L'arte è un'obbedienza

Quando si rese conto che era proprio andato, trapassato...morto insomma, quasi sentì un sospiro di sollievo.
C'era qualcosa che ricordava, qualcosa di vagamente incompiuto, ma scrollò le spalle e avanzò, curioso, come sempre.
"Purchè il mio caro babbo non arrivi a rompere l'anima anche qui con le sue manie di grandezza. Voglio trovare mamma e fermarmi un po' con lei a raccontare balle, facezie e storielline. A farci i solletici con un po' di barzellette.
 Niente corti principesche e niente esibizioni. Da oggi vacanza!"
"Come! Nessuno è venuto ad accogliermi? Ohibò, che disdicevole mancanza! Ma, dopotutto neanche al mio funerale c'è stata poi quella gran folla. Calma, calma.. non spingete e non fate chiasso...darò retta a tutti!"
Cercò di guardarsi alle spalle ma... capì che non era più possibile una cosa del genere, neanche 'tecnicamente'.
Rimase un po' contrariato, ma solo un po', perchè sapeva ridere di sè stesso, sì, ne era sempre stato capace, e adesso qui, gli riusciva particolarmente bene.
Tutto sembrava familiare e nuovo nello stesso tempo. Tutto era così diverso. Diverso tranne...tranne una cosa: la musica. Si, la musica, quella cosa che, ora ricordava, quella cosa che era stata, nella gioia, la sua gioia, nel dolore, il suo dolore... era stata tutta, tutta la sua vita.
Non si sentiva triste, né per sè stesso, né per gli altri. Tutta quella libertà che la sua musica nascondeva e rivelava, tutta quella leggerezza, quell'allegria, quel lavoro, sudore, studio, desiderio, voglia, passione e sdegno, tutta la nostalgia e la tensione, tutto il riposo e il profondo e vero e sacro e sublime amore che la sua musica appena accennava... ora erano qui, rivelati e presenti e soprattutto semplici, semplice e purissima musica.
Potenza e sorpresa, vita e beatitudine della verità in un suono sublime. Quello che aveva sempre avuto nella testa e nel cuore e mai mai era riuscito a rendere suono, musica e armonia.
Incantevole! E incantato ne seguiva il filo, come un sentiero che si dipanava sotto i suoi passi. E lo seguiva come un bambino segue il volo del suo aquilone, con l'allegria e la spensieratezza di un gioco, gridando "Ancora! Ancora! Più in là...non fermarti...portami dove vuoi, portami con te".

Silenzio. Ad un tratto silenzio. Si fermò. Non era deluso, né stanco, né triste. Attesa. Era un attimo di attesa, certo, sicuro di un incontro, certo, sicuro di essere di lì a breve ancora sorpreso e felice.
Sarebbe stato capace comunque di aspettare all'infinito. Non gli importava, non se ne sarebbe lamentato per niente al mondo. Quell'attesa, quel silenzio erano pieni, colmi, densi del colore e del profumo di una certezza. Non avrebbe scambiato un secondo di quell'attesa con cento anni di soddisfazioni terrene. Ci sguazzava come un pesce nell'oceano. Se ne trastullava come un bambino in giostra. 'Ebbro di attesa' si sarebbe detto.
E ricordava un preludio, una fantasia che aveva scritto...'nooo...fesserie, niente di più lontano...' eppure, era stato come il suo primo balbettìo. Lontana eco di qualcosa che esisteva, ora, qui.
Era un fatto. Era lì. Attendeva. Silenzio.
Una voce, no, una musica, no, un fiume di gloria prese a sussurrare intorno a lui.

"Finalmente, qui. Sei arrivato. La mia gioia incontenibile hai fatto passare, come da un pertugio il fumo dell'incendio ha invaso la casa degli uomini. Ma l'incendio sono io e tu solo una fessura. Ché la tua arte non è stata che obbedienza alla mia voce. Quando il tuo cuore, il tuo povero cuore umano, si è lasciato andare a quella che chiamavi la tua passione aprendo anche solo un piccolo spiraglio, io ho esultato libero e sono passato. Sono passato dalle tue mani, dalla tua mente, dalle tue note e lì ho parlato. Con parole discrete, misurate... che se avessi sciolto il mio canto al mondo, il mondo intero e le galassie avrebbero rotto l'ordine e l'equilibrio, impazzendo di gioia. 
Ora potrai sentire da quali sorgenti la tua musica è sgorgata. Potrai inebriarti al profumo del giardino da cui è caduto il seme germogliato in armonia. La mia parola è canto. Il mio amore è sinfonico. La mia gioia è danza... continuerai a suonare, in eterno a parlare con me...lo vuoi?"

Silenzio. Non osava rispondere. Tutto questo per lui, per il povero 'lui' che era? Fu un momento. Ricompose in un istante tutta la sua musica, tutti gli studi, gli scherzi, le sonate e le sinfonie, le opere e le sacre armonie cantate e capì che era niente. Niente. Quello che il mondo intero avrebbe osannato per secoli, per secoli ascoltato in lacrime e purissima gioia umana... era niente, niente di suo.
Eppure come gli apparteneva! Tutto, fino all'ultima più piccola pausa, all'ultimo bemolle dell'ultimo pentagramma, all'incompiuto sonoro dolore di quella nota che non riusciva a trovare. Tutto aveva bevuto e donato al mondo intero.
"E come potrei non volerlo, mia gioia e felicità in compimento? Per sempre...sì"
"Allora vieni a liberare la tua musica e rallegrati per sempre... vieni Amadeus"


2 commenti:

Mirella ha detto...

Bello bello bello.

gloria ha detto...

grazie Mirella! Sono contenta che ti piaccia, tutto è nato da un ascolto commosso della sua musica....Amadeus mi commuove sempre...sempre