l'ottavo salmo
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome
su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua
potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e
le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo
che cosa è l'uomo
perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria
e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna;
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna;
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio, quanto è grande
O Signore, nostro Dio, quanto è grande
il tuo nome su tutta la terra.
good morning sunshine!!
Comunque la giornata, anche se lunga, passa. Chiacchieri con qualcuno, leggi il giornale, qualcuno passa a trovarti, aiuti per quel che puoi col santo timore di fare peggio, vai fuori a farti un giretto perchè un po' d'aria non è negata a nessuno....
Ma la notte... quando arriva la notte, quando la luce non illumina più l'apparenza, quando il silenzio lascia spazio alle insistenze del dolore, sussurrato, gridato, a implorazioni, mendicanze e anche pretese. Quando l'attività rallenta e accelerano i movimenti del pensiero, tanto che lo devi tenere stretto per le briglie prima che cada nel labirinto dello sconforto; quando insomma sei da solo e vai a tentoni, nel buio della notte, appunto.... ecco, lì la faccenda si fa più dura.
Deve esserci qualcosa che regge, che fa tenere aperta la ragione oltre che le palpebre, qualcosa che non ti faccia semplicemente sopportare..."ha da passà sta nuttata", ma vivere istante per istante cercando di non buttare niente, cercando di non rovinarsi la vita con il lamento, cercando anche lì, proprio lì, quel 'quid' che dice della vita 'vale la pena'.
'Quid animo satis?'... cosa soddisfa l'abisso del mio cuore? Sembrerebbe più facile rispondere quando stai vivendo qualcosa di evidentemente bello, buono, vero. Ma io ho una pretesa ostinata e ribelle: voglio che la vita mi soddisfi anche lì dove la salita si fa più dura, anzi... è lì che mi piace sfidarla a dimostrarmi il suo significato, il suo 'val la pena'.
E allora capisci che chi ti tiene desto, paradosso dei paradossi, è proprio quel continuo insistere del bisogno di tuo padre, non solo perchè appena credi di averlo aiutato e ti siedi un attimo.... lui riprende a chiamarti, ma l'attività fisica e mentale dello staccarsi da sè, dai fantasmi del pensiero notturno, dalle teorie, il muoversi come risposta ad un altro, come risposta... che devi pensà ancora? Rispondi e basta! Il miglior antidoto alle varie depressioni notturne.
Poi. come una benedizione, come una misericordia dalla faccia allegra... arriva la luce del mattino e puoi vedere meglio che la bellezza della vita sta nel rispondere a qualcuno che ti ama.
Vado a riposare...
ciao ciao
Federico Garolla: fotografi (2)
In questi giorni le mie frequentazioni sono piuttosto...'ospedaliere'.. e in genere in posti così uno non si aspetta altro che fatica, sofferenza, guai, rogne eccetera... tutto tranne qualcosa di interessante.
E sbagliamo di grosso, perchè in posti così l'umano viene fuori... se lo lasci libero, le orecchie dell'anima dovrebbero essere più tese perchè la fatica e il dolore chiedono insistentemente le loro ragioni.
Comunque, più semplicemente, per i regali bisogna essere sempre pronti.
Ho incontrato un pezzo della fotografia italiana del dopoguerra... dite poco?
Carissimo e arguto, dall'occhio furbo e attento... e come poteva essere diversamente vista la professione!?
Il signor Garolla nella sua vita ha conosciuto, osservato, spiato l'animo direi, e poi stampato in bianco e nero fior di personaggi della cultura italiana.
Rigorosamente, elegantemente, magistralmente in bianco e nero... scuola di fotografia.
Una chiacchierata che ha il sapore della cordialità napoletana, quella semplicità colta e disincantata di un tempo, la battuta breve e sagace capace di dipingere in pochi tratti una situazione, un ricordo, un volto.
Una fotografia insomma!
'Io non ho rimpianti... e lo sa perchè? Perchè mi son fatto come regola quella di non vivere mai per gli altri ma con gli altri'
'Per fotografare una persona devi conoscerla almeno un po'... a me basta un quarto d'ora...'
e io ci credo caro signor Federico... basta vedere il suo sguardo!
Mi sono chiesta perchè le foto sono più belle in bianco e nero.
A parte i dettagli tecnici sulla nitidezza dei contrasti, mi sa che è una questione di stima, la stima che il fotografo ha per noi spettatori, guardare una foto non è un'azione passiva, richiede partecipazione e creatività, e gratitudine verso chi ti fa guardare con i suoi occhi.
Non c'è bisogno di tante parole per fare amicizia, ci si capisce con l'essenziale. Non c'è bisogno di strafare con i colori, non c'è bisogno di dire tutto per conoscersi... il resto lo aggiungi tu, lo aggiunge il tempo, basta un quarto d'ora e si incomincia ad essere amici.
Grazie signor Federico... saggio e arguto fotografo partenopeo!
le foto del post: 1961 Giuseppe Ungaretti nella casa romana
1958 Napoli, scugnizzi sul marciapiede
1960 Marcello e Barbara Mastroianni
sono state gentilmente concesse dagli Archivi Garolla e si possono trovare al seguente indirizzo
http://www.garolla.net/
Stanley Kubrick: fotografi (1)
Stanley Kubrick.
Non lo sapevo ma il registone genial-folle è stato anche un genial-fotografo, ed ha cominciato presto! A 17 anni era già inviato per la rivista 'Look'.
Ovviamente non poteva essere un fotografo qualsiasi, tampinava i suoi soggetti dal mattino alla sera, azzardava di luce naturale anche per gli interni, si era costruito un aggeggio che entrava nella manica e gli permetteva di scattare le foto senza farsi notare, e non aveva ancora vent'anni... ditemi se questo non lo fa salire di 100 punti!?
Non vorrei sbagliarmi, ma viste le inquadrature, le pose, la grinta, si nota già un occhio affascinato dal cinema.
Il bianco e nero del dopoguerra, le costruzioni geometriche delle immagini, gli ambienti e i soggetti molto americani, alcuni direi molto newyorkesi, catturano lo sguardo e la fantasia.
Le foto della mostra sono raccolte in temi: l'arresto di due malviventi, il lustrascarpe, la starlette del cinema, la Columbia University, il circo, i musicisti dixieland... storie.
E' stata dura trovare qualcosa da preferire, la serie del shoe shine, il piccolo lustrascarpe, è accattivante, il soggetto è lo stesso ma è sorprendente come il suo atteggiamento cambi nei diversi scatti: a volte è un biondino innocente di pochi anni, bambino tra i bambini, altre ha già quell'aria smaliziata del ragazzetto che si arrangia la vita, pose alla James Dean del quartiere, e poi lo trovi di nuovo incantato davanti al cartellone del cinema 'Il libro della Jungla'... e questo mi sa che la dice lunga sui sogni del fotografo, di pochi anni più grande del suo soggetto.
C'è una foto del circo che non voglio lasciarmi scappare: il domatore che, sorridendo, guarda la tigre... sembra farle la corte, e lei? Accidenti che profilo altezzoso... una che si fa desiderare! Un dialogo stupendo senza parole.
Poi le foto dei musicisti Jazz, ma qui c'è anche il mio debole per l'argomento!
Ma la scoperta delle scoperte è un Kubrick capace di fotografare i bambini, non aspettatevi certo che sia sentimentale... questo no, per fortuna! Ma con lo sguardo divertito direi... allegro... e non andate subito a pensare all'allegria di Jack Nicholson in Shining... quello è un sorriso che se li mangia i bambini!
No, proprio un sorriso 'normale'... e per Kubrick penso sia notevole... non trovate?
improvvisamente... la bellezza
Anni 90, vacanza a Ischia. Pensione, spiaggia. Spiaggia, pensione. Tutto bello, tutto comodo sì, ma dopo tre giorni mi annoio. E che vi devo dire? Ho a disposizione una delle più belle isole del Mediterraneo, il tempo è magnifico, i profumi inebrianti, giallo dei limoni, rosso dei grappoli di peperoncini appesi alle porte, tra cielo e mare tutte le gradazioni del blu... e io devo accontentarmi di duecento metri al giorno tra la spiaggia e il letto della mia stanza? C'è un mondo intorno e io devo dormire e arrostirmi al sole?
Neanche morta!
Lascio volentieri alle altre amiche la sabbia che si appiccica all'olio solare, le urla dei bambini, il pallone che a intervalli regolari ti balza sulla pancia o sulle chiappe a seconda della posizione... e mi prendo l'autobus, comodissimo peraltro, che fa il giro dell'isola.
Salgo, mi siedo e appiccico il naso al finestrino, destinazione? Non so, quando c'è qualcosa che mi piace scendo.
Il piccolo bus costeggia il litorale e poi si addentra verso il centro dell'isola, arrivo ad un punto panoramico, e scendo.
Credo di essere vicino al monte Epomeo, il punto più in alto si raggiunge con l'asinello. Ma io mi fermo. E' un incanto. In lontananza si riconoscono Capri e Procida. Mi siedo su una panchina e incollo gli occhi alla realtà.
Perchè questa è la realtà, è il creato come è uscito dalla testa e dalle mani di Dio in persona. I miei occhi bevono e io sono proprio felice.
La fatica più grossa è staccarsi da quella meraviglia, ma il cuore continua a dire grazie, grazie, grazie... è ritmico.
Riprendo l'autobus. Cavoli, è davvero comodo! E non devi aspettare tanto (grazie, grazie, grazie... bum bum bum).
Si scende. Arriviamo al promontorio di S. Angelo, villaggio super-sciatto-chic. Bambini biondissimi e belli leccati, che urlano esattamente come i figli del mio portinaio, signore fornite di micro-cane, le regine della 'nonchalance', altrimenti detta 'arte di spendere miliardi per un costume da bagno, come se l'avessi trovato all'oviesse'. Signori biancocapelluti con orecchino e coda di cavallo che sorseggiano l'aperitivo e occhieggiano le ragazzine convinti che il mondo intero aveva proprio bisogno del loro fascino.
Insomma varia umanità... mi diverto, ma mi divertirei di più se potessi lanciare una congrua quantità di gavettoni.
Riparto. Forio. Quasi una città. Scendo perchè voglio vedere le vetrine. Mi attorciglio nelle vie, il traffico comincia a stancarmi, giro ancora un po' cercando la fermata del bus, svolto un angolo e.... eccola!
L'ho incontrata! LA Bellezza!
Piazzetta, scalinata, muri bianchissimi contro un cielo di lapislazzuli, a strapiombo su un mare di porcellana: la chiesa del Soccorso. Rimango in mezzo alla strada letteralmente basita, tanto che una macchina deve strombazzare un po' prima che mi sposti. Giuro su quello che volete che non esagero.
Quel posto è una delle cose più belle del mondo.
Ho saputo poi che da lì è anche possibile vedere il raggio verde, un fenomeno ottico creato dal sole al tramonto, una faccenda che ha a che fare con la rifrazione del raggio solare con l'atmosfera, tutta roba che ha spiegazioni scientifiche... che non riescono però a togliere la possibilità dello stupore.
Ecco io penso che quando uno incontra la Bellezza, la incontra così, una sorpresa, un regalo inatteso, la cosa più lontana dalla pretesa... che non può neanche esserne l'opposto.
La chiesetta si chiama 'del soccorso' con chiaro riferimento al pericolo del mare per questa gente che di mare ci vive, ma anche nel mare ci è morta.
Comunque nessuno mi toglie dalla testa che Soccorso è anche perchè la Bellezza è il conforto degli uomini, l'aiuto per affrontare le durezze della vita, il balsamo e il riposo tra le onde di questo mare che dobbiamo attraversare, non ti risolve i problemi ma è il tocco di una presenza che vuole stare al tuo fianco, è come la carezza di un amico.
Quando incontri una cosa bella succede che ti commuovi e il cuore ha questo ritmo grazie grazie grazie..bum bum bum.
Ciao ciao
... anni fa (2)
Sono amiche, la vita è dura, ma sono amiche. ‘Capirà se dico qualcosa di sbagliato. E se non capirà... allora vorrà dire che perdonerà’
La porta si apre, piano. Una faccia carina e triste. Fazzolettone, occhi rossi ma asciutti, sorriso, triste anche quello.
‘Elena, cara, siamo qui... scusa... la nebbia’
‘Ma figuratevi, ragazze, neanche a pensarci. Grazie, anzi che siete venute. E’ di là. Volete vederla?’
La vita a volte aspetta un po’ ad essere dura. Spesso incomincia presto. A volte comincia presto ma te ne accorgi dopo un po’.
Quale sarà il caso di Elena?
La casa è piena di gente che parla piano, fanno spazio quando passano con lei. Alcuni sorridono un po’ imbarazzati, alcuni abbassano lo sguardo, ma quel ragazzo laggiù no, la guarda e sorride, la guarda in faccia, senza timore e sorride, schietto.
‘Chi è quello?’
‘E che ne so Dani, non fare domande da oca proprio adesso’
‘Ma non sto facendo la scema, chiedo sul serio, non lo conosco e chiedo’
‘Zitta’
Entrano. Sono grandi ormai, non è la prima volta che vedono un cadavere, eppure è sempre una strana e imbarazzante situazione. A vent’anni la morte è ancora una cosa lontana. Ma qui è ancora più strano. E’ la sua mamma. Era ancora giovane, una bella signora, sempre allegra.
‘Accidenti, sembra che dorma, sembra che respiri, se guardo bene adesso apre gli occhi, si mette seduta, ride e ci offre la torta’ Sono pensieri. Un po’ di imbarazzo ma in fin dei conti danno voce a un desiderio vero, che la vita non finisca mai. Che la morte è proprio una cosa contro natura.
Ti verrebbe voglia di andare lì vicino e scuoterla un po’ ‘Signora Lisa, signora Lisa, si svegli!’
‘Diciamo insieme una decina del rosario?’
Si voltano e vedono il proprietario di quella voce che osa alzarsi tranquilla e sonora tra tutti quei mormorii.
‘E’ quel tipo che non conosciamo’
‘Ma chi è Elena? Un tuo parente particolarmente devoto?’
‘No, è un mio ex compagno del liceo, abita qui vicino. Conosce... conosceva bene la mamma, era spesso qui da noi, ha conosciuto anche papà, studiavamo spesso insieme da piccoli.’
Il ragazzo sembra a suo agio, prende la corona del rosario e attacca:
‘Nel primo mistero doloroso si contempla...’
In pochi rispondono, comunque sono tutti zitti, almeno ascoltano.
Lì, seduto in un angolo c’è anche Andrea, il fratello di Elena. Sembra un po’ imbambolato, non ha sollevato lo sguardo un attimo, non ha salutato nessuno.
Finalmente finisce anche questa.
Alcuni rimangono ancora un po’, altri salutano sommessamente le facce conosciute, poi, quando sembra dignitoso possono anche accennare ad uscire.
‘Elena, chi resta con voi stanotte?’
‘C’è la zia Carla. Non vi preoccupate’
‘Senti perchè non andiamo insieme a mangiare una pizza?’
‘Si, certo, quando sarà finito tutto, c’è così tanto da fare sapete. La zia è bravissima, mi aiuta. Ma veramente sono un po’ preoccupata per Andrea. L’avete visto?’
Tre paia di occhi si spostano sul ragazzo, ma non è più da solo, c’è il solito amico, quello che non conoscono, gli sta seduto accanto. Stanno parlando.
‘Oh, guarda che caro il Lorenzo! Ve lo presento?’
‘No, meglio non disturbarli, magari ad Andrea può far piacere stare un po’ da solo con il tuo amico’
‘Andiamo sul balcone allora, è l’unico posto dove si può stare un po’ tranquilli, e poi ho bisogno di una sigaretta’
Non si guarda mai l’orologio quando c’è da chiacchierare, e stasera particolarmente. Anche se da condividere c’è più silenzio adesso. Ma non pesa, anzi, è un silenzio confortevole. Ogni tanto si affaccia qualcuno che vuole salutare. Quando rientrano c’è solo la zia. Sta mettendo in ordine le sedie.
‘Andrea?’
‘E’ uscito con Lorenzo. Volevano fare due passi. Vai anche tu ad accompagnare le tue amiche alla macchina, non ho paura di restare da sola, vai.’
Donna pratica e buona la zia Carla, un vero appoggio.
‘Ragazze stasera ho scoperto una cosa.’ Elena ha una faccia seria ma più serena ora.
‘Dai signorina, sputa una delle tue scoperte storiche’
‘Guardavo Lorenzo, come si è mosso stasera in casa, e non abbiamo scambiato molte parole sapete? Poi con voi, neanche con voi ho parlato tanto vero?’
‘Si, e... mi sembra normale...’
‘Bè, però ho sentito molto di più la vostra amicizia in questo silenzio che non in tutte le parole che ci siamo dette da quando ci conosciamo’
‘Già, a che servono le parole se non a raccontare la vita’
‘Brava Anna! E a che serve il silenzio, se non a far spazio alla vita?’
Bisogna vivere più che parlare, e capirlo a vent’anni è una cosa interessante.
‘Guardate un po’: la nebbia sta salendo, finalmente’
Ed è come uscire da una strettoia, l’allentarsi di un legaccio, l’allargarsi del respiro.
‘Elena’
Il timbro della voce ormai è familiare.
‘Lorenzo, vieni che ti presento le mie amiche’
(continua)
il II° capitolo c'è: infermieri
Nel giro di un mese papà due volte in ospedale. Significa che la vita stringe i fianchi, significa che le maniche vanno rimboccate ancora, significa che per nuotare in questo mare dovrò essere più docile, niente resistenza, se no affondi. Assecondare l'onda e andare di braccia e gambe... ritmo!
Questa volta papà non è ritornato con me, e non abbiamo fatto battute sulle belle dottoresse.
Frattura alla rotula. Estate a Milano. Fermi tutti. Cioè... si inizia a ballare.
Quello che spaventa è che tutti, proprio tutti si aspettano che sia tu la nave che li condurrà in porto, ergo la prima reazione è di ribellione, sorda, irrevocabile, netta.
Alt, silenzio! Io non salvo proprio nessuno.
Ma come muoversi? Cosa sarà giusto? Quale bene e quale conforto, e come?
E' la prima volta che sono figlia di un padre vecchio, non ho studiato il manuale.
Sono lì in corridoio, ad aspettare che gli infermieri finiscano. Si sentono rumori, lamenti, voci, provenire dalla stanza chiusa. Si capisce molto bene ciò che avviene lì dentro, e non è niente di piacevole. Le voci degli infermieri sono ferme ma gentili, quasi allegre.
Penso al loro lavoro, alla parte di umanità che deve vedere un infermiere. Non è un giro in giostra, è il contatto fisico con ciò che l'umanità scarta e scarterebbe: il dolore, la paura, le azioni e le parti meno dignitose, si direbbe, del corpo. Ma cosa c'è di non dignitoso nell'uomo se lo sguardo è puro e amorevole?
No, questo non è un lavoro per tutti, esiste una parola sola per definirlo ed è la parola più difficile e male interpretata che conosco: carità.
E' una montagna, ed è strano, perchè più ti avvicini alle parti meno nobili dell'umano, più devi salire a vette vertiginose dell'animo.
Non è un lavoro per tutti, non è filosofia, non è discorso. E' azione, praticità, delicatezza ma decisione.
A spendere parole si impara in fretta, ma a fare gesti di carità non si improvvisa.
Occorre un cuore grande.
Mi occorrerà un cuore grande nei prossimi tempi, questo occorrerà a me. Non per guidare navi altrui o per salvare situazioni familiari ingarbugliate. Un cuore grande per lasciarmi guardare e curare anche là, nelle parti meno nobili del mio animo.
....anni fa (1)
‘Sì, andiamo dove? Dani, qui non si vede un accidenti... cribbio!’
Nebbia. Milano e la nebbia. Clichè.
Involucro lattiginoso e freddo, muoversi lì dentro è come aggirarsi nella materia indefinita dei pensieri confusi. Solo che la nebbia non è un pensiero, ci devi ficcare ben bene gli occhi, fino a che le pupille non ti fanno male, per non andare a sbattere con l’avanguardia della faccia addosso al primo ostacolo.
E non è che di sera la situazione sia più complicata... tanto non si vede niente lo stesso!
Macchina ferma, dove? Forse in mezzo alla strada, forse in un vicolo senza uscita, forse... perse.
‘Te l’avevo detto che non saremmo arrivate a capo di niente!’
‘Te l’avevo detto di non dirmi -te l’avevo detto-!’
Spirito ribelle la ragazza. Pochi anni, fresca di patente, presunzione di una giovinezza maleducata e curiosa. Voglia di spazi grandi e di chilometri... intrappolata in una città dai vapori freddi e ostinati.
‘E’ un muro, non ci vedo un tubo, siamo in ritardo, e tu cosa fai? Mi irriti invece di aiutarmi!’
‘E cosa posso fare? Il volante l’hai in mano tu!’
‘Potresti collaborare con l’umore no?!’
‘Aspetta che tiro giù il finestrino’
‘Guarda che roba! credevo fosse nebbia e invece sono solo i finestrini sporchi!’
‘Non fare la spiritosa, almeno sento i rumori’
‘Ci vorrebbe un sonar. Come quello dei sommergibili, sai?’
‘Se almeno ci fosse una cabina telefonica potremmo avvisare che stiamo arrivando’
La macchina non è proprio l’ultimo modello, una di quelle che quando i ragazzetti la vedono per strada: ‘...tua...’ e giù di gomitate. E poi il colore, quando si vede, non aiuta certo, forse non c’è neanche un nome per quella tinta, un misto di arancio e color mattone. Sì, consolante come primo grande acquisto della vita.
Ma questo è tutto quello che il suo sudore e il borsellino ha potuto permetterle. Ed è già tanto più di molti suoi amici che vanno ancora di gambe e tram.
‘Voglio andare via da questo posto, voglio un po’ di sole, voglio un po’ di caldo, voglio un po’ di colori!’
‘Si, adesso però dobbiamo almeno arrivare un po’ vicino a casa di Elena’
‘Ma guarda se uno deve perdersi a due metri da casa sua, conoscendo la strada a memoria!’
‘Dovevamo venire a piedi’
‘Si, e poi tornavi tu di notte da sola con la nebbia? Guarda che io almeno a quarant’anni ci voglio arrivare’
Quarant’anni, traguardo lontanissimo.
Amiche. Vent’anni, il primo lavoro, la prima macchina, un gruppetto, qualche sogno e due o tre desideri. Enormi. Cosa volere di più? Tutto.
E l’inquietudine dell’inseguimento, perchè quel tutto non ha faccia, non ha definizione, solo indizi e una voce, tormentosa, insistente, irritante a volte. E’ come viaggiare nella nebbia: sai che la strada c’è, sai che c’è la meta, ma non capisci dove caspita sei. Cribbio! Ci sono momenti in cui ti sembra di essere arrivata a destinazione:
‘Carino quello! Simpatico... magari...’
‘Sì, mi butto su questo esame e cambio il piano di studi... sarà il lavoro della mia vita’
‘No, no, l’università non me l’ha ordinata il dottore, lavorerò soltanto. Tanto, quasi nessuna delle altre studia più’
Incroci, sempre incroci, scelte da fare... da sola in fin dei conti.
Nebbia.
Appunto.
‘Ferma, ferma, e ferma un po’ sto catorcio!’
‘Ehi bella! Questo catorcio ti scorrazza sempre dove ti pare, perciò un po’ di rispetto per favore!’
‘Siamo arrivate’
‘E come fai a saperlo?’
‘Riconosco il lampione’
‘Ma sei esaurita o cosa? Milano è piena di lampioni così’
‘Si, ma non tutti hanno attaccato il tuo volantino ’
Cose normali per trovarsi qualche lavoretto. Volantini ‘a frangetta’... li chiama così perchè ha una immaginazione da parrucchiera: ‘studentessa di lingue impartisce ripetizioni di francese e russo, telefono...’
‘Sì, e aspetto ancora chi ha bisogno di ripetizioni di russo. Forse francese qualcuno lo studia ancora, ma chi è così pazzo da sognarsi il russo?’
‘Magari qualche compagno in vena di trasferta oltre cortina. Dai posteggia che forse riusciamo ad arrivare in tempo.’
‘Di compagni ne conosco tanti, ma nessuno che abbia ancora espresso questo desiderio.’
‘Di compagni ne conosci tanti, ma uno in particolare non lo vuoi proprio conoscere vero?’
‘Senti, piantala! Ti ho già detto che quello è irritante, irragionevole, sempre tra i piedi, non sta zitto un attimo, mi vuole convertire alla sua religione a falce e martello e poi gli piace l’ Hard Rock... l’unica musica che non sopporto!’
‘Troppi difetti!’
‘Ecco, giusto’
‘No, no, troppi difetti, pericolo!’
‘Cioè?’
‘E’ risaputo, ragazza mia, se hai bisogno di trovargli un difetto nuovo al giorno, vuol dire che sei in pericolo’
‘Non ho voglia di continuare questo discorso... qual è il portone adesso?’
Case popolari, dignitose, nate pochi anni prima di loro. Famiglie di operai e piccoli impiegati. Portoni tutti uguali. Qualcuno ha procurato di abbellire l’entrata con dei vasi di piante, finte, qualche quadretto un po’ scolorito... un po’ come le case dei signori, un po’ come casa propria. Ci tengono a fare la loro bella figura.
Ascensore.
‘Ehi, Anna, ricordi quando andavamo a fumare di nascosto e mettevamo i pacchetti qui sopra?’
‘Si nello spazio tra il soffitto e la lampada... fammi un po’ vedere se c’è ancora una sigaretta?’
‘Dai scema, non c'eri anche tu quella volta che poi il portinaio ci ha scoperte?’
‘E vuoi che non me lo ricordi, quante botte ho preso! Mi sa che se guardo bene ci ho ancora i lividi da qualche parte’
Papà non ci andava mai tanto per il sottile, istintivo e di mano pesante. Anna e la sua rabbia, feroce, cresciuta con gli anni, covata, coltivata con la paura di avere lo stesso germe nel dna.
‘Aspetta un attimo a suonare il campanello. Adesso entriamo e cosa le dico?’
‘E cosa vuoi dirle? L’abbracci e basta. In certi casi stare zitti non fa male.’
domeniche
Ma il bisogno di almeno una radio mi ha fatto ricordare qualcosa, come quando si sente un profumo e scatta il ricordo, vivo.
Le mie domeniche da bambina.
La domenica per la gente che tira la cinghia è un giorno più speciale di altri, profumo di pollo arrosto e patatine... immancabile, non è che la carne te la potevi permettere sempre, e il prosciutto crudo in casa mia si è materializzato solo verso i miei diciotto anni, che già lavoravo.
Pollo arrosto, patatine, i fratelli che fanno gli scemi e non ti lasciano entrare nel gioco... invidia nera... niente tv, ancora, mentre si mangia... radio!
Papà aveva di recente scoperto la nuova tecnologia della filodiffusione. Era una scatola marrone con i tasti, c'era anche il canale tutto di musica classica... 'dai mamma... voglio sentire qualcosa che non mi fa dormire!'... a quell'età il concetto di bellezza ha molti limiti.
Poi ti toccava sparecchiare o 'fare' i piatti, e la radio sempre che andava... 'gran varietà'... 'il gambero'... i radiodrammi con fior di attori... dei bei polpettoni a puntate... ma poi c'era la madre di tutte le trasmissioni, mitica, concitata, grezza e appassionante 'Tutto il calcio minuto per minuto'.
L'essenza del calcio, il distillato del pallone, la scuola del giornalismo sportivo, la bellezza dei fatti a cui vengono risparmiate le opinioni.
Sento ancora le voci dei radiocronisti, li potrei riconoscere dal timbro: Nicolò Carosio, Enrico Ameri, Beppe Viola, Everardo Dalla Noce... e lui, il solo, l' unico, the voice: Sandro Ciotti.
Tutti agitati, essenziali, rapidi... lui no, lui era calmo, lui grattava le parole come pochi, eri lì allo stadio con lui tranquillo che ti spiegava i passaggi, era veloce ma non te ne accorgevi e ti sembrava anche di vederlo ridere un po' sotto i baffi.. 'ragazzi, tranquilli, non vedete che è solo un gioco?... bellissimo, ma solo un gioco'
Niente commenti e tanta umiltà... sei lì che stai descrivendo un passaggio decisivo, sei riuscito a fare lo slalom con le parole, ti senti il dio della radio e... ti bloccano con un 'reteee' da un altro stadio... fine del tuo exploit!
Essenziale, fatti, fatti, fatti.... chi se ne frega delle tue interpretazioni, delle analisi e dei bilanci... fatti: stoppata la palla, tiro, dribblato l'avversario... passaggio con un traversone al mediano destro che di prima la passa al centravanti pronto al tiro...
Lo stadio in casa... tutti gli stadi in casa! E tu che senti ancora l'odore del pollo in cucina, che ti sei dimenticata dei compiti da finire, che aspetti l'ora canonica per andare a pattinare all'oratorio... con il gracchiare perfetto di un grande calcio nelle orecchie e nel cuore.
Siamo fuori dai mondiali? Fa niente... finchè ci rimane la nostalgia non siamo ancora fuori da un calcio così... ma abbiamo o no la voglia ancora di divertirci? E' un gioco ragazzi, ci fa soffrire ma è un gioco... il gioco di quando eravamo bambini.
ciao ciao
cars
La macchina è un mezzo di locomozione che serve per spostarsi... più velocemente? Va bè, serve per spostarsi da un luogo all'altro... autonomamente?
Allora... autovettura: mezzo di trasporto per persone e cose.
Perchè questo mezzo possa servire alla bisogna occorre una manutenzione appropriata... ergo: devi dedicarci del tempo e spenderci dei soldi.
La macchina è fornita di motore che in genere non ha una vita propria ma necessita di carburante per potersi avviare... e fino qui ci sono, perchè quando la benzina sta per finire si accende la lucina rossa a forma di... fammi vedere un po'... si, a forma di pompa di benzina, appunto.
EEEEE non sono MAI rimasta a piedi per questo!
Essendo il motore un ammasso di ferraglie che fanno attrito fra di loro, perchè il movimento delle suddette non provochi un deragliamento pericoloso occorre lubrificare il tutto, esempio: la crema per le mani quando le hai screpolate potrebbe ricordare vagamente questa necessità.
Di conseguenza ogni tanto DAI PER FAVORE UNA CONTROLLATA ALL'OLIO!!!
Qui NON si deve aspettare che si accenda la spia... ok?
Non ho ancora ben focalizzato la funzione dei filtri... ma se mi è rimasta un po' di logica dovrei capire che gli aggeggi trattengono schifezze... un po' come il colino per passare il brodo e renderlo più leggero.
Per cui... come lavi il colino quando hai finito di cucinare sei pregata di cambiare i filtri quando sono strazozzi....forse anche un momentino prima!!
Altro?
Vediamo se ricordo...
girare le gomme per consumarle in modo uniforme... magari potessi fare altrettanto con i tacchi delle scarpe!
Batteria, pulizia, acqua per i vetri, togli i cd dal sole se no si fondono, guarda ogni tanto il contachilometri... non solo per vedere come sono divertenti i numerini che si muovono!
Fermati al rosso e non ripartire sgommando se no c'è il signore della audi che si offende perchè lo superi e ti fa i gestacci... ed è inutile che gli fai ciao ciao con la manina o gli mandi i baci... lui si arrabbia ancora di più perchè una donna, una donna che non sa NEANCHE fare manutenzione, osa... osa superarlo impunemente!
Chissà se mi ricordo tutte queste istruzioni per l'uso o se l'anno prossimo il meccanico mi deve sgridare ancora!!!???
ciao ciao
...a proposito di gatti ;-)
Anche lui aveva dei nipotini, e quando un nonno che si chiama T. S. Eliot scrive lettere ai nipoti cosa scrive? Poesie no?! Però non può scrivere roba pesante a dei bambini... scrive come un serio poeta che si diverte, e scrive di gatti: cosa c'è di più seriamente divertente di un gatto?
E qualcuno ne ha fatto un musical, un bellissimo e famosissimo musical che ha tenuto cartellone per anni, battendo anche più di un record.
Per chi ama i gatti e la musica ecco un assaggio di CATS... grande!!!
Da ascoltare, ballare e guardare... non sono belle quelle facce da gatto? Sapete che anche saper truccare è un'arte!?
Ecco le parole di Eliot (le sentirete recitate in inglese alla fine del video)
Il nome dei gatti (Thomas Stearns Eliot)
È una faccenda difficile mettere il nome ai gatti;
niente che abbia a che vedere, infatti,
con i soliti giochi di fine settimana.
Potete anche pensare, a prima vista,
che io sia matto come un cappellaio,
eppure, a conti fatti,
vi assicuro che un gatto deve avere in lista
tre nomi differenti.
Prima di tutto quello che in famiglia
potrà essere usato quotidianamente,
un nome come Pietro o come Augusto, o come Alonzo, Clemente,
come Vittorio o Gionata, oppure Giorgio o Giacomo Vaniglia:
tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente.
Ma se pensate che abbiano un suono più ameno,
nomi più fantasiosi vi possono consigliare,
qualcuno pertinente ai gentiluomini,
altri più adatti invece alle signore:
nomi come Platone o Admeto, Elettra o Filodemo,
tutti nomi sensati a scopo familiare.
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda perpendicolare,
mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso?
Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum,
nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta,
come Bombalurina o Mostrardorum,
nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta.
Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
quello che non potete nemmeno indovinare,
né la ricerca umana è in grado di scovare;
ma il gatto lo conosce, anche se mai lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile effineffabile
profondo inscrutabile ed unico nome.
niente che abbia a che vedere, infatti,
con i soliti giochi di fine settimana.
Potete anche pensare, a prima vista,
che io sia matto come un cappellaio,
eppure, a conti fatti,
vi assicuro che un gatto deve avere in lista
tre nomi differenti.
Prima di tutto quello che in famiglia
potrà essere usato quotidianamente,
un nome come Pietro o come Augusto, o come Alonzo, Clemente,
come Vittorio o Gionata, oppure Giorgio o Giacomo Vaniglia:
tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente.
Ma se pensate che abbiano un suono più ameno,
nomi più fantasiosi vi possono consigliare,
qualcuno pertinente ai gentiluomini,
altri più adatti invece alle signore:
nomi come Platone o Admeto, Elettra o Filodemo,
tutti nomi sensati a scopo familiare.
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda perpendicolare,
mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso?
Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum,
nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta,
come Bombalurina o Mostrardorum,
nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta.
Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
quello che non potete nemmeno indovinare,
né la ricerca umana è in grado di scovare;
ma il gatto lo conosce, anche se mai lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile effineffabile
profondo inscrutabile ed unico nome.
(Da T.S. Eliot, Il libro dei gatti tuttofare. Trad. di Roberto Sanesi, Bompiani , Milano, 1962. Prima ristampa, 1974, seconda ristampa, 1990.)
MARIA Veniaminovna YUDINA
e questo lo diceva pulendo la tovaglia dopo pranzo.
Era una donna, era russa, era una pianista... e che pianista!
qualcuno dice che il disco di questo concerto fosse sul piatto del grammofono di Stalin il giorno della sua morte.
Di fatto la registrazione fu eseguita appositamente per lui nel giro di una nottata. Come ringraziamento fu spedita all'artista una considerevole somma in denaro, ecco che razza risposta ottenne Stalin da lei:
"Vi ringrazio per la vostra generosa offerta Yossif Vissarionovich. Pregherò per voi giorno e notte perchè il Signore vi perdoni i vostri gravi peccati contro il popolo e la Nazione. Quanto al denaro, ne ho fatto dono alla parrocchia, per i lavori di restauro"
Innumerevoli erano partiti per la Siberia per molto, molto meno....
Musica e mistero infinito, questo era il pane di cui si nutriva Maria Yudina
Gilbert
Io ero innamorata persa di questo tipo secco secco già in lista per un'operazione alle adenoidi. Vestito da 'Oliver Twist raccontami una barzelletta' che cantava cose da aspirante suicida, Alone again (naturally), oppure motivetti dedicati alle bambine, Clair, che oggi non passerebbero in radio, solo perchè vediamo mostri anche nelle nostre ombre.
A me piacevano tutte le sue canzoni (e anche adesso veramente), ero piccola anche se mi credevo grande grande e già pronta per sposarmelo... ma che razza di gusti avevo?!
Quella che mi piace di più è questa, forse qualcuno la ricorda in versione italiana... con un testo che non ci azzecca un ciffolo, questione di metrica suppongo.
Ladies and gentlemen ecco a voi Gilbert o'Sullivan!!! (chissà che fine ha fatto anche lui!)
Albertino
E la suprema punizione della maestra? 'Gira il fiocco dietro la schiena!'... il marchio dell'infamia!
E il profumo della scuola te lo ricordi? Sapeva di gesso e di matite nuove... non ci sono più scuole profumate così... e sì che ne ho girate tante!
Al mattino ero pronta in fretta, cartella sulle spalle suonavo alla tua porta, non c'era da fare molta strada... stesso pianerottolo, e tu, puntualmente a lottare ancora con latte e biscotti... e poi dicono che sono le donne a farsi aspettare!
Eravamo proprio amici, non troppo attaccati, non troppo distanti. Stessa età, stessa scuola, classi diverse, erano rare le classi miste, stessi giochi. Non ricordo un litigio, neanche uno.
Tu avevi i tuoi giochi 'da maschio' da giocare con i maschi, io le mie carabattole da 'giochiamo alle signore'... poi ci cercavamo e facevamo un misto... ho iniziato allora a ridere bene delle cose 'da femmina' e invidiare un po' le sfide fisiche 'da maschi'... confusione di ruoli? No... conoscenza e allegria.
Eravamo bambini, stavamo bene insieme.
Tua madre un giorno usò una parola: 'gelosia... è geloso di te'... ricordo che mi sembrò una cosa buffa, non ne sapevo il significato, non avevo mai provato, ancora, quello strano pesante chiavistello del cuore, quella catena arrugginita fatta per legarti al palo.
Ma era una parola... io avevo un fatto: tu e io eravamo amici.
Avevamo il cuore leggero e la libertà dell'amicizia vera.
Bambini? Si, anche tra bambini esiste, può esistere come un dono, come una gemma che spunta dalla scorza, la forza e la bellezza di un'amicizia vera e semplice.
Cambio di casa, non ci siamo mai più visti. Sì, vagamente so qualcosa di te ma... quello che mi rimane è una fotografia con le smorfie sotto il sole di un pomeriggio estivo, e il ricordo vivo di un fatto: l'amicizia vera esiste.
Stammi bene Albertino ovunque tu sia!
ciao ciao!
quando arriva il diluvio
Si vedrà la pasta di cui siamo fatti... e non aver paura di piangere, per amor del cielo!
Il desiderio, sì, è quello di cavalcare l'onda... magari in traversata solitaria, ma non è più realista domandare la compagnia di qualcuno?
"Lord, here comes the flood"... perciò stai con me per favore.
(ma, detto fra noi... come si fa a non amare Peter?)
I am a beggar
Emily Dickinson.. non tutte le sue poesie mi piacciono... ma quelle che mi piacciono
sono come pietre e aria nello stesso tempo.
Come se chiedessi una comune Elemosina,
E nella mia mano stupita
Uno Sconosciuto comprimesse un Regno,
Ed io, sconcertata, restassi -
Come se chiedessi all'Oriente
Se avesse un Mattino per me -
E lui sollevasse le sue Dighe purpuree,
E Mi ubriacasse d'Aurora!
As if I asked a common Alms,
And in my wondering hand
A Stranger pressed a Kingdom,
And I, bewildered, stand -
As if I asked the Orient
Had it for me a Morn -
And it should lift it's purple Dikes,
And shatter Me with Dawn!
sguardi
Lo Sconosciuto
Dopo aver guardato a lungo il cielo
in cerca di te, i miei occhi,
da scuri che erano, sono diventati azzurri.
Dopo aver guardato a lungo la luna
cercandoti,
i miei occhi sono diventati
così vaghi, insondabili,
del colore della nostalgia.
E adesso nel mio petto
è una pioggia continua
che mi fa chiedere
e aspettarti
come un arcobaleno
che abbraccia la terra.
Così il mio cuore
vaga,
cercando,
ad ogni angolo,
in ogni volto,
lo Sconosciuto
che sta per arrivare.
(Jussara M. Santos)
a Edimar ragazzo con lo sguardo azzurro e nuovo... per sempre
Antigone o della legge nel cuore
Il luogo è Tebe, l'eroina è figlia di Edipo, l'autore della tragedia è Sofocle, e io sono un' oca in scarpe da tennis che vuole scalare l'Everest.
No, non lo voglio scalare... solo ammirare, è lì anche per me...no?!
Allora... Antigone: è una vera tragedia... muoiono tutti! E fin dall'inizio si parla di seppellire i morti.
L'inizio: Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone, si sono uccisi a vicenda (e non chiedete come hanno fatto... dev'essere un dettaglio poco importante anche per Sofocle), uno per difendere il regno, Eteocle, sepolto con tutti gli onori; l'altro, Polinice, lasciato cadavere insepolto, punito come traditore.
Fino qui le leggi dello stato... ma esistono leggi più forti, e questo ce lo dice Antigone che, sfidando la morte va a seppellire il fratello, a usare pietà con chi non è stato pietoso, ma solo perchè uomo e sangue del suo sangue.
Il resto della storia leggetevelo voi. Le cose interessanti ci sono già tutte: in nome delle leggi che sono nel cuore dell'uomo, una donna sfida le leggi scritte degli uomini.
Perchè proprio una donna? Non so, non credo che le donne sappiano essere più pietose degli uomini, o più giuste.. o più... qualcosa.
Certo Antigone è una ragazza tosta ma inerme, forse perchè le donne dovrebbero combattere con un altro tipo di armi che non il ferro e il fuoco... ma già, siamo molto lontani dalla Grecia antica, con questa storia della parità dei sessi non sappiamo più cosa portiamo di diverso nel mondo noi donne... neanche del nostro corpo si ha più bisogno per fare un uomo!
Comunque c'è dell'altro, c'è moltissimo altro, ma di questo due cose. La prima è il ricordo di quello che mi disse una mia amica giapponese: nella loro lingua non esiste la parola 'io', nel senso che per dire l'unicità della persona devono fare dei giri piuttosto tortuosi nel discorso, questo mi ha sbalordito e nello stesso tempo mi ha fatto pensare che dentro nel mio sangue c'è un principio che viene da molto lontano, un regalo, uno strumento che mi rende facile guardarmi e guardare gli uomini come persone, come unici e irripetibili, come degni di rispetto solo perchè sono uomini, un filo lungo lungo che mi lega ad una storia lontana che inizia proprio dai tempi di Antigone e della sua pietà scritta nel cuore.
La seconda cosa è proprio questa legge, anzi, queste leggi, scritte nel cuore di ogni uomo, così potenti che , se ascoltate, possono spingere a sfidare la morte. Sono leggi nel cuore ma non prodotte dal cuore, me le ritrovo addosso, lo capisco perchè a volte ascoltarle è molto fastidioso, non è comodo, io spesso farei altro: la giustizia che chiede di arrivare fino all'estrema audacia del perdono, la verità che non sopporta il silenzio, l'amore che senza sacrificio smentirebbe sè stesso, la bellezza che è una ferita aperta e sanguinante.
Tutta roba bella scomoda eh?!
Ma noi abbiamo trovato tante belle distrazioni e tante belle riduzioni per stare più comodi: la giustizia è diventata la legge con tanti bei codici e codicilli, la verità non esiste e nessuno può dire cos'è, l'amore è la soddisfazione di un momento, la bellezza qualcosa da possedere e consumare.
Spero proprio che Antigone non muoia mai.
ciao ciao
...poesia delle zucchine
Romano Guardini
... tutto, e allora non fai più quel che ti tocca fare perchè 'devi'...
Dialogo tra una maestra (vera) e una rompiscatole
'Guarda che se i genitori ti fanno un ricorso devi avere tutto a posto!'
'Ok, ok faccio quel che devo ma... rimane qualcosa in sospeso. Fare quel che devo solo perchè devo?'
'Adesso non fare la solita polemica! Sono domande inutili e lo sai...'
'Ma se devo aver paura di un genitore significa che non ho neanche iniziato a lavorare... non dico adesso... ma dall'inizio proprio!'
'Guarda che il genitore che non si fida lo trovi sempre...'
'E allora? Di cosa abbiamo paura? Lavoriamo per paura?'
'Sono domande che fanno perdere tempo, e lo sai!'
'Ma io non ho mai consegnato registri incompleti, il mio lavoro l'ho sempre fatto'
'E allora? Di che ti lamenti?
'No, non mi sto lamentando... sto chiedendo delle ragioni'
'La ragione è: si deve fare'
'Da uomini liberi però...'
'Senti, la mia libertà non la cerco nel lavoro'
'Schiavitù part time?'
'La vita è da un'altra parte'
'Nel senso che appena varco la soglia di questo posto stacco la corrente e divento un replicante? Nel senso che per più della metà della mia vita io rinuncio a vivere?'
'Senti, guarda che questo lavoro serve anche a te, così possiamo avere nel dettaglio tutti i voti pronti nella griglia, più è preciso e capillare, meno possibilità di errore hai, ti basterà mettere una crocetta ed è fatta... non è più comodo e veloce?'
'Si, nessuna possibilità di errore, nessun pericolo di sbagliare, nessuna uscita di strada... nessuna libertà...'
'Finiscila! Chi ti credi di essere?'
'Grazie a Dio in un lavoro come il nostro l'imprevisto è sempre in agguato...
no, no... scusa non volevo... non diventarmi isterica.... ho detto così... per ridere... adesso compiliamo insieme tutte queste belle grigliette, facciamo i conticini e così siamo certe di essere state delle bravissime maestre.... giuro, starò zitta!'
ciao ciao
vivere o lamentarsi?
...che bello! lavori con i bambini!!! ma perché per alcuni 'bello' equivale a facile idiozia?
i bambini non sono belli sono ...'un gelato al veleno' come dice la mia folle amica Gianna. Ho passato la domenica in casa a scrivere, scrivere, scrivere per poi accorgermi che in fondo non ho detto un granchè...
ho passato un anno a lottare, lottare, lottare... ma la questione è... non basta mai. Mica alla signora Gelmini... e neanche a quello che ci ha spostato in avanti il muro di gomma della pensione... non basta a me, alla sottoscritta.
Perchè tutto sommato questa storia del lamento sulla pensione mi ricorda tanto mio nonno che discuteva con gli altri vecchietti sulla panchina della stazione, incazzati col mondo e con Dio si divertivano solo quando parlavano di pensione e...acciacchi.
No, grazie!
Di questi tempi la cosa più difficile è il realismo, mica per gli altri, per me... ma realmente il mio lavoro finisce quando torno a casa e chiudo la porta? Neanche se guardo un bel film, ascolto la musica a 2000 decibel, neanche se mi ubriaco!
Ma realmente il mio lavoro finisce quando consegno tutti i documenti e dico arrivederci anche all'ultimo sanpietrino disconnesso del cortile?
Neanche se vado ai Caraibi per tre mesi! Ho già provato a stufarmi anche dei Caraibi! Da te mica puoi scappare!
Il mio lavoro è un gelato al veleno... ma avete presente quelle dosi di veleno che si prendono per antidoto? Ecco... non è detto che la parte più salutare sia il gelato!
E non è una condanna, il lavoro non è una condanna... non mi soddisfa... mai, mi serve per non fermarmi sulla panchina... voglio stare sul treno io.
La condanna se mai sarebbe sentirsi arrivati a destinazione... lì, sulla panchina della stazione a veder passare i treni... degli altri, e tu contento di lamentarti degli acciacchi e del governo!
Che bello! lavori con i bambini!!! Sì, proprio, che bello perchè è una lotta, una lotta mai finita per trovare la smisurata risposta al mio smisurato bisogno di soddisfazione... perchè a voi basta la prospettiva di una panchina di lamentazioni... magari anche ai Caraibi?
feste scolastiche
Ci sarebbero tutti i termini per lamentarsi ancora una volta.
Ma non ci sto, il mio tempo non lo perdo, perciò ho deciso che mi diverto!
Fare il pagliaccio è una delle mie passioni, chiamo Carlotta e Virginia e ci impiastricciamo la faccia a dovere. Qualche vestito largo largo, capelli arruffatissimi (avevo la parrucca ma non voglio schiattare dal caldo!), gavettoni, bottiglie d'acqua, pistole a spruzzo... e via che si va!
Una mamma e un papà sono miei colleghi di circo, l'aria è un po' moscia, c'è la musica ma nessuno balla... santo cielo ma non vedete che anche i sassi battono il ritmo?
Ok! Andiamo in giro e facciamo un po' di confusione. La cosa più bella è lo sguardo dei bambini... muti, con gli occhioni che parlano, ti puntano da lontano sperando che tu li noti: 'dai spruzzami maestra sciocca!' 'no, no ho paura...dai!'
Devono arrivare gli attori veri.... passano i minuti e i bambini sono tutti lì, siamo in tre adulti persi... non abbiamo pensato niente di niente, volevamo solo divertirci... ok mi butto: 'il ragnoooo, la moscaaaa, ZA-ZA!'
i bambini davvero si divertono solo se ti diverti tu, stavamo per iniziare la corsa dei cavalli... quella con le siepi e i ponti.... non la sapete??!! è una cosa che dopo ti cala la voce per un mese... ma ecco che arrivano i clown veri... ok finito!
'Però maestra lo facciamo domani a scuola?'
'Ciccio domani è domenica e la scuola è finita...'
'peccato maestra!'
'...si davvero... peccato'...ehi! ma cosa dico??
ciao ciao
Peter Gabriel: Solsbury Hill
Riesce a rendere esattamente l'idea di cosa significa stare sul confine, l'istante della scelta, non uno schianto eroico e impavido, ma la confusione, il credere ancora che se ci si butta ci si butta nel vuoto, in braccio a dei fantasmi.
Poi c'è qualcuno che ti chiama, mica ti butti perchè hai le visioni! E come disse quel tal pretonzolo di Brianza 'il coraggio uno mica se lo dà da sè...'
Grande Peter!
Una cosa sola gli obietterei: io ho un'altra esperienza, per essere libera non mi occorre recidere i legami, non ho il dubbio su dove o cosa tagliare della mia vita... niente e nessuno!
Diciamo la verità, noi non sappiamo volare, occorre un gancio, il salto nel vuoto lo fai se sei attaccato a qualcosa che ti regge... regge te e tutto quello che sei, la storia che hai...
il gancio per la libertà è uno solo, ma i legami che hai mica li vorrai far piombare nel vuoto!
Chi mi salva deve assicurarmi che salva tutto di me... se no... ripassi un'altra volta!
ciao ciao
Yeah back home
To keep in silence I resigned
My friends would think I was a nut
By turning water into wine
Open doors would soon be shut
So I went from day to day
Although my life was in a rut
Till I thought of what I'd say
Which connection I should cut
I was feeling part of the scenery
I walked right out of the machinery
My heart going boom boom boom
"Hey" he said
"Well, grab your things
I've come to take you home"
Yeah back home
When illusion spin her net
I'm never where I want to be
And liberty she pirouette
When I think that I am free
Watched by empty silhouettes
Who close their eyes but still can see
Well no one taught them etiquette
I will show another me
Today I don't need a replacement
I'll tell them what the smile on my face meant
My heart going boom boom boom
"Hey" I said
"You can keep my things,
Ain't goin' to take me home."
Ain't goin' to take me home."
Ultimo giorno di scuola
Accidenti, vi guardo un po' da lontano già... e vedo che siete cresciuti, e non è solo colpa del tempo che passa e che vi fa allungare le ossa, mentre a me fra poco le farà rammollire!
Anche quest'anno ho visto le vostre fatiche, le vostre conquiste, ho asciugato un po' di lacrime e sono stata rallegrata dai campanelli assordanti delle vostre risate.
Voi invece avete ballato un po' al ritmo sordo del mio tamburo di maestra brontolona, con santa pazienza avete obbedito alle mie incomprensibili richieste, avete anche tentato audaci ribellioni ma... ragazzi, che ci volete fare... per diventare uomini a qualcuno bisogna sempre obbedire, e di obbedienza in obbedienza si scopre poi che più grande è il maestro più l'obbedienza assomiglia alla libertà... ma questo è un discorso da grandi, uno di quelli da... 'maestra che barba... quando lavoriamo?'
avete ragione, adesso si deve anche andare in vacanza ed è giusto che siate impazienti!
volete sapere se vi ho promossi tutti? Ma scherzate?! E come farei ad andare avanti se mancasse anche solo uno di voi?
Lo so già che qualcuno l'anno prossimo sarà lontano, mi sento già il cuore che fa creeeek creeek! Ma è diverso! Lo capirete... mica devo farvi capire tutto io!
La questione è se mai un'altra... voi l'avete promossa la vostra maestra?
Brrr sto tremando in attesa di una risposta che, lo so bene, potrà arrivare solo fra molto, molto tempo... il tempo di diventare uomini e donne, ed io sono proprio impaziente che avvenga: non solo buone vacanze perciò ma buona avventura!!
ciao ciao
100!!!
A cosa serve un blog?
non lo so ancora però io ho trovato degli amici... e che amici!
ho scoperto cose su di me che non sapevo esistessero... non dico belle o brutte, chi se ne importa, ma un pezzo del 'tu' che c'è in me e che non sapevo esistesse.
ho scoperto che se dico delle cose a volte si capisce quello che ho nel cuore e nella mente, sorpresa!
ma soprattutto che molte di queste cose sono nel cuore e nella mente di altri. Non che siano pensieri sublimi ma credevo dovesse restare sempre tutto chiuso in un cassetto, come roba un po' inutile e dimenticata... invece nelle mie cianfrusaglie qualcuno ha trovato qualcosa per sè... ma che regalo potersi dire a qualcuno che ti ascolta!
Mica serve una folla per essere in compagnia, mica serve un evento epocale per essere contenti, mica servono tante parole per non sentirsi soli.
Già perchè in fin dei conti quello che ci commuove non è tanto che qualcuno ci risolve i guai, quello che commuove è capire che non sei proprio un ombrello rotto dimenticato sul treno, ti guardi intorno e vedi che su quel treno non sei solo... fai il viaggio insieme ad altri, e davvero è più facile credere che il viaggio è verso un destino buono... per tutti.
ciao ciao
il dottor Zivago non è un libro romantico
quelli che non sono mai caduti,
non hanno inciampato.
A loro non si è svelata la bellezza della vita."
B. Pasternak
...già, rovinati dall'appiattirsi della vita, conosciamo 3 o 4 sentimenti e bisogni primari... e neanche molto profondi.
Con che occhi abbiamo guardato il film? Con che cuore abbiamo letto il libro?
Il dottor Zivago non è un libro romantico, Lara non è solo una donna... Lara è la poesia, il tormento e la pace della scrittura, Lara è il mare delle parole che abbracciano la vita, la descrivono, la torturano e la quietano. Mare calmo o in tempesta, a volte pericoloso, profondo e misterioso eppure così accogliente da ricevere tutto l'essere che vi si immerge e reggerlo... anima e corpo.
Questa nelle mie poverissime parole, ma molto di più è Lara per Zivago... e Zivago è un poeta. Tutta la realtà per Zivago svela il suo volto nella poesia, nella scrittura.
Tutta la storia racconta il dolore e la dolcezza dello scrivere. Jurij Andrèevic è prima di tutto un uomo che guarda, osserva, uno che ficca gli occhi negli avvenimenti... fin dalle prime battute del libro è così, poi quando incontra Lara inizia anche ad agire, inizia la parola, l'espressione dello stupore mai placato, perchè anche di fronte alla tragedia Zivago guarda e si stupisce... quindi scrive.
La pace e la lotta di Jurij è Lara perchè Lara è la sua azione, il suo compito estremo che regge ed espande i suoi capillari in tutti gli altri doveri della vita, il tema musicale, l'ostinato.
L'arte di Zivago è un lungo, tormentoso e inesorabile cammino verso la casa, verso il suo destino, e Lara lo accompagna fino alla fine.
Ho detto fesserie? Forse sì, ma mi rifiuto, quasi con rabbia mi rifiuto di pensare a questo romanzo come ad un banale romanzo d'amore.
"...D'improvviso, per la prima volta in tutti quei giorni, Jurij Andrèevic comprese con assoluta chiarezza dove stesse, cosa gli fosse successo e cosa lo attendeva fra un'ora, due, al massimo.
Tre anni di cambiamenti, d'incertezza, di partenze, la guerra, la rivoluzione, sconvolgimenti, sparatorie, scene di distruzione e di morte, ponti saltati, incendi, devastazioni: tutto, di colpo, gli apparve come un enorme vuoto, privo di contenuto. Il primo vero avvenimento dopo tanto lungo intervallo, era questo vertiginoso avvicinarsi del treno alla sua casa, ancora intatta, ancora esistente nel mondo, e della quale gli era cara ogni pietra. Ecco cos'era la vita, che cos'era l'esperienza, che cosa inseguivano coloro che andavano in cerca d'avventure, ecco a che cosa mirava l'arte: ritornare a casa propria, ai propri affetti, riprendere a vivere."
Eric Clapton - Presence Of The Lord
Per la traduzione? Varie possibilità: sai bene l'inglese, esercizio di vocabolario, cerchi su internet...tanto ci sei già, me la chiedi così ci chiacchieriamo un po' sopra, ti tieni la curiosità e magari ti viene voglia di imparare le lingue!!!!
comunque Clapton è.... Clapton! Uno che sorprende, sembra l'araba fenice, sarà risorto almeno quattro volte nella vita... perciò non sorprende che canti certe cose!
Thank you Eric... dal profondo del cuore...
I have finally found a way to live just like I never could before.
I know that I don't have much to give, but I can open any door.
Everybody knows the secret, everybody knows the score.
I have finally found a way to live in the color of the Lord.
I have finally found a place to live just like I never could before.
And I know I don't have much to give, but soon I'll open any door.
Everybody knows the secret, everybody knows the score.
I have finally found a place to live in the presence of the Lord.
In the presence of the Lord.
I have finally found a way to live just like I never could before.
And I know I don't have much to give, but I can open any door.
Everybody knows the secret, I said everybody knows the score.
I have finally found a way to live in the color of the Lord.
In the color of the Lord.
Atlante
E' tutto legato insieme. E se vuoi raccontare di Atlante non puoi non considerare la storia dei Titani e dei Giganti, e lì ti infili anche nella faccenda di Prometeo che regalò il fuoco agli uomini ma la pagò molto cara...
Insomma è una storia sola e i protagonisti, tutto sommato, sono gli abitanti di un villaggio; le hanno proprio tutte: litigiosi, vanitosi, violenti o solo scontrosi, amanti e traditori... come gli uomini, guarda un po'!
La mitologia greca è una miniera di racconti, ma anche un comodo specchio per guardarsi.
Però ha qualcosa di incompiuto, come se le storie, sì legate insieme, non avessero una conclusione. Non un termine come storia, ma una conclusione che soddisfa le mie domande... sulla vita.
Atlante per esempio... della famiglia dei Giganti, aveva combattuto contro Zeus, e non sto a dire per cosa che se no la faccenda si allunga, figuriamoci se il padre degli dei gliela faceva passare liscia! Gli fa un bel regalino "tiè, e pigliati sta volta celeste sulle spalle! Mò reggi tu che così ci hai le mani occupate!" (l'accento mi è venuto più da Giove... per la cadenza greca dovrò studiare un po').
Qualcuno dice che fosse il mondo, qualcuno dice la volta celeste, fatto sta che sto poveretto si ritrova a reggere l'impossibile.
Come se non fosse abbastanza, un giorno passa di lì quel bel tomo di Ercole, sì quello che la faceva tanto lunga con le sue fatiche... che poi, diciamoci la verità, averne solo dodici!! Ci farei la firma!
Allora, con la scusa delle sue dodici fatiche pretendeva che tutti lo facessero riposare come aveva voglia lui... mica si parla mai delle trecento vacanze gratis di Ercole... solo delle fatiche! Insomma Ercole vuole da Atlante la frutta del suo splendido giardino:
"Si, aspetta che io vada a prenderti quel che vuoi, signorino... non vedi che sto a regge er mondo, le manine le hai anche tu... accomodati!"
Così avrebbe voluto rispondere il Gigante, ma gli venne in mente una cosa che gli sembrava migliore:
"Ma certo caro! Soltanto fammi un favore, vedi che ho le mani occupate.... reggi un po' qua!"
e gli piazza in grembo il suo fardello.
Ercole prende il bagaglio e aspetta... ma tanto scemo non è, perciò, dopo aver ricevuto quanto aveva chiesto, con uno stratagemma simile restituisce il bagaglio...
Ma la storia non finisce qui, perchè anche Perseo ci mette del suo, arriva al castello di Atlante, si piglia quello che si deve pigliare, che non sto a dire perchè è un altro capitolo, e, mostrando l'orribile testa di Medusa al padrone di casa, lo trasforma in roccia.
Fine dell'avventura.
Adesso ditemi se non è un poveraccio questo Atlante! Avrà avuto anche lui le sue colpe, non dico di no, ma condannato a reggere tutto lui!!
Ma quante volte, quante volte non ci siamo sentiti un po' come sto disgraziato!
Bene! Ditemi adesso se vi basta il finale. A me spaventa soltanto!
La faccenda è zoppa dall'inizio, temo. Perchè a me nessuno, ma proprio nessuno mi ha detto di reggere il mondo, a volte me lo sento sulle spalle... ma non è compito mio "A Zeus! Ripigliate un po' sto coso ch'è solo robba tua!"
Ogni tanto bisogna proprio fare così... dare ad Atlante quel che è di Atlante e a Dio quel che è di Dio... per fortuna il nostro Dio non si chiama più Zeus e questa restituzione è proprio quello che si aspetta da noi.
Perciò via dalle spalle il mondo ragazzi, se lo vogliamo conservare è meglio consegnarlo in mani fidate e capaci.
Sollievo!!
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