Maestri
Il film è tratto da un pezzo teatrale ed è stato costruito con una tecnica particolare: l'azione si svolge dalle sette alle nove di sera e il regista voleva che le riprese fossero effettuate in tempo reale.
Hitchcock ne parla nella famosa intervista con Truffaut, però lo considerava un film 'pasticciato' dal punto di vista tecnico. Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni, ma io vedo solo l'opera di un uomo geniale e creativo.
Non so cosa serva per essere geniali, sicuramente per essere creativi servono degli ostacoli, e Hitch se li è andati a cercare tutti lavorando letteralmente contro sè stesso e il suo modo consueto di intendere il cinema.
Unico film fino allora interamente girato senza interruzioni di ripresa. Queste alcune delle sfide per il regista: niente spezzoni da poter girare in libertà e poi mettere in ordine in fase di montaggio, cambi di luce necessari, primi esperimenti con il colore e bobine di pellicola che finiscono mentre stai ancora girando.
Come ti risolve 'quel gran genio del mio amico' Alfred?
Monta il film prima ancora di girarlo, compresi i movimenti di macchina e quelli degli attori, prepara uno scenario curato al millimetro che comprenda anche il cambio lento di luce, ogni volta che sta per finire la bobina fa una inquadratura ravvicinata sull'abito di uno dei personaggi e da lì riprende all'inizio della bobina successiva. Il risultato che vediamo noi, ignari di tutte le impalcature nascoste, è un film dalle caratteristiche uniche.
Adesso che ho osato contraddire sir Alfred, senza vergogna oserò paragonare questo film a 'L'attimo fuggente'.
Non è temerarietà...è proprio sfacciataggine, ma chi se ne frega...
Allora: come nel tanto lodato attimo che fugge, anche qui si arriva al limite estremo della morte, anche qui c'è un professore affascinante che plasma i cervelli e i cuori dei suoi discepoli, ma, a differenza del pur bravo Williams, qui James Stewart interpreta un uomo che si rende conto di che razza di bombardamento può causare un insegnante vanesio e, udite udite...non giustifica i propri errori.
Va da sè che preferisco quest'ultimo al professor Keating scalatore di...banchi, almeno qui non si cerca di spargere il fumo della teoria pur di nascondere la tragica e testarda realtà.
Non si scherza. Con le vite degli altri non si scherza e un maestro questo dovrebbe saperlo bene.
Non male come suggerimento da un film, vero?!
P.S. attenzione: nel video che ho caricato appaiono le ultime scene del film, per chi non conosce la storia e preferisse vedere tutto dall'inizio suggerisco prima la visione completa.
fatti per volare
Mi hanno chiesto perchè non piango dopo cinque anni di imparare e di conoscersi insieme.
Allora... adesso che ci siamo già salutati, adesso rispondo.
Punto primo, e ultimo: la vostra maestra - ragazzi - di ragazzi ne ha visti un sacco, e in ogni sacco c'era un tesoro diverso; semi che sono stati messi a dimora, alcuni nella terra buona, altri tra i sassi...come raccontava un mio amico. Lacrime asciugate e alcune lasciate scorrere per terra, risate contagiose e argentine, altre sciocche e inutili. Occhi attenti, curiosi, vivaci, altri stanchi e annoiati.
A volte la vostra maestra ha sofferto, a volte è stata contentissima come a Natale davanti ad un regalo inatteso, spesso ha conosciuto lo stupore di una scoperta antica tra le mani di un piccolino...segni che diventavano suoni e parole...la magia delle parole scritte e dette, e vi assicuro, è una vera magia! Una maestra ha delle gioie e dei dispiaceri, come tutti.
Però il dispiacere più grande, quello che la lascia sempre con il cuore per strada in una notte di pioggia, è vedere un bambino che non vuole crescere, non perchè non vuole diventare grande, ma perchè grande si crede già. Sai, uno di quei bambini che qualsiasi cosa gli dici è come se non fosse per loro, come se il tempo non avesse niente in serbo per loro, nessuna gioia di scoprire, nessuna voglia di sorprese. Sono bambini che hanno paura, in genere circondati da adulti terrorizzati, che vorrebbero conservarli in naftalina, preservarli dal sacrificio e dalla fatica...preservarli dalla vita insomma.
Grandi - grandi?- che impediscono la gioia di ogni conquista, che nascondono ai piccoli il gusto dolce-amaro delle sfide.
Questi loro bambini vivono circondati da barriere, barricate di difesa contro tutti i possibili schiaffi della vita...alcuni dicono che così si difende il futuro, in verità non vogliono rogne, e forse c'è anche da capirli, il rischio di tirar su degli uomini può sembrare roba adatta solo a super-eroi. Ma così i loro bambini soffocano.
Forse hanno tutto...ma soffocano, sempre malatini e saputelli, così impauriti di fronte all'imprevisto di una faccia diversa, di un fatto non programmato...di un amico che non è come vogliono loro, di un mondo che non funziona secondo i loro piani, dove una zanzara diventa un mostro. Condannati al lamento e forse anche alla solitudine.
Ecco, sono questi i dispiaceri della vostra maestra. Ma voi siete fatti per volare, sono pronta ad affrontare il rischio di una vostra aluccia rotta, di uno smacco che brucia, sono pronta a sentirmi dire che sono senza cuore o troppo distratta e debole, che non ascolto i piagnistei ma... non voglio, per niente al mondo voglio fermare il vostro volo... e così se vi vedo spiccare il salto, anche con delle goffe rincorse, sbattendo le ali senza stile o pericolosamente inclinati alla prima brezza...tratterrò il respiro, mi darò i pugni in testa per tutti gli errori fatti ma...no, non piangerò perchè voi siete fatti per volare.
Grazie per avermi insegnato ancora qualcosa della vita...speriamo che mi promuovete...
E le lacrime...lasciamole a chi ha paura di soffrire per qualcosa di grande come la normalità della vita.
Autunno
Dopo il tempo e lo spazio occupati dall'altrui, era finalmente arrivata la stagione egoista.
Dopo un'eternità era tornata ad accorgersi di sé.
Non erano i vestiti, né il rossetto, era la gioia di sapersi ancora unica. Ancora? No, improvvisamente, solo allora, per la prima volta nella vita: unica.
E come le foglie prendono i colori piú accesi e restituiscono al sole la gioia accumulata nell'estate, come le colline si incendiano per un ultimo inno alla vita, cosí lei si apriva in un nuovo canto, libera di sentire sé stessa a dispetto del tempo, dentro il tempo.
Aveva lasciato dietro di sé le fatiche dei falsi legámi, si permetteva il lusso di sorridere al pensiero della gelosia o di altra zavorra sentimentale che ammorba la vita in comune. Assaporava la tranquillità della solitudine, e neanche aveva smesso di imparare dalla compagnia della gente.
Camminando per un sentiero pieno di foglie si sorprese di quello strano egoismo che si rallegra di sé. In questa allegria si accorse di avere scoperto, di schianto, come il vero donarsi, il totale consegnarsi, sia fatto di stupore per quel che siamo.
Nessun calcolo, non piú, nessuna maschera ai limiti...gli anni c'erano tutti, le rughe, la fatica, il brutto carattere anche, ma che gioia, che calma sapersi unici! Che leggerezza e noncuranza in questo lasciare che le tue foglie si stacchino tutte, ad una ad una, regalandosi alla terra, buona o cattiva che sia.
E se ne uscí con un pensiero quasi blasfemo ma cosí meravigliosamente abbandonato all'eterno: che solo gli egoisti veri sanno donarsi totalmente. Eh sí, perché nulla importa loro di piú che essere amati cosí, solo per sé stessi, fino a liberarsi di tutto come alberi spogli. Che vita! Ecco il tempo dell'umano coraggio che sfida l'Amore ad essere tenero e vero davanti alla propria nudità.
Donne, per nulla al mondo perdetevi l'autunno...e mettetevi il bikini se vi piace!
Technorati Tags: tempo, autunno, alberi, età.
Asilo nido
Ieri ho fatto una gita nel paese dei balocchi. No, non quello pericoloso di Lucignolo e Pinocchio! La casa dei bambini, piccolissimi.
Un nido costruito da tre o quattro giovani famiglie. Mai nome e' sembrato piu' appropriato: "nido". Si sono costruiti il nido come fanno le rondini, una pagliuzza per volta.
Mi accompagna un papa' con tre dei suoi bimbi. Corrono su per le scale con la faccia e l'allegria di chi ti porta ad una festa a sorpresa. Carlo, sei anni, con l'orgoglio del piu' grande mi introduce dicendo: - questo l'abbiamo fatto tutto noi-
Le altre due paperelle, che hanno praticamente imparato ieri a parlare, gli fanno eco -e' nostro, l'abbiamo fatto noi...-
Adesso mi fermo un attimo e considero: non e' che di bambini non ne so proprio niente...di bambini che imitano i grandi ne ho visti a vagonate, anzi...i bambini non potrebbero vivere ne' crescere se non potessero imitare i grandi...ma un bambino che fa un disegno e te lo regala ti da' qualcosa di suo, opera sua, viene da te e ti mostra quello che ha saputo fare con gli strumenti che gli hai dato...frutto del suo lavoro da piccolo uomo, della sua liberta' in azione, una roba che fa tremare i polsi a Dio in persona. E' per questo che ho i cassetti pieni di disegni e scarabocchi...sono come i ponti dei costruttori di domani.
Bene...quei tre bambini non mi facevano vedere un disegno, mi mostravano un'opera costruita da loro, avevano la faccia da imprenditori!! E uso il termine nella sua forma piu' nobile: costruttori di cattedrali. Sono esagerata?
Allora c'e' da considerare anche questo: raramente un bambino usa il "noi" parlando di se'...un bambino e' egocentrico per natura, e la natura s quello che fa. Ecco dietro quel "l'abbiamo fatto...noi..." c'era l'immagine di un gruppo di mamme e papa' al lavoro con i propri bimbi, a dipingere le pareti, montare i mobili, zappare il giardinetto, cucire le tende...tirare su una cattedrale insomma...insieme. E allora sai che tuo figlio potra' imparare a costruire ponti e cambiare il modo non perche' gli avrai scelto le migliori scuole d'impresa, ma perche' ti ha visto costruire la vostra casa, con sacrificio, sbagli e allegria, perche' gli hai detto "fai con me che mi fido", perche' magari non la carne tutti i giorni e...quei risparmi per l'auto nuova...meglio per costruirgli la scuola, ti sapra' non dormire di notte perche' non sai se potrai dare lo stipendio alla maestra, che per ogni euro in busta paga allo stato gliene versi due...mentre allo stato gli fai un piacere, che di nidi ce n'e' bisogno come il pane.
Cosi' a sei anni conosce gia' il significato della parola "noi": costruiamo insieme e quello che serve a noi e' un bene per tutti, si chiama condivisione. Roba da rivoluzionari in una Italia dove se ti viene un'idea che puo' servire a tutti la devi pagare con lacrime e sangue, perche' quelli senza idee sono strani e invidiosi, hanno un solo chiodo fisso: se hai iniziativa sei un ladro.
Va bene, la smetto con le polemiche, hai ragione Maria Chiara, hai ragione Teresina, hai ragione Carlo...il vostro asilo e' il gioco piu' bello che avete fatto con mamma e papa'...e gli amici, e il parroco che non vuole un centesimo e ha la faccia entusiasta di chi vede crescere una pianta nel suo giardino, una pianta da dove si sente gia'arrivare il baccano delle ultime covate e questo gli basta per dare gloria a Dio.
http://www.piccolosicomoro.it/ /a>/a>
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Accudire
Non ci sono dubbi, oggi pensavo che non ci sono dubbi: l'unica cosa che ci puo' mettere in pace e' solo l'amore. Non quello "detto", che oggi troppo spesso diciamo "amore" e non sappiamo che cavolo diciamo. No, dell'amore in azione parlo, intendo quello che sta zitto ma agisce...o meglio: "e'"
Ma non e' ancora chiaro...infatti sono pallosissime definizioni, occorre un fatto.
Ore quattordici, sono in cucina, che si fa in cucina a quell'ora? Si mette a posto, si "rassetta", termine usato nei vecchi libri di lettura o nell'analisi grammaticale: " esercizio - la mamma rassettava la cucina...eccetera eccetera".
Qualcuno passa, si fa un panino e...lascia tranquillamente tutto in giro, briciole comprese. Mi assale un moto non propriamente amichevole "ma accidenti, avevo quasi finito!" e nella testa inizia uno strano comizio sindacale.
Inizia...ma per fortuna non prosegue: guardo quelle briciole, il coltello in bilico sul ripiano, il sacchetto del pane e le varie ciotole da lavare... segni inequivocabili della presenza di chi amo, e subito il sindacalista scende dal palco, si accende un sorriso e mi si apre il cuore: ci sei. E cosa sara' mai amarti se non occuparmi di te? Cosa sara' mai occuparmi di te se non condividere le fantastiche briciole della vita? Cosa sara' mai amarti se non essere felice della tua presenza? Cosa sara' mai la tua presenza se non uno spazio che tu occupi in quello che credevo il mio, solitario e triste? Non chiedo altro che accudire la casa che noi abitiamo, perche' qui si risolve la mia vita, qui ha un senso la parola "amore", anche quando la partita si fa piu' dura e non sono solo briciole di pane. Ma sai che ti dico? Che anche di fronte alle briciole di pane voglio poter dire "ti amo" come spero di poterlo dire nell'ultimo istante della vita. Il "per sempre" e' adesso o non inizia mai, il "per sempre" e' una grande consolazione per gli amanti, una grande promessa che sfida l'impossibile, che sfida le briciole impertinenti.
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Buona Pasqua
Senza catene, stare insieme a te...
Papa' ha deciso che basta, aveva voglia di andare. Basta, qui aveva finito il suo compito. Ma non e' mica andato via da solo...no. Non se n'e' andato sbattendo la porta: aspettava, semplicemente chiedeva ed aspettava. Mi viene in mente l'immagine di un bambino, seduto per terra, che tende le mani verso sua madre, voleva essere preso, con lo stesso sguardo, con la stessa aspettativa. Ed e' strano ripensare agli ultimi giorni, i piu' duri, eppure cosi' pieni di una dolcezza che non gli ho mai riconosciuto: "ho detto a tua madre che non l'ho mai amata come adesso, a 90 anni"...i continui "grazie" a tutti, alle infermiere, alla badante, a sua moglie, ai figli sempre distratti. Lui no, non era distratto, era fisso ormai in un punto, anche il suo guardare, piu' acuto.
Una vita con tuo padre, un tipo piuttosto ingombrante e difficile ma...tuo padre. Ora che non squilla piu' il telefono per richieste o raccomandazioni mi sembra cosa strana. Cosa strana: ogni volta che ti penso, papa', mi scappa un sorriso. Una tenerezza che sembrava impossibile. Frasi come "non cambiera' mai" erano ormai scontate, ed ecco il grande cambiamento, perche' lo so che mica te ne sei andato, hai solo dimostrato a tutti noi e al nostro cinismo, che hai saputo cambiare, che cambiare si puo'. Fino all'ultimo istante e anche dentro quell'istante, quello del Grande Cambiamento. E adesso sei sempre con me, dove volevi stare, senza catene sempre insieme a me.
Ciao papa', che facciamo oggi?
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