contare fino a dieci: classe prima (ppt)
La Signorina Decina
in formato pdf da sfogliare o scaricare
niente mi basta
per il video grazie a...qui
se sapessi dove trovarti farei anche il giro delle galassie
per portarmi da te.
sulla soglia di un pensiero mi sono perduto.
è bastato un riflesso di luce:
ancora una volta mi sono abbandonato.
se sapessi dove trovarti uscirei da me.
nessun tipo di vita conviene ai sogni,
questo tipo di illusione è una lama lunga e affilata.
credevo che il tempo cancellasse,
ma da solo il tempo non fa che ruggine.
se sapessi dove trovarti
morirei, anche lentamente.
nel mondo crollano le città
dentro me un mondo crolla
e sotto le macerie sento ancora un fiato,
fai presto, ti prego.
seduto da una vita
davanti allo spettacolo della vita
fatico a muovere un passo
e mi vedo già volare.
non posso volerti di meno
eppure non mi basti.
perciò siediti e riposa
bevi tutta la bellezza del creato e saziati se puoi,
so dove sei
ma non verrò a sfiorarti;
lasciami solo esultare e morire
con te.
mbè.. non sarà Leopardi ma a me piace...
Per cortesia
Marc Chagall on the roof of Paris |
Cortesia, gentilezza sono parole che nascondono in sè il sapore di una certa finezza, nobiltà d'animo.. ecco la parola! Niente di esagerato, solo una piccola cosa che è capace di cambiarti la giornata ricordandoti che a trattarsi come esseri umani si gode di più la vita.
Grazie a tutti quelli che sono cortesi, Dio sa quanto ne ho bisogno!
New York
ciao ciao
Valutare... cioè dare il giusto valore
Ma io quando ho tra le mani quella pagina bianca, davanti agli occhi ho una faccia, come faccio a fare il ritratto di questo bel tipo senza che mi tremino un po' i polsi? Parole, numeri... non mi basta mai niente, è sempre tutto così approssimativo!
Valutare = dare il giusto valore. E meno male che Pierino vale molto più di tutti i miei voti (sospiro di sollievo). Pierino è libero come l'aria, il suo giusto valore è stampato su un altro foglio che non ho scritto io, che è... toh, guarda! è vicino al mio! Bisognerà che qualcuno mi aiuti a leggerlo... intanto ti compilo la pagella...ooops... la scheda (si signora direttrice lo so che si chiama così adesso!!) e tu studia però!
Amadeus
Senza guardare, non c’è affatto bisogno di tante parole, solo qualcuno che ti respira vicino, che tenta di andare al tuo ritmo, forse lui c’è già passato e sa come succede.
Le cose che ha detto per sé un tempo, non sapeva neanche che tu esistessi ma, guarda, le ha dette per te.
E tu ci puoi appoggiare la fronte ad una musica, ti vengono i brividi e sai di non poter stare lì così per tanto; ma sono solo due dita, un respiro, un attimo, giusto per non sentirti perso, fuori dal mondo.
Ci sono canti fratelli del Silenzio, non sono molti, ma ci sono. Sono come quegli amici che non hanno paura di dirti la verità, di tacere una facile consolazione, ma che sono lì, qualsiasi cosa accada, filano per la loro strada e arrivano alla meta dritti alla bocca dello stomaco e tu ti dovrai pur accorgere di tutto quello che hai tentato di nascondere.
Certa musica fa male, strappa le bende dalle ferite come un chirurgo spietato, ben sicuro del fatto suo: accidenti, bisognerà pur fidarsi di qualcuno! E tu lo sai, lo sai fin troppo bene che l’unico amico fidato è quello che è capace di parlare con il tuo cuore.
Il genio di Mozart, consolazione per gli uomini.
Sainte Victoire, Cezanne e...io
E' Sainte Victoire, la montagna di Cezanne. Ed è strano questo incontro, inatteso, un regalo. E' come incontrare un amico che avevi conosciuto da lontano. Mi piace l'imprevisto, non c'è bisogno di chiedere informazioni, sono sicura sei proprio tu! Un amico è venuto a trovarmi e ci mettiamo a ricordare la comune conoscenza. Mi guardo attorno e non vedo niente di eccezionale, come può aver trovato mille volte ispirazione un artista qui, in questo posto che si può confondere con tanti altri? Eppure il genio fa così, lo sguardo suo, la sua intelligenza, il suo cuore, la sua mano hanno colto la bellezza dove tanti hanno lo sguardo corto dell'abitudine, hanno fatto diventare questo posto così unico, tanto che una piccola assonnata turista ha potuto ripartire da lì con la gioia di una segreta gratitudine.
Visualizzazione ingrandita della mappa
Il problema dei problemi
La maestra si lambicca il cervello per inventare una storia che stia in piedi, con i numeri e le parole, si chiamano problemi. Sta tutta la notte a correggere, e cosa ti trova? Tirannia!! Solo tirannia...però simpatica!
Si accettano suggerimenti per storie più....sensate!
ciao ciao
Carlotta in cima al mondo
intanto sono io a ringraziare te Carlotta... il tuo disegno, come un bel raggio di sole ha illuminato la mia giornata, in mezzo ai compiti da correggere, la spesa da fare, la lavatrice da scaricare, la montagna da stirare... il cielo da abbracciare!
ciao ciao!
Ascolta, è per te...
giornata nera
Nè arte nè parte
Tra il lusco e il brusco
Parlare a vanvera
Aiuto voglio scendere!
Chi mi salverà da me stessa?
eccetera eccetera eccetera
Se invece volete sentir parlare più seriamente di questo pittore vi rimando qui, e in inglese qui.
E non dico di più.
Oggi non è giornata!
ciao ciao... lo stesso
piccola storia di perla
Tuo fratello parla sempre in quella dannata maniera, pare sapere tutto, è così sicuro di sé che fa rabbia.
Lei lo sa, lo sente anche quando non lo sente.
Cuffiette, cartella ...”ciao ma....” e via in ascensore. Entra sempre a testa bassa, non vuole guardarsi nello specchio “bisogna che inizi ad usare qualcosa per questa pelle prima o poi, e tirati su quella frangia dagli occhi...” tua madre, un’altra che la sa lunga.
Traffico, autobus completo, neanche si ferma e tu che sei in ritardo “entrerò anche oggi alla seconda ora, e va bene mi tocca...”
“benarrivata Perla, svegliata bene?”
Sorriso sardonico del prof, e quel nome detto ad alta voce, quello stupido nome, così diverso, così scemo.
Quinto banco in fondo, a destra le principesse, a sinistra le salutiste, in mezzo: il brutto anatroccolo bleah!
Intervallo, a destra concorso di bellezza “chi ha l’ombelico più fico?”, a sinistra nessuno, sono già tutte in palestra. Perla, bambina ancora nell’ostrica, da sola ad ascoltare le solite perturbazioni musicali, nelle cuffiette bianche.
E adesso cosa vuole il prof? Perché non se ne va al bar con i colleghi? Ha puntato su di te... no!
“Guarda che la musica è una cosa troppo bella per usarla come una serratura...”
“Cosa?!”
“Ho detto che la musica è fatta per volare, per abbattere i muri non per tirarli su!”
Non gli rispondi neanche, perché neanche aspetta la risposta, si china, sorride tranquillo e se ne esce, niente predica. Quello fa sempre così, ti butta addosso le parole come se giocasse a palla, e poi se ne va.
Cambio dell’ora, altro supplizio: la ginnastica. A quando l’ora di “lasciatemi in pace”?
E’ così con queste creature: pochi, pochissimi anni, ma si compiacciono delle loro spalle curve perché credono di portare tutto il peso del mondo. E forse lo portano anche, perché questo desiderio sconosciuto, questo sottile tormento, questi cambi d’umore sono il segno dell’incerto confine che stanno varcando. Non sanno chi sono ma vogliono esserlo con tutta l’anima.
Perla sta tornando a casa da scuola.
Perla con la musica nelle orecchie e negli occhi ancora lo sguardo strano e allegro di quel prof che forse, forse non è poi così male come sembra.
Perla che entra nella casa vuota, tutti i giorni vuota, perché questa famiglia bisognerà pur mantenerla!
Compiti.
Squillo del telefono.
“Pronto, sono Giulia, c’è Perla per favore?”
Ecco: Giulia, un nome normale! Perché tutti sono normali e io no?
“Sono io, ma Giulia chi?”
“Non mi conosci, sono di terza C, scusa se ti chiamo a casa, ma dopo la scuola non ti ho vista fuori, volevo invitarti a teatro sabato sera”
“Scusa ma forse hai sbagliato persona”
“Ma tu non sei la Perla Coretti?”
“Si sono io...così dicono”
“Allora non ho sbagliato, abbiamo lo stesso prof, il Tappo, il bassotto di matematica...”
“Si, quello della musica...”
“No, non quello di musica...”
“Si, ho capito, era una cosa mia, una battuta. Bè, e allora?”
“Mi ha detto di invitarti, che ti sarebbe piaciuto, sabato sera al teatro Saletti facciamo un po’ di musica, niente di speciale, ma ci farebbe piacere averti fra noi!”
Bizzarra situazione. “E perché proprio io? Neanche mi conosci!”
“E perché no? E poi ti conosce il Tappo no? Allora?”
“Non so, devo dirtelo subito?”
Ma vallo a capire sto prof. Appena arrivato, due mesi o giù di lì, e si mette a fare lo splendido. Che ne so se ci vado?
Capirai che musica poi?!
Martedì, mercoledì... Tappo arriva ancora, e guarda se ti manda un fiato, un segnale, un cenno sulla cosa!
Giovedì, venerdì...
“Allora Perla ci hai pensato?”
“Pensato a cosa prof?”
Bugiarda, è tutta la settimana che ci pensi, e adesso che finalmente te lo chiedono.... "mi odio, mi odio, mi odio!"
“Dai che lo sai! Domani sera, vieni con quelli della C? E’ musica! Non ti piaceva la musica?”
Chissà perché ti trovi qui, sono un bel gruppo affiatato, e tu? Già, in che schifo di situazione mi sono messa, non conosco nessuno, tranne ....il professore, si bella consolazione!
“Dai, Perla, via quel muso, vedrai che ti diverti!”
Musica.
Risate.
Domande. Tante, sincere. Si sono accorti di te.
Tutto passa lieve, passa e non sei stanca, passa e neanche ti sei ricordata di lamentarti.
“Prof, ma lei allora lo sa che la chiamano Tappo?”
Risata. Allegra. Non è offeso. Strano.
“Guarda che mica sono nato professore, a scuola ci sono andato anch’io.”
“E tu, hai visto che la musica è più bella fatta insieme ad altri?”
“Lo so, ma ci sono dei momenti che...”
“...uno non deve stare solo... adesso lo sai”
E’ una parola, ma per non stare soli occorre qualcuno disposto a farti compagnia.
“Ma prof, com’è che io sono così?”
E perché queste domande che vengono a galla, e perché proprio con questi qui?
Si rischia. Per avere le risposte al desiderio che incalza si rischia. E sono domande grandi, le più grandi che conosce.
"Mia madre mi dice sempre di distrarmi, che non si può perdere tempo a cercare cosa è vero e cosa no, il bene, il male, perché l’ingiustizia, perché.... Mio padre mi dice che basta crescere e poi non ci si arrovella più".
"E’ vero Perla, guardare all’universo infinito fa venire le vertigini, ma non è che se non lo guardi il cielo non è più lì. C’è, è lì per te. Aspetta solo che tu sollevi lo sguardo".
Non far tacere le tue domande, mai. Perché le risposte ci sono. Ma sono come le stelle, le devi cercare con il desiderio del cuore, percorrere con la ragione le distanze, collocarle nella geografia del tuo cielo, dare un nome ad ognuna.
E se qualche volta sentirai la paura del volo guarda, accanto a te troverai sempre qualcuno che viaggia, che forse ha la tua stessa paura, che canta, che fa musica, che vuole stare con te.
Perla va a scuola.
Perla ascolta musica.
Perla ha fatto amicizia.
Perla sta uscendo dall’ostrica e solleva il naso alle stelle.
la strada
anche con la mia faccia di carciofo, anch'io ho un posto in questo mondo... che se non ci sto io con Zampanò, allora chi ci sta?
Tu sei più grande di quel che credi, non perchè sei bravo o bello, ma perchè ci sei... come le stelle.
Grazie, grazie, grazie!
("La strada" 1954 Federico Fellini. Con A. Quinn, G. Masina, R. Basehart. Musiche Nino Rota)
Maestre?!
Però ve lo giuro, a parte quando ero piccola, maestre con la frusta da domatore non ne ho più viste... bè forse solo per l'aspetto sì, attraente come.... una cornamusa!
Attenzione però a giudicare subito tutti male, il nostro non è un lavoro facile... me lo permettete?
Non ditemi che c'è qualcuno che non ha riconosciuto il film!
Tornatore "Nuovo Cinema Paradiso", musiche di Ennio Morricone. Anno 1989, credo.
Un film che fa piangere e ridere insieme, proprio come le più belle cose.
Incontro
“Perché dentro una lacrima c’è tutto un mondo, ed io vorrei poterla raccogliere come si raccoglie una perla, con delicato timore custodirla. Perché anche solo una lacrima può bucare la scorza dura di questo albero che tu sei. Se almeno tu sapessi piangere una lacrima, una sola... sarebbe come la porta del tuo strano nascondiglio che piano si schiude.
Guarda. Basta solo che tu guardi, fuori sembra già primavera.
Ma tu non senti il profumo, non vedi.
Ostinato, ti nascondi contando le tue ferite. A che serve?”
Così pensava quello strano uomo, camminando verso la ferrovia.
Come tutti i giorni, all’alba, avrebbe preso il treno. D’inverno ombra nella nebbia.
D’estate profilo lungo sotto il sole già alto.
Andare, tornare. Giorni uguali riempiti solo dalle ore.
Qualche cosa bella c’era pur stata... ma...
Ed ora quel pensiero, che non sembrava neanche suo.
Avete mai parlato con voi stessi come si parla ad uno sconosciuto?
Gente che corre, semaforo verde. Una scrollata di spalle e via: “ma che pensieri sciocchi e sentimentali sono mai questi, di prima mattina!”
Ecco, la pala di terra che si butta sopra ad un tremito di vita.
“Chi si piange addosso non è un uomo” aveva trovato questa strana filosofia per accontentarsi. C’era il lavoro, gli amici, pochi e scelti bene. C’era la passione per la fotografia: un uomo attivo, senza tormenti inutili. Quelli passati? Ho sotterrato la guerra.
Ma ritrovarsi la sera, da solo, davanti ad un fornello che non vuole accendersi... nessuna telefonata. Nessuno ti cerca oggi. I tuoi amici scelti...spesso scelgono qualcun altro.
E’ il momento terribile e dolce di quel ricordo, terribile era chiamarlo “dolce”.
“Basta”. Camomilla, a letto.
Una mattina come tante altre, freddo, nebbia, programmi per la giornata. Cose normali. Seduto di fianco al finestrino, le notizie in mano, distratto.
“Scusi, posso dare un’occhiata al giornale?”
Avrà avuto si e no vent’anni, pantaloni scuciti sulle ginocchia, libri buttati sul sedile di fianco ,sorriso, barba fatta male. - Non hai ancora imparato o adesso usa così? -
Lo sguardo si ferma su quella faccia da bambino che gioca a bastarsi, ritorna un pensiero, sempre quello... occorre scacciarlo.
“Che studi?”
“Università” già, roba da grandi eh!?
“Facoltà?”
“Medicina?”
Chiacchiere da compagni di viaggio, ma gli occhi di quel ragazzo hanno una luce strana, dà quasi fastidio.
Si scende alla stazione, si lavora, si risale. Sera.
Mattina: ancora lì, per caso. E poi ancora il giorno dopo, strana abitudine, strana conoscenza, strana amicizia: un uomo e le sue contorte strade, un ragazzo che vuol cambiare il mondo.
Per quanto sventolasse la sua stanca e arrabbiata filosofia davanti a quel ciuffo di capelli biondi, nulla sembrava capace di fargli cambiare i sogni, rimpicciolire le domande, rispedirle al mittente.
Gli faceva rabbia a volte: “gioventù troppo sicura di sé, vedrai... la vita...” fine del pensiero ragionevole, produzione neppure comprata, solo presa in prestito.
Ma erano diventati amici, poi iniziò la lunga fila dei giorni assenti.
Lo cercava sul marciapiede, lo cercava sul treno. Non si era accorto che quell’incontro mattutino gli rendeva più facile il peso del giorno.
Poi eccolo, di nuovo al suo posto, più magro, più pallido, ma col solito umore, con quei soliti occhi.
E poi la spiegazione, improvvisa, brutta, detta con la più calma semplicità: malattia, grave. Vita? Non è mia.
Rabbia di vederlo così, rabbia di sapere già, rabbia di non avere spiegazioni, soluzioni, illusioni. C’era già passato, aveva detto “mai più legami, mai più...”, l’aveva detto, perché non dargli retta?
“E allora che farai? Perché ancora il treno, studiare, lavorare, lottare? Perché?”
Ma quel bambino già grande aveva troppa sete per poter smettere di bere così.
“Non c’è rassegnazione, c’è più voglia di vita, fosse l’ultimo istante... sarà comunque il mio: un regalo”
Si ricordò di un altro legame, più stretto, più nascosto,più in fondo. Lo stesso dolore, più grande. L’aveva imbavagliato, tramortito, seppellito. Ora tornava, accidenti, più forte, più vivo, vinceva ancora.
E quella sera la rabbia si specchiò in una lacrima, in una pozzanghera di lacrime dove un uomo finalmente si scioglieva nel grido più libero che c’è “Vieni, ho davvero bisogno di Te”.
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Un piccolo uomo
Occhi grandi e chiari, da sognatore. Mani ruvide da contadino. Cuore semplice e curioso.
Non so come fosse stata la sua vita, laggiù vicino al fiume, tra i campi. Fame: tanta, ma anche braccia forti per il lavoro, e sorriso aperto alla battuta. Poca scrittura, a scuola forse fermo all’ “a b c”. Desiderio di sapere: grande come un campo da mietere con la falce.
La guerra dicevo. La prima di quelle grandi, è un conto che fa paura, i numeri sono cose che non finiscono. La numero uno, come se prima ci fosse stato uno zero. Giovani uomini buttati sopra l’abisso.
Marciava con gli altri, non so dove, non so se di sera o quando. La febbre alta, tremava e marciava. Poi basta, il buio. Il racconto si ferma, come un cambio di rotta tra le correnti del cielo. Ad ali ferme, fermo in una cella.
Traditore era la parola, che in tempo di guerra vuol dire morte. Forse inconsapevole, forse più uomo di tanti, chiese da leggere.
“Divina commedia” c’era scritto sul libro, forse glielo avevano dato con un macabro senso dell’umorismo. Di fatto lui, mite, incominciò. Con gli occhi di un bambino ostinato, con gli occhi azzurri e grandi da sognatore, con le manone da contadino, il suo cuore iniziò l’incontro con un altro cuore.
Senza soggezione, nessuno gli aveva mai detto che quel poeta lo chiamavano “il sommo”, lui incontrava un altro uomo, un mondo così diverso eppure così uguale al suo. Alcuni versi li mandò anche a memoria, chissà perché. Forse temeva di non poter più sfogliare quelle pagine.
Ali spiegate, nuova rotta. Non so come mai ma ebbe la grazia. Non morì. Ancora guerra e poi il ritorno a casa.
Nessuna ferita, fuori. La sposa, i figli, uno dopo l’altro, sei. I campi, il lavoro e quel tarlo dentro al cuore. Cercava risposte nella bottiglia. Cuore di desiderio, occhi da sognatore non sempre riusciva a lavorare.
La moglie: donna ruvida e forte; braccia e cipiglio da capofamiglia, anche al posto di quell’uomo segnato.
Lui, mite, la temeva. Ma erano contadini, niente complicazioni: nella buona e nella cattiva sorte, sotto gli occhi di Dio.
E così, in mezzo a due guerre eccolo camminare la sera, contento teneva le manine delle figlie tra le sue, grandi. Camminare sull’argine del fiume; il cielo limpido pieno di stelle, mai così tante come nel suo cuore.
Perso di notte, disteso sul prato a leggere il firmamento aiutandosi col dito come un bambino sulla pagina difficile: “l’Orsa maggiore, il Carro, Pegaso, Orione”
E le storie, quelle dei libri, quelle del popolo, quelle del suo pensiero. Come al suo poeta amico, anche a lui piaceva la sera tornare “...a riveder le stelle”.
Era un mondo dove i sognatori non avevano molto posto, e lui, mite, ci restava, stretto.
Ora che le stelle le tocchi con le mani, ora che scrivi anche tu parole di cielo, ti vedo guardare quaggiù e seguire col dito, come un bambino, la linea contorta del mio sentiero, mi piace pensare che un po’ di te, del tuo sguardo e del tuo cuore buono possa essere arrivato anche a me, caro il mio nonno sognatore curioso.
ciao ciao
le rondini, Lucio Dalla
e che c'è da dire di più? Buona visione... spero di non aver rovinato nulla con le immagini che ho scelto, casomai... chiudete gli occhi e ascoltate.
ciao ciao
Film
Mi permetto di segnalare qualcos'altro, non ha niente a che fare con la fantascienza e non è neanche un film nuovo.
"La vita è la realizzazione del sogno della giovinezza" recita una frase di Giovanni Paolo II.
Il cielo d'ottobre è il titolo del film dove questa frase diventa una storia.
Un ragazzo che sogna il cielo, lotta e trova la realizzazione del suo sogno. E' la storia vera di uno dei ricercatori della Nasa.
Oggi si parla molto di "sogni" ma spesso come qualcosa di irreale, impalpabile... fatalità.
Accidenti no!
Con i sogni io ci faccio a pugni, ma al tuo sogno ci devi andare in fondo, sarai pieno di lividi, ti si spaccherà il cuore, ma ci metti del tuo.
C'è sempre qualcosa in fondo ad un sogno, che si realizzi come vuoi tu oppure no, ed è sempre qualcosa per cui dici: ne valeva la pena.
Gioco con la geometria
Volete un bel gioco per divertirsi con la geometria? Esercizio di osservazione e imitazione,
l'A B C dell'imparare! Se si clicca sul link sarete indirizzati al sito dove ho preso il gioco, attenzione però a non passarci la giornata, mettete una sveglia accanto al computer e datevi un tempo, è sempre molto più bello correre fuori a giocare!
Ciao ciao!
Elogio alla Sicilia
E' inutile che io parli di Camilleri, perchè sa parlare perfettamente da sè, ma leggendo questo suo gustosissimo racconto ho risentito l'atmosfera e rivisto la gente di un luogo che mi sono accorta di amare, la Sicilia.
Non l'ho vista tante volte, ma ogni volta è stata un'esperienza totale. Non è la solita e noiosa differenza tra nord e sud, balle! E' incontare qualcuno che credi totalmente scoperto e, solo dopo, ti accorgi che con gentile ironia ti ha svelato unicamente ciò che ti era permesso. Nobiltà antica e distacco senza averne l'aria. La Sicilia è una signora che butta in mare le sue perle per farne isole di fuoco, perchè sa che può ottenere di più con la sua bellezza. La Sicilia è un colpo al cuore quando incontri l'ombra di un giardino orientale tra l'arsura di case popolari. La Sicilia è addentare con lo sguardo lo zucchero croccante di un mosaico, dimenticandoti gli occhi tra l'oro e i lapislazzuli di Monreale. E' trovarti a vestire i panni del divino ospite raccontato da Omero, e scoprire che qui è una cosa seria anche in un retrobottega. La Sicilia è tante cose che non so e che mi piacerebbe scoprire. La Sicilia è quella gentile autoironia e facondia di Marina che mi regala libri e mi insegna a parlare siciliano.
grazie amica!
ciao ciao
Ecco la nostra classe astronave
Un po' di disordine come da manuale. Qui la postazione del capitano Kirk:
alle spalle la mappa moolto ipotetica del cielo con, nell'ordine, involucri di gelato disidratato da astronauta (non cola e non si spiaccica ma noi abbiamo deciso che ci piace di più quello sulla terra), immagini di oggetti celesti, parole d'ordine e massime per motivare l'equipaggio. Dietro il mappamondo la bandiera della pace di Sara, casomai incontrassimo extraterrestri un po' bellicosi. (doppio clic sulle immagini per vederle ingrandite e.... poter leggere)
A sinistra: il modellino che riproduce quasi fedelmente la mitica Apollo 11, l'astronave che per prima ha portato l'uomo sulla luna. A destra: qui raccogliamo le stelle conquistate sul nostro cammino
ogni vera domanda....
L'equipaggio al lavoro. Ripresi di spalle perchè la nostra è una missione Top Secret, la loro identità non può essere svelata pubblicamente! A destra: due immagini del cielo del nostro Leonardo, degno omonimo del grande da Vinci.
saluti spaziali dalla nostra "missione avventura III A"
ciao ciao!
WN6H5J63ENQV
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