piero.
Il cielo tra Umbria e Toscana, la luce di Piero, l'aria profumatissima. Mancavano solo le onde sinuose delle colline, dove ad ogni curva cambiano i colori, e avrei potuto confondermi con Sansepolcro...ho molta fantasia? No, ho molta nostalgia.
Chi è Piero?
Non lo so!
Piero è l'enigma e la geometria della pittura italiana, Piero è la luce del giorno che accarezza la collina, è l'ombra della notte visitata dal mistero.
Piero sono le Madonne dai gesti contenuti eppure smisurati.
Piero è lo sguardo profondo e distaccato di un angelo che ti conosce ma, discreto, non ti svela.
Piero cammina per le strade del centro Italia e incontra Cristo Risorto che trionfa calmo sul sonno della coscienza umana.
Piero sono i colori della luce prima della luce di Caravaggio.
Oggi Piero è venuto a visitarmi a Milano, e mi ha regalato una mattina di nuvole e cielo tra Urbino e Arezzo.
ciao ciao
da piccoli
Da piccoli si provano i vestiti e le scarpe di mamma o papà per fare le prove del futuro.
Da piccoli si scava nella sabbia perchè si vuole sbucare dall'altra parte del mondo a vedere se il cielo è uguale.
Da piccoli si colora di azzurro solo la parte in alto del foglio perchè il cielo è sopra e noi siamo sotto.
Da piccoli si disegnano gli omini che volano perchè il cielo sarà anche sopra ma noi ci possiamo arrivare lo stesso.
Da piccoli basta un angolo di muro ed una persona che ci guarda e siamo a teatro
Da piccoli lo specchio è un'altra persona che ci guarda e ci manca il suo sguardo.
Da piccoli il tempo è come un mare dove puoi nuotare e fare gli spruzzi.
Da piccoli le parole sono stanze nuove da scoprire.
Da piccoli la sofferenza è un orco cattivo
Da piccoli la sofferenza è uno scarafaggio che posso schiacciare
Da piccoli la noia è un fantasma nel castello
Da piccoli l'adesso è per sempre.
Da piccoli si mangia piano il gelato perchè si ha nostalgia dell'infinito.
Da grandi bisogna ricordarsi di tutte queste cose.
ciao ciao!
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