Furti e bisogni
La povera gente sfoggia raramente il poco oro che possiede. Lo conserva, per paura di sciuparlo, come si conserva un affetto profondo, con discrezione e rispetto.
Un anello d'oro è segno nel vero senso della parola: una cosa che rimanda e ne significa un'altra, più grande, preziosa, ineguagliabile. Per questo il valore dell'oggetto non è nel pregio del metallo, nemmeno nell'abilità dell'artigiano, il valore oltrepassa il segno.

Notte insonne, mi sono venuti a trovare pensieri e stati d'animo vari. Uno su tutti, il più insistente: tu sei l'essere umano più idiota della terra perchè avresti potuto non fidarti e mettere al sicuro le cose di mamma, prima di far entrare altra gente a vivere in casa. E' davvero da stupidi credere di essere meschini solo a pensare che qualcun altro, poveretto quanto te, ti possa fregare?
Il mondo non è certo un bel posto per i grulli. Ok, potrebbe finire qui. Ma io non ci sto.
Non mi rassegno che dall'esperienza l'unica cosa che si può imparare è il cinismo.
Prima non mi importava granchè della spilletta d'oro con le iniziali, dell'anellino, della catenina. Eh già... chiaro caso di confusione tra libertà e indifferenza.
La libertà dalle cose intendo, dall'attaccamento agli oggetti: meno possiedi, più sei libero. Vero, verissimo.

E' vero, quel che conta non è tolto, quello che conta è conservato in casseforti inviolabili.
Ma noi siamo facili al disorientamento, e i segni ci servono come ci serve il cartello stradale per arrivare a destinazione.
Ma se invece che turista del mondo uno si scopre ad essere a casa, tutto cambia. Anche mezzo orbo e claudicante ok, ma uno a casa sua si muove più a suo agio, liberamente...appunto.
Tutto rimane: la rabbia, la vergogna, il dispiacere... ma non il bisogno.
E io di cosa ho davvero bisogno per vivere e amare? Forse è proprio questa la domanda che spalanca la finestra di casa mia perchè possa entrare un po' d'aria libera.
...in ciel arder le stelle...
Non so com'è ma alzo la testa e mi affaccio al cielo, le stelle. Non molte a dire la verità, giusto quelle consentite dalla elettricità cittadina e dal ritaglio di cobalto fra i tetti.
Stelle.
Piccole e ammiccanti.
Forse, a suo modo, un milanese può comprendere per un infinitesimo di secondo la sorpresa che potrebbe aver avuto il primo uomo che le ha guardate un po' bene.
Lasciarsi catturare dalle stelle qui è una rarità.
Perciò quando succede può somigliare a qualcosa di nuovo.
Possibile che scopriamo anche noi di non aver ancora annullato, come il biglietto del tram, la nostra umanità.
La stanchezza a volte è generosa, non lascia scampo a pensieri superflui, o trova il suo riposo o lascia perdere, che tanto di Leopardi ce ne basta uno... quello vero. A noi milanesi piace mica tanto scimmiottare i poeti. Bauscia e ganasa sì, ma qui si preferisce esserlo senza tanta letteratura.
Solo un contraccolpo, forse lieve, ma sincero, mi ha fermata con il naso in su e le chiavi mezze infilate nel cancello di casa.
Come devono aver guardato le stelle Abramo, gli Atzechi, Ulisse, Dante oppure lo stesso Giacomo?
Forse un po' lo so. E, senza paura di essere presuntuosa, proprio per quel piccolo contraccolpo.
Ho provato a guardare lasciando perdere quel poco che già so su stelle, pianeti e compagnia bella, e cosa è venuto fuori?
"Mistero" è la parola.
Però è strano. E' proprio strano perchè se guardo le stelle pensando a quello che già so l'impressione è quella di timbrare il famoso biglietto e... ciao, fine della storia, eccomi di nuovo sul tram in questo viaggio solitario nella mia stanchezza.
Mentre subito dopo aver pronunciato quella parola un po' fuori moda, Mistero, ecco che mi ritrovo a fare un viaggio in compagnia.
Insomma non è che sapere già tutto e avere in mano la definizione delle cose ti rende più sicuro e meno solo e bello riposato.
Sai cosa ti dico? Azzardo: la vera possibilità di risposta alla tua solitudine è lì, nello spazio che lasci al mistero che c'è dentro a tutte le cose.
C'è qualcuno, qualcosa che ti fa l'occhiolino e... cribbio... mica ti lascia tranquillo a guardarti l'ombelico nella tua olimpica e solitaria stanchezza!
Mah... di più non mi viene, Leopardi, Dante e Abramo e soci l'hanno detto meglio, io mi accontento di dare loro ragione, e poi sono stanca morta... ma vado a dormire in buona compagnia.... che dici?!
nottenotte
Buon Natale
Charles, bring us home!
I want you all to rise from your seats now please and join us!
Come on now! Here we go!
Well now, this little light of mine, yeah I'm gonna let it shine
Well now, this little light of mine, yeah I'm gonna let it shine
Well now, this little light of mine, yeah I'm gonna let it shine
Every day (every day), every day (every day) Every day (every day),
every day (every day) Every day (every day), every day (every day)
Gonna let my little light shine
Well jesus gave me light (Jesus gave me light),
I'm gonna let it shine (I'm gonna let it shine)
Well now Jesus gave me light (Jesus gave me light),
and I'm gonna let it shine (I'm gonna let it shine)
Well now Jesus gave me light (Jesus gave me light),
I'm gonna let it shine Every day (every day),
every day (every day) Every day (every day),
every day (every day) Every day (every day),
every day (every day) I'm gonna let my little light shine
la vera resistenza
Mi attrezzo per resistere alla melma che invade, all'insulto gratuito, al grido arrogante che si sente 'in diritto'.
Alla pericolosa, terribile, oscena mancanza di educazione, dove 'educazione' corrisponde alla parola 'umanità'.
Non faccio esempi, ognuno sa quello a cui mi riferisco, ognuno può vedere intorno a sè il buio e l'orrore di quello che una voce ben più grande della mia ha chiamato 'banalità del male'
Bene, stasera la mia barricata è Bach, la mia bandiera da piantare è fatta di bellezza e silenzio, di musica, attesa e ascolto.
E non l'attesa passiva di chi non ha altro da fare. No. Quella delle sentinelle, dell'amante, del bambino.
Mi oppongo, stasera mi oppongo all'orrore con la bellezza, all'insulto con il perdono, all'ignoranza con l'ascolto e la curiosità.
Accendo una candela.
E attendo il mattino.
Chi vuol farmi compagnia?
lasciarsi amare
Stasera, come tutte le sere da un po' di tempo a questa parte preparo mia mamma per la notte. Nel senso che la faccio mangiare, la porto in bagno, la cambio e le dò le medicine.
Niente di straordinario, quanta gente lo fa?!
Il fatto è che mia madre fino a due mesi fa se la cavava in tutto orgogliosamente da sola, orgogliosamente mai avuto bisogno del dottore, orgogliosamente mai stata in ospedale tranne che per partorire. Sarebbe stata felice di iscriversi al guinnes dei primati come piccola nonna bionica. E dire orgogliosamente, per chi la conosce, è usare il termine nel suo pieno e soddisfacente significato.
Ora assisto, stupita, al piegarsi di questa donnina di ferro, al lasciarsi portare dove non avrebbe mai voluto, in una vera immersione di umiltà.
La sua fatica non è tanto nel passo incerto, nel cuore debole, nelle notti insonni. La sua fatica è lasciarsi cambiare il pannolone da sua figlia, farsi vedere in tutta la sua piccolezza.
Stasera mi ha chiesto scusa e lì ho capito che non ci sarebbero state parole adatte a convincerla del mio bene, del fatto che io ne sia capace, semplicemente perchè io non sono capace. Lì ho capito che l'unica cosa vera da dire è una richiesta: "mi permetti di volerti bene? Adesso, qui..."
Noi non siamo capaci di amare...ma ancora più difficile è lasciare che qualcuno ci ami, perchè non è amore vero quello che non arriva a vederci nudi, indifesi e vergognosamente meschini.
Ok, allora stasera che ho chiesto il permesso di amare, stasera desidero a mia volta concedere a qualcuno il permesso di amarmi.
E chi mi dice che la vecchiaia è inutile... vada a raccontar barzellette a qualcun altro please.
Buona notte
essere buoni
Che so... mollare il comodo e andare dall'altra parte del mondo per condividere un soffrire, salvare una vita, addirittura morire al posto di qualcuno...
purchè sia davvero gratuita, questa è la categoria della grande, immensa bontà.
Sempre ammirevole, notevole, lodevole, certo.
Ma... sai che cosa c'è? C'è che dopo un momento me la scordo. Non lo faccio apposta, mi riempie di ammirazione, davvero. Ma poi me la scordo forse perchè non sono io a dire 'grazie', non sembra roba per me.
Poi c'è quella bontà che si nasconde, sembra cosa banalmente 'dovuta'. La bontà infrasettimanale, quella dei giorni di pioggia nel traffico delle cose da fare. E quella, proprio quella lì che, non dico un trafiletto di due righe sul giornaletto di quartiere, ma neanche un 'grazie' striminzito ti viene; perchè a tutti verrebbe da dire "che roba eccezionale sarebbe?! Ha fatto il suo dovere!" perciò lo diresti anche tu.
Comunque quando sei lì nella sala d'aspetto del dottore, piena di gente arrabbiata, sei lì che non hai neanche preso l'appuntamento e ti senti come un bandito che fa l'attentato alla tranquillità e al diritto altrui. E sei proprio preoccupato di non poter avere in tempo la tua ricetta perchè sono quasi le sette e la farmacia chiude. E non frega niente a nessuno che è una medicina salvavita, che se tua madre non la prende entro una certa ora ti senti un assassino.
Quando sei lì, dicevo, e non sai cosa fare... ti si accende la lampadina : "vado dal farmacista e mendico spudoratamente. Accada quel che accada"
"Non si preoccupi, torni dal medico, e se non fa in tempo a farle la ricetta entro le sette e mezza, venga che le lascio il farmaco, poi vediamo domani"
Entri dal medico in "zona Cesarini", quello va un po' lento ma scrive tutto. Tutte le venti ricette che ti ha lasciato l'ospedale. Esci con l'affanno, le sette e mezza sono passate da un minuto, corri senza troppe illusioni e... trovi il farmacista che è lì ad aspettarti. Non ha chiuso, è lì. Non se n'è fregato, avrebbe potuto, ma non l'ha fatto.
Sono uscita grata come un pischello africano con la sua ciotola di riso. Ecco, il farmacista ha fatto il suo dovere sì, ma aggiungendo un minuto in più. Ed è per quel minuto, piccolo e insignificante, che posso dire di aver incontrato un uomo buono stasera, oggi.
Adesso sono curiosa di sapere chi sarà quello che incontrerò domani.
Tunnel
Imprechi contro te e contro il mondo e l'universo intero, ti commiseri. Oppure ti distrai fischiettando, come non fossi lì, non sei tu, ti butti nel sogno, cerchi di distrarre il nemico con uno scarto di fantasia.
Non funziona a lungo, dipende dalla tua resistenza ai cinque sensi, ma per quel che dura...fai che ti accontenti.
Ma non ti accontenti.
E riparte la fatica.
A volte succede che la vita abbia questo aspetto. Non si ride sempre...per fortuna direi.
A volte una risata o una mezza parola di bontà a buon mercato sono come sputo in faccia a un moribondo.
Cosa mi è successo?
Vita.
Mi succede la vita. La vita di tutti. Con le sue fatiche, i suoi schiaffi e il suo fascino. Niente di strano, niente di diverso da quello che succede a tutti.
C'è che però al disagio non ci si fa l'abitudine...per fortuna direi.
C'è che non mi rassegno al tunnel.
Non so perchè. Forse è ribellione.
Sarà che tua madre si sta consumando da più di un mese in ospedale, sarà che tu ti senti impotente e imbecille in ogni cosa che fai...sarà, sarà...saranno quelle facce che arrivano dal di là del mare, e anche quelli che non arrivano perchè sono morti nel viaggio. Saranno quei bambini che piangono nel fango, dopo il tifone dei tifoni, dall'altra parte del mondo, e saranno anche quelli che non piangono più e ti guardano lo stesso.
Saranno quei letti sfatti dove altre bambine, così vicine a te, sono state violate, consumate, stracciate, vendute, comprate dalle loro stesse madri.
Tunnel. Buio senza risposta?
No.
Io mi ribello.
Ma se al fondo di questa notte ci fosse una lucina? Sì, come quella famosa di Pollicino? Una porta che si apre, piccola, laggiù in fondo. Lontana, sì, ma che c'è. Ne basta una piccola per farti certo che non è il buio a vincere.
Favole?
E allora?!
Io non credo alle favole, credo al mio cuore che grida anche nelle favole. Grida e non vuole che tutto sia finito lì. Io cerco di farlo star zitto. Giuro. Ci provo.
Ma se tutto finisce con il pianto di un bambino, con la mano di una madre che ti lascia piano piano, se tutto finisce con la mia impotenza...bè...io domattina perchè devo alzarmi?
Ma se la casa c'è allora tutto il dolore del mondo, tutto, ma proprio tutto, è spazzato via, e i bambini rimangono bambini, vivi, innocenti, intatti. E tua madre non ti lascia più e tu...chissenefrega che non sei capace, la cosa che vale è che ci sei. Punto.
La giustizia del mondo è una casa piena di luce, da raggiungere e da abitare. Insieme.
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