le pallottole di quegli anni
Mario Calabresi 'Spingendo la notte più in là'. Bravo giornalista il Mario Calabresi, figlio di un bravo commissario, morto ammazzato.
Sto ripassando da quegli anni, quando Milano, la mia Milano da ragazzina, era la città grigia nelle cui strade grigie, grigi ragazzini giocavano a fare la guerra.
Gli anni '70 a Milano, io crescevo a ritmo di marcia, minacce politiche sui muri, cantilene urlate nei cortei, ostinate quanto surreali certezze dichiarate dal piombo dei giornali... perchè anche l'inchiostro dei giornali, quasi tutti, puzzava della stessa violenza delle pallottole.
Ragazzini, compagni di scuola che dichiaravano con sprezzante e idiota spavalderia il possesso di spranghe e pistole, pensando di poterti conquistare all'idea.
Ricordo una risposta: 'Idiota, non sai neanche inventarti parole tue, devi farti imboccare il cervello da altri'.
Cosa ne potevo ricevere se non l'etichetta di 'Fascista'? Curiosa situazione: mio nonno contava orgoglioso i bicchieri di olio di ricino a cui l'avevano costretto, il suo che conservava ancora nel baule la camicia nera!
'Fascista' è diventata una parola vuota: masticata, disossata e spolpata proprio da chi voleva farci la lezione.
Comunque a Milano, in certi giorni, per certe strade non ci potevi passare.
Ricordo quella mattina, a studiare a casa di Rosella... 'mamma, sto arrivando'.
Per fare quattro chilometri ... mezza giornata di tram, e dal fondo del viale vedi alzarsi il fumo grigio, senti le sirene dei celerini... no, sono ambulanze. Mica c'erano i cellulari!
Torno a casa alle quattro e trovo una madre angosciata... 'si sono ammazzati ancora, e tu dov'eri?'
Giornalisti che sputavano sentenze sopra comode e ben pagate firme. Mentre ragazzini a mano armata mettevano in pratica le teorie di quegli irresponsabili borghesi, alla corte di Mangiafuoco.
Crescere in quegli anni volendo mantenere il cervello libero voleva dire essere fortunati. Essere fortunati in quegli anni voleva dire trovare maestri di vita, liberi e capaci di chiamare le cose con il loro nome, e soprattutto disposti a giocarci la faccia.
Un pensiero lo ricordo bene, una domanda ostinata, un desiderio che avrei scritto sui muri, sì, anch'io... sui muri: 'cosa è bene e cosa è male? cos'è la verità? cosa la giustizia, l'amore, la vita vera?'
E ti accorgevi che solo queste erano le vere pallottole da sparare.
La Revolution è il desiderio del cuore e della mente libera.
Un bel giorno ho incontrato chi mi ha presa sul serio, ed ho smesso di sentirmi un' extraterrestre in piazza del Duomo.
C'era e c'è ancora chi si tira fuori dal gioco vomitando la sua cinica saggezza sulle domande dell'adolescenza, c'era e c'è ancora chi le usa per piombare la vita di altri uomini... ma forse, certo, perchè non ha il coraggio di vivere la propria.
Milano anni '70, la mia città.
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