Monet e Branduardi

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Monet, i suoi giardini, gli stagni e le ninfee... ha cantato a lungo e si è fatto perdonare... e io come posso farmi perdonare?

Cerco la mia ombra... cara pulce me la rendi per favore?

Politica? Non ne so niente... ma

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Non so parlare di certe cose ma c''è nell'aria qualcosa di intossicante, che ferma il respiro in gola, una nebbia grigia che impedisce di guardarsi in faccia. Eppure io sono ancora io, noi siamo ancora noi.
Mattina, caffè alla macchinetta, conversazione fra colleghi... politica... partono le parole, come proiettili, altri si uniscono al gruppo, le raffiche continuano, su tutti i fronti. Per qualche istante non riconosco più le persone che mi lavorano a fianco, arrivano anche gli insulti, qualcosa di personale... e ti chiedi cosa sta succedendo.
Qualcuno la chiama 'politica' ma io non ci sto, così non ci sto, non ci credo.
Qualcuno, tanti anni fa mi ha parlato di uomini all'inizio della nostra storia, uomini che ci credevano, credevano in una cosa nobile e faticosa, anche pericolosa, una preoccupazione che li ha resi grandi, non 'perfetti' ma  grandi. Si occupavano della 'cosa pubblica', si preoccupavano del 'bene comune', lottavano, sbagliavano, disfando e rifacendo ma sempre alle prese con grandi desideri che si chiamano giustizia,  verità... umanità... hanno costruito filosofie come si costruiscono cattedrali. Sangue se n'è visto, certo, non erano migliori di noi, il fatto è che siamo noi a crederci migliori mentre non abbiamo più neanche lo straccio di un desiderio.
Cosa ne abbiamo fatto della politica? Nani e ballerine? Ma soprattutto istinto e livore?
Caro amico, non mi interessa per chi voti, mi interessa cosa ti sta a cuore... mi interessi tu.


ciao ciao

Sonnambuli

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La mia città dorme questa notte
dorme
lontano sopra i tetti
qualche gatto
sorride alla luna
mentre
il silenzio
si pettina
dietro la mia porta
non credevo
di aspettarti
eppure
con occhi chiari
mi hai chiamata
mentre la mia città
dormiva
adesso passeggio
a piedi scalzi
dondolando
tra le tegole sconnesse
ma non ho paura
che strano
di cadere.
Dormi adesso e sogna
la mia città che dorme
adesso lo so
e ti aspetto.

Giusto perchè uno fa fatica a dormire e pensa di essere in buona compagnia...
Buona notte a tutti i gatti randagi come me:)

Il ciliegio giapponese

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Sakura! Sakura!                                 
Yayoi no sora wa.
Miwatatsu kagiri
kasumi ka? Kumo ka?
Nioi zo izuru
isaia isaia
miniiuka n

E' il canto del ciliegio in fiore, me l'ha insegnato la mia amica Sako di Hiroshima... spero si scriva così... ma in effetti vorrei trovare chi è capace di correggermi:)

sayonara sayonara!

Primavera

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Gentile omaggio e tenerissimo a tutti quelli che hanno sofferto per un lungo e freddo inverno. Che tutte le gemme dei vostri desideri possano diventare bellissimi e profumatissimi fiori!


Miti: Cassiopea

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"Nell'antica città di Joppa viveva un tempo la bellissima regina etiope di nome Cassiopea, sposa del re Cefeo. La regina era consapevole della sua bellezza, e ne andava orgogliosa. Ma non basta, nella reggia viveva anche Andromeda, la principessa bella quanto e forse più della madre.
Un giorno la regina, al colmo della vanità, oltrepassò il limite e, guardando la bella figlia esclamò: 'non ce n'è per nessuno, quelle smorfiose delle ninfe marine hanno da correre prima di arrivare alla nostra bellezza!!'
Purtroppo non aveva fatto i conti con il padre delle creature che aveva disprezzato: Poseidone, il dio dei mari in persona!
Gli dei non erano tanto teneri, passionali e vendicativi non andavano tanto per il sottile quando dovevano dire la loro, e anche Poseidone disse la sua: inviò il mostro Ceto, la balena, a distruggere la città di Joppa.
Ma non finisce qui, il mostro si sarebbe placato solo se gli avessero sacrificato una bella fanciulla... e allora? Che bellezza potevano avere sottomano se non la povera Andromeda? Già non siamo certi che fosse proprio d'accordo con sua madre nel ritenersi poi così bella, a questo punto non doveva neppure essere molto felice della sua avvenenza se questo la portava ad una atroce morte e sicura.
Sta di fatto che la misera fu legata ad una roccia in mezzo al mare, pronta per essere sbranata... ma... ecco che arrivano i nostri, e i nostri sono più propriamente un 'nostro': giovane, prestante, coraggioso, impavido, borchiato e con una Harley Davidson da paura... cioè no, un cavallo alato. Il ragazzo che risponde al nome di Perseo si offrì per salvare la fanciulla e magari anche sposarsela come in tutte le favole che si rispettano..."

...ma il seguito un'altra volta.

Questo non è che un goffo e breve sunto di una sola delle mille leggende inventate dalla fantasiosa mente degli antichi greci, e tutta la loro ricca mitologia è narrata nelle stelle. Guardando le costellazioni potremo incontrare tutti gli dei e i personaggi delle leggende classiche, potremo viaggiare nel tempo, nello spazio, ma anche nella fantasia e stupirci più di tutto della mente dell'uomo capace di esplorare l'universo come una meravigliosa nave spaziale.


mosaico di immagini della costellazione di Cassiopea inviato a terra dal satellite Wise








ed ecco il disegno di Cassiopea tra altre costellazioni nel cielo di marzo, sopra il tetto di casa mia

Ventanas (Davide Van De Sfroos)

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Un poeta di lago



Vento di seconda mano,
alza la foglia ferma…
vento a cavallo dell’onda,
ogni peso lascia che affondi…

sbroglia tutta la matassa,
qualcosa prendi, qualcosa lascia…
tira tira dritto il filo
e poi lascia che si rilasci…

vento, vento con il passo furbo,
quello che voglio di meno tiramelo via di dosso
allarga il fiato e soffia in giro le stelle
lascia il tuo disegno sulla mia pelle…

tirami via la macchia
della mia paura
e cancella il passo
di quando gira l’ora…

porta via i sospiri
e dammi indietro i sorrisi
bacia la montagna
con i capelli grigi…

pulisci la mia faccia
pulisci la mia ombra
fammi una carezza
prima di andare via….

You've got a friend

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Quando sei a terra e pieno di guai
e hai bisogno di un po' di cura e amore
e niente va per il verso giusto
chiudi solo gli occhi e pensami
e subito sarò lì da te
a schiarire la tua notte scura
Chiamami e, lo sai, dovunque sia
verrò correndo per vederti ancora
Inverno, primavera, estate o autunno
tutto quello che devi fare è chiamarmi
e sarò lì,si, sarò lì
hai trovato un amico
Se il cielo sopra di te fosse scuro e pieno di nuvole
e quel vecchio e freddo vento del nord
iniziasse a soffiare
prendi fra le mani la tua povera testa
e chiamami forte
e presto sarò a bussare alla tua porta
devi solo chiamarmi e lo sai
ovunque io sia correrò da te per vederti ancora.
Inverno, primavera, estate o autunno
tutto quello che devi fare è chiamarmi
e sarò lì,si, sarò lì a dirti
hei, c'è niente di meglio
che sapere di aver trovato un amico?
La gente può essere così fredda
ti potranno ferire, ti potranno abbandonare
e portarti via l'anima
se tu glielo lasci fare
Ma tu non glielo lascerai fare.
Devi solo chiamarmi e io verrò
più veloce che posso per vederti ancora
hai trovato un amico in me.

(di Carole King cantata da James Taylor)

Prima di partire per un lungo viaggio

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Prima di partire per un viaggio una delle cose che faccio sempre è consultare Google maps,  ma la cosa che in assoluto mi piace di più è la possibilità di 'passeggiare' per le strade di una città sconosciuta con Street Vew. E questo lo faccio anche se non devo partire, anche solo per vedere quello che guardano gli occhi degli amici lontani, oppure per immaginarmi in viaggio.
Lasciamo perdere la curiosità di sapere come diavolo fanno dal punto di vista tecnico... si va bene sono tutte foto, ma mi piacerebbe incontrare gli omini che le scattano 'ste foto per vedere proprio in che modo si fa.
Ci sarebbe un inconveniente: e se nelle immagini ci scappa qualcosa di privato?
Ho trovato un filmatino divertente che risponde a questa domanda, non esaurisce proprio tutte le mie curiosità... ma è già qualcosa.

Paul Klee

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... e va bene a me piacciono così, mica tanto facili da capire, eppure belli da vedere...intendo i pittori e le loro opere!
Ieri mostra di Goya a Milano, lo conoscono tutti... e infatti erano tutti lì, guardare un quadro come se fossi in tram all'ora di punta non è propriamente un'esperienza tranquilla. Ma non facciamo gli snob! Vuol dire che l'arte serve come il pane.
Goya dicevo....bè non c'entra niente, adesso è Klee  che mi interessa.
Per la biografia e le immagini rimando come al solito con i link (legàmi...bella questa parola!)

Era anche musicista professionista, suonava il violino in un'orchestra, forse è per questo che nei titoli dei suoi quadri e negli elementi grafici stessi compare spesso il riferimento a questa arte
Quello che mi piace di Klee è non solo la fantasia e la giocosità nelle immagini e nella scelta dei colori, e non è che non fosse complicatino il ragazzo! Ma anche l'abilità tecnica di usare tutti i supporti e gli strumenti più strani, sperimentava come sperimenta un bambino, chi l'ha detto che il colore a olio debba per forza essere usato sulla tela? E l'acquerello? e la cera? e le matite? e la carta?
Come con i bambini, proprio, facciamo un po' di esperimenti con i colori, la carta velina usata come carta da collage su cartoncino nero, andiamo un po' in giro a giocare con il pastello a cera e le varie texture degli oggetti! Insomma non è che le regole non sono importanti ma dobbiamo provare a scoprirle noi per poterne apprezzare l'utilità.

Ecco il primo quadro si chiama 'Macchina per cinguettare'
va bene, c'è dietro anche una seriosissima interpretazione di cui non mi importa un granchè, quel che mi piace è l'ironia.
Questo invece è tra quelli che mi piacciono di più, perchè?
Mi ricorda un mio amico Grande che per spiegare l'Incarnazione faceva proprio un disegno simile a questo: la freccia in basso è il desiderio del cuore dell'uomo di felicità, bellezza, verità... e la freccia in alto è La Felicità, La Bellezza... che entra nel mondo come risposta. Insomma: la storia di un regalo!
Klee non ha detto questo? E allora? Non accettate mai la sorpresa di essere 'letti' da chi vi vuol bene? Esperienza da fare!!!
ciao, ciao

p.s. italiano totalmente sconclusionato... ma l'essenziale si capisce... spero.

Chissà se lo sai

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Ecco non si può dire niente, neanche una foto... solo ascoltare. Perciò sto zitta e basta.




ok, dopo reazioni a catena non posso stare zitta, ho il dubbio se togliere questo post...urge specificare che non ho più 15 anni da un pezzo e che mi piace la canzone... e basta? Non so il latino, me lo sono dimenticato ma credo che una frasetta qui ci stia bene "omnia munda mundi" (chiedo perdono per le desinenze) ...tutto è puro per i puri... si capisce? Allora, lo tolgo o no? Dichiaro aperto un amichevole e liberissimo sondaggio tra i miei...vediamo un po'....5 lettori.

la mia città

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Ci sono cose che sono belle nei tuoi occhi, e l'indifferenza degli altri non ti ferisce perchè sai che non sanno. Non sanno le strade, non sanno gli angoli, non sanno di quella risata, di quella chiacchierata durata tutta la notte lì, vedi? Lì a quell'angolo, con il tram che passava e ripassava, vuoto, fino a che non è ripassato più... e neanche lui. Non sanno di quella serata là  rimasta come un fermo immagine durato una vita, di quella finestra sempre illuminata.
Non sanno della mano del tuo nonno che ti guidava, a piedi, per strade indaffarate e ti spiegava 'qui ho conosciuto la tua nonna, là c'era la casa di ringhiera dove è nato tuo padre' e ti sembra di vederli ancora, sempre di corsa, sempre con la battuta sagace, quel dialetto un po' 'bauscia' e un po' cordiale, ruvidi ma capaci di amicizia, tra quelle case grigie, che quando c'è il sole sanno anche essere belle.
La mia città, non piace a molti, forse a nessuno. Ma ci sono segreti antichi anche qui, ben nascosti, quasi si vergognasse, perchè si vergogna, di essere sentimentale.
Devi andarteli a cercare gli angoli dove puoi sentire ancora l'eco di una voce calda, tra clacson assordanti e fretta e indifferenza, ma quando li hai trovati te li custodisci come perle.
E' difficile credere che dietro il muro della Breda, all'angolo del deposito dei tram, accanto all'officina o sotto gli uffici della Popolare si possa sentire qualcosa che assomiglia alla nostalgia... ma vi assicuro, la mia città è bella.

The book of love

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Geniale è chi sa dire meglio di tutti cose che sanno tutti, geniale è chi sa rendere nuova una cosa consueta, geniale è chi ti fa oltrepassare la soglia del banale entando nelle tue stanze, geniale è chi sa scoprire una briciola di bellezza anche in te, geniale è chi sa essere delicato e forte, duro, discreto e sfacciato... sempre al momento giusto.
Questo è il momento giusto per ascoltarsi Peter Gabriel



siete caldamente invitati a leggere le parole. La canzone è di un altro autore, ma come ha saputo renderla sua....!
ciao, ciao

big bang e dintorni

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Mix di immagini e parole per una spiegazione "elementare", mai sazi di risposte in questo viaggio affascinante.
In questa prima parte il testo non è mio ma tratto da un libro
"Stelle, galassie e misteri cosmici" di Jonathan Lindstrom Editoriale Scienza 



Per il testo della seconda parte ho studiato... spero di aver svolto bene il mio compito




Scienziati, maestri, uomini: non sono quelli che sanno tutto ma che desiderano imparare da tutto.

Ecco cosa mi ha detto Marco , il mio maestro scienziato amico:
"La scienza è bella perché come metodo conoscitivo "impone" l'umiltà. Ti devi "piegare" a capire il mondo secondo il linguaggio in cui esso è formulato. Tutte le grandi 'costruzioni' mentali che ti puoi fare non valgono un granello di vera e appassionata osservazione del reale. Devi farti da parte e guardare.
Pensa Galileo, il padre del metodo scientifico moderno, che si è messo a vedere come cadevano a terra gli oggetti... e prima di lui c'erano i grandi ragionamenti di Aristotele e gli altri a tenere banco (tanto ragionamento e poca osservazione... conducono facilmente all'errore), pensa che vera e silenziosa rivoluzione... arriva questo qui e guarda come cadono i sassolini a terra.."

Il violinista

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Quando suonava era un’altra persona, quando suonava non era che musica. Sbagliato: non era che anima e musica, cuore e musica, ragione e musica.
Strade bagnate, freddo, asfalto lucido e pozzanghere. Cielo grigio, muri grigi, grigie le facce dentro ai cappotti, ognuno infilato per la sua strada, a testa bassa, come su invisibili binari che non permettono perpendicolari di contatto. Gli incroci con altre vite, perfettamente regolati da un ordine di difesa. Era la città dei perfetti, la città dove il caso non aveva mai messo piede, la città della pioggia e del sole ad intervalli regolari, la città del previsto, la Città della Pace, come l’avevano chiamata.
Abitavano il luogo quelli che altrove dicevano “irregolari”, un recinto senza sbarre per chi aveva bisogno di “rieducazione all’esistenza”. Molto onesto, molto pulito, molto saggio da parte del governo.
Lui non sapeva da quanto tempo fosse lì, aveva perso il conto dei giorni, all’inizio l’aveva anche tenuto, aveva contato forse anche le ore, ma poi aveva deciso comunque di vivere e, per non morire, aveva capito che sarebbe stato meglio non resistere, rassegnarsi.
Aveva un violino, aveva dita lunghe, agili, eleganti. Non gli era stato permesso portare spartiti. Ridicola sicurezza di chi non sa cosa vuol dire musica: le note sono nel battere e levare del cuore, sono nel ritmo del respiro, sono nei sogni e nella veglia della mente prima di essere sulla carta, e dal cuore, dal fiato, dal pensiero dilagano in tutti i capillari.
Quando suonava lo spartito era sulla punta delle dita, quando suonava era in un altro luogo.
In un passato remoto aveva conosciuto una donna, la cosa che lo rattristava di più non era aver dimenticato il suo volto, quello che non lo lasciava in pace era il non saperne più la voce.
Gli aveva anche fatto del male, come solo un’amante distratta può fare, ma quello non contava più adesso. Ogni tanto la ricordava, senza amarezza, anzi, con un segreto sorriso. In quel ricordo trovava un po’ di quiete... chi l’avrebbe mai detto allora!
Quel giorno, come ogni giorno, faceva la sua strada regolare, prevista, malinconica. Aveva finito il suo lavoro, stava tornando a casa. Si sorprese a camminare secondo un ritmo calibrato, ogni tanto uno scarto, ma non ci stava male, pausa, ripresa. Veloce... allegro con brio. Tempi musicali assolutamente fuori luogo rispetto all’umore, come se a dettarli fosse qualcuno perfettamente estraneo a quella città, all’uomo che lui era, che era diventato.
Aveva fretta di tornare a casa per conoscere quella musica.
Gli avevano permesso di suonare, si capisce, ma in una stanza speciale, insonorizzata. Nessun fremito d’ala doveva sfuggire a quella gabbia. La musica è sempre stata pericolosa, ma è una forza della natura, una marea, un terremoto.
Rise di gusto a quel pensiero: comiche, meschine regole quelle che si illudono di cavalcare la tigre.
Gli avevano concesso di suonare, ma ad orari precisi. Non poteva permettersi di trasgredire, pena: sequestro dello strumento. Fine pena: mai.
La voglia di vivere è la cosa più prepotente della terra, la musica era la sua vita. L’ultimo tratto di strada: allegro moderato.
Le scale di corsa: vivace.
La custodia, il violino: fortissimo.
Pausa.
Respiro.
Lento moderato... la sua donna, il ricordo, la pace, un’altra vita. Largo maestoso.
C’era tutto: il dolore, la rabbia, l’amore e la passione, c’era la purezza e la trasgressione, c’era la scoperta del nemico e lo sberleffo. La rivincita della musica, la rivincita dell’umano.
E nel silenzio che seguì c’era la forza per sopportare un altro giorno.
Quando la mattina dopo aprì la porta per uscire niente faceva prevedere che sarebbe accaduto qualcosa, la calda consolazione di un imprevisto, l’aggressione compassionevole di un avvenimento.
Si portò sulla strada come tutti gli altri giorni, forse un po’ più leggero, ma non ci fece caso.
Stesso percorso, stesse facce, stesso orario. Tutto come previsto da un sistema perfetto.
La mente occupata in faccende banali, cose che aiutano la vita o che la abbattono... dipende. Scansare un passante distratto, cercare un appunto nella tasca, voltare un angolo: ecco, improvvisa, una stretta al braccio, una spinta violenta, quasi perdeva l’equilibrio. Un vicolo in ombra, un sussurro, due occhi chiari che puntano agli occhi.
“Io li conosco, quegli occhi li ho già visti, ti riconosco...”
“Papà, sono venuto a portarti via, si torna a casa”
“Ma ti hanno mandato loro?”
“No, sono qui per farti scappare, bisogna far presto...”
“Ma.. il violino...”
“Non c’è tempo da perdere”
Si guardarono un istante, possibile che quel figlio fosse venuto dal nulla? Possibile non ricordare? Ma fu un momento, tutto riaffiorò dal tempo sommerso fino a dilatarsi in un sorriso. Fu un attimo, poi si avviarono per la fuga... due profili simili, due vite legate da lontano, una pazzia che cominciava... ma questa è un’altra storia.

Amori

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Questa sera così fredda e buia, per le strade di questa città, siamo chiusi fuori dal cielo, senza neanche una stella a cui appendere lo sguardo e trovare la strada per uno spazio più aperto. Qui, in questa sera dicevo, qualcuno o qualcosa ha acceso il ricordo di un amore .... no, niente di romantico, non è musica per me... l'amore è una cosa troppo grande e bella per ridursi a diventare carta da cioccolatini!
Esistono amori che filtrano da tutte le parti, non ti accorgi quando iniziano e poi eccoli che, sottili e prepotenti, hanno già preso il posto loro nel posto più nascosto di te.
Chi si innamora anche di una piuma, di una goccia d'acqua, di un fiato di vento, chi si appassiona di un solo movimento musicale, di un tratto di pennello, di un gesto fugace, chi non può staccare gli occhi da un volto che scivola dietro i vetri di un autobus... questi possono capire quanto è acuto il dolore di fronte alla bellezza: ti spezza il cuore perchè trascorre, si consuma, dio mio, si consuma!
E più ti dibatti e cerchi di afferrarla... più trascolora, appassisce, se ne va.

"Non colgo mai i fiori. Si può benissimo amare, in questo mondo in cui siamo, senza aver subito voglia di uccidere il proprio caro amore, o di imprigionarlo tra i vetri, oppure (come si fa con gli uccelli) in una gabbia in cui l'acqua non ha più sapore d'acqua e i semi d'estate non hanno più sapore di semi"
                                                                                      (Miguel Manara, O. V. Milosz)

Io desidero tutto e, di questo tutto, desidero ogni cosa... intatta... per sempre, che ci posso fare? Non ditemi che è impossibile, che si vive a fare allora? Per attaccare lucchetti su ponte Milvio?

il concerto

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La musica di Tchaikowski, e questo potrebbe bastare... commozione e allegria. Russia: un grande direttore d'orchestra umiliato dal regime che dopo trent'anni di silenzio trova la sua rivincita, comico, grottesco, dolce, insomma un bel film con tutto quello che piace a me.
L'unica cosa che mi sembra fuori posto è il doppiaggio: l'accento russo dei protagonisti mi sembra da barzelletta, un altro registro rispetto al resto del film.



regia di Radu Mihaileanu

Teatro: Miguel Manara

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Miguel Manara di O. V. Milosz

Don Giovanni, il vero don Giovanni di cui hanno poi scritto poeti e musicisti.
Veramente vissuto in Spagna nella metà del XVII secolo.
Tutta la depravazione e il male che un uomo può fare diventano la voce della vera passione umana per qualche cosa di infinito che solo può colmare la sete del cuore.

"...un infinito di vite nuove, ecco quello di cui ho bisogno, signori: semplicemente questo, e nulla di più.
Ah! Come colmarla, questa voragine della vita?
Che fare?
Perchè il desiderio è sempre presente,
più forte, più pazzo che mai.
E' come un incendio del mare,
che avventi la sua fiamma dove maggiore
è la profondità del nero nulla universale!
E' un desiderio di abbracciare le possibilità infinite!"


Manara si convertirà grazie ad un amore puro e bellissimo che gli sarà regalato:
"c'è una presenza per la quale il passato, con tutto il suo male, diventa una vita, una vita diversa, diventa la verità della propria esistenza ignorata prima" (L. Giussani, Le mie letture).

"Che ho fatto della mia vita, che ho fatto del mio cuore? Perchè non ho appreso prima di avere l'anima buona?"

La conversione di Manara non ha bisogno di rinnegare nulla di quel che è stato. Tutta la sua passione antica acquista una bellezza nuova e limpida.
Niente di noi va buttato, non è il moralismo di chi vuol nascondere il male sforzandosi ipocritamente di giungere alla perfezione. E' come tornare da un viaggio solitario e faticoso e trovare che qualcuno ti aspettava.




"La Favorita" di G. Donizetti, "Spirto gentil de sogni miei, brillasti un dì ma ti perdei..."
tenore Alfredo Kraus, Carneige Hall, 1975

arte e città: new york

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Arte e strade, arte per la strada, strada dell'arte. primo comandamento: guardare, secondo... guardare come altri hanno guardato, per godersela a.... regola d'arte.
se non si capisce mi spiace, è solo un gioco, divertitevi.
Il commento musicale era diverso, ma il signor Youtube non me l'ha permesso, chi è curioso può abbassare l'audio e sentirsi Eric (...chi? Clapton slow hand) Sunshine of your love  ma dovete sincronizzare anche i riff della chitarra con le immagini....vediamo se siete bravi, non è difficile. Enjoy




Un ragazzo difficile

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"Proprio nel mio gruppo c'era un rompiscatole, un ragazzino di otto nove anni, praticamente senza famiglia, che viveva presso parenti che non amava e da cui non era amato, di nome Akinfa; era indisponente, stuzzicava tutti, prendeva in giro i bambini ebrei, si azzuffava e così via. Noi tutti, e soprattutto io che ne avevo la responsabilità, lo esortavamo con la parola e con l'esempio, ma una volta Akinfa passò tutti i limiti: picchiò uno dei compagni, prese a male parole gli adulti, commise un furtarello e così fu decretata la sua espulsione.
Quando venne il momento di eseguire la condanna, il momento del distacco, io, non so come, scoppiai a piangere, e a questo punto avvenne la seconda nascita di Akinfa: scoppiò a piangere anche lui, chiese perdono a tutti, rese la refurtiva e da quel momento mi seguiva sempre e ovunque nel campo come un fedele cagnolino, spiegava a tutti che in vita sua non aveva mai visto una maestra che piangesse per un suo alunno, che piangesse, per dirlo con le sue parole: sull'anima e sulla vita di un monello; proprio questo era il senso del suo stupore e del desiderio di rimettersi sulla strada"
                                                                                                      Maria Judina

si, mi è capitato di piangere per qualche mio alunno... ma in effetti io sono Akinfa


Qualche notizia su Maria Judina, pianista russa tra le più grandi