il laccio spezzato

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Stasera esco, non ho voglia di stare chiusa in casa. Andrò da sola in centro, a fare un giro. Così, a zonzo, a perdere tempo, sì, proprio, a perdere tempo!
Iniziamo da questo a fare tutte le cose che farebbero imbestialire mia madre.
Mia madre: la parte moralista e rigida di me. Stasera manderò all'aria tutto questo peso e inizierò a riprendermi la mia vita. Sì, signori...vi presento una che ha una vita propria.
Mi metterò uno splendido smalto rosso...laccato. Di quelli da donna 'donna'. Orrore! Troppo appariscente! Sì, voglio essere appariscente, farmi notare da... me, che non ci penso mai a quell'essere umano che sta dentro 'sta faccia, queste mani e...tutto il resto.
Pensare a sè stessi? Ma come? Non bisognava essere altruisti? 
Non ho mai sentito una parola più pesante e falsa e moralista di questa. Comincio da me, perchè mi sono estranea, perchè se non comincio da me gli altri va a finire che non li sopporto, a lungo, o breve andare, non li sopporto. Mi portano via lo spazio, l'aria, il respiro. Mi portano via me.
Poi andrò a zonzo, sì, senza una meta precisa. A respirare l'aria della mia città. A guardarmi intorno come si guarda intorno un bambino. Per riscoprire cosa mi circonda, per riprendermi tutto, perchè tutto io voglio. Io ho bisogno di tutto e di tutti. Anche di quel tizio fermo all'angolo con un mazzo di fiori...starà aspettando la ragazza... sì, decisamente sta aspettando la morosa...con quell'aria ridicola e imbarazzata! Bene, anche costui mi appartiene! Che stia pure con la sua donna ma, anche se non lo sa, mi appartiene.
Poi mi voglio mangiare un gelato. Con questo freddo? Mbè? E allora? E me lo prendo anche bello grosso e camminerò per strada, guardando le vetrine.
Mi sento una sovversiva, una mezza delinquente. 'Alla tua età io già....' mi sembra di sentirla la signora coscienza materna che si vorrebbe appoggiare alla mia vita con tutto il suo peso morto...eh no! Non mi freghi più.... adesso tocca a me... avrebbe già da tempo dovuto toccare a me, quindi è ora che mi decida.
Santo cielo! Non mi ero mai accorta che la vita mia appartenesse a me, a me. E stasera devo farle fare un bel giro, luci, vetrine, negozi...sì, negozi: un bel rossetto nuovo. Bisogna festeggiare con una cosa perfettamente inutile...trasgressiva direi. L'inutilità oggi è la mia trasgressione privata, è il mio inno alla libertà, alla libertà di sbagliare...finalmente sbagliare senza il fiato sul collo, senza le prediche degli insoddisfatti che per invidia vogliono triste anche te.
"Il laccio si è spezzato e siamo stati liberati..."
Da chi ho sentito questo? Musica sconosciuta. Eppure che nota intonata con il mio canto! Chi sei tu che mi segni il tempo? Tu che tieni il ritmo con il mio respiro?
Qualcuno una volta mi ha parlato di desiderio. Sembra un ricordo che sale dal buio, una cosa che avevo schiacciato sotto la terra della sottomissione, nel campo dove cresceva solo l'erba del lamento.
Desiderio: parola pericolosa e proibita. Neanche un'editoria clandestina mi ero concessa. Non sapevo cosa fosse fino a quando il geyser non ha fatto saltare le condotte sotterranee, fino a che non è esploso l'inevitabile desiderio. 
Fuochi d'artificio sono i desideri del mio cuore, che stasera hanno il sapore di fragola del mio gelato, il colore rosso rubino del mio smalto e il profumo di questo rossetto chanel... ma che in fondo, in fondo al cuore rimbombano come l'eco di un grido in Paradiso. Infinite possibilità, infiniti desideri, oggi finalmente inizio a vedere la vera mia faccia e scopro che vivere mi piace...accidenti se mi piace!
Chi devo ringraziare? Chi li ha inventati per me? Chi mi ha inventata la vita?
Mi guardo intorno e vedo la gente, gli altri, come me, ognuno con il suo fagotto di desideri, commoventi legami...li abbraccerei tutti! 

Buon Natale!!!

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Finisco questa raccolta con il pezzo che in assoluto mi commuove di più, fino alle lacrime, ogni volta.
Laudate Dominum da i Vesperae Solennes de Confessore, K. 339 di W. A. Mozart.
Musica sacra...ma la musica di Mozart mi chiedo dove non è sacra... giusto?
Rammenta di più il paradiso una qualsiasi aria del don Giovanni che non tante fregnacce che si sentono cantare a messa... e con questa 'sottile' polemica ci siamo giocati il parroco.;-))

Comunque devo festeggiare Natale, devo festeggiare il post numero 200 e devo festeggiare il primo anno del mio blog...perciò fatemi gli auguri. Spero che il mio regalo di canti natalizi sia passabile, ma l'ho fatto con tutto il cuore



BUON NATALE!!!
ciao ciao

canti natalizi 12

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Questo non è un canto tradizionale ma inconfondibilmente irlandese. Non è che vedo gli irlandesi sempre lì a bere Guinnes, ma è provato che le migliori canzoni 'drunk' siano le loro.
The Pogues è un gruppo degli anni ottanta e novanta...assolutamente fuori dagli schemi, assolutamente da conoscere.





It was Christmas Eve babe
In the drunk tank
An old man said to me, won't see another one
And then he sang a song
The Rare Old Mountain Dew
And I turned my face away
And dreamed about you

Got on a lucky one
Came in eighteen to one
I've got a feeling
This year's for me and you
So happy Christmas
I love you baby
I can see a better time
When all our dreams come true

They've got cars
Big as bars
They've got rivers of gold
But the wind goes right through you
It's no place for the old

When you first took my hand
On a cold Christmas Eve
You promised me
Broadway was waiting for me

You were handsome
You were pretty
Queen of New York City
When the band finished playing
They howled out for more
Sinatra was swinging
All the drunks they were singing
We kissed on the corner
Then danced through the night

The boys of the NYPD choir
Were singing 'Galway Bay'
And the bells were ringing
Out for Christmas day

You're a bum
You're a punk
You're an old slut on junk
Living there almost dead on a drip
In that bed

You scum bag
You maggot
You cheap lousy faggot
Happy Christmas your arse
I pray God
It's our last

I could have been someone
So could anyone
You took my dreams
From me when I first found you
I kept them with me babe
I put them with my own
Can't make it all alone
I've built my dreams around you

canti natalizi 11

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"Quanno nascette ninno"
canto della tradizione napoletana (XVIII sec.) attribuito a S. Alfonso Maria de Liguori


Quanno nascette Ninno,
quanno nascette Ninno a Betlemme,
era notte e pareva miezojuorno...
Maje le stelle,
lustre e belle,
se vedèttero accussí...
e 'a cchiù lucente,
jette a chiammá li Magge a ll'Uriente.

Maje le stelle,
lustre e belle,
se vedèttero accussí...

Se vedèttero accussí...

canti natalizi 10

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'You are the shepard'
The Nkomazi children (Africa)

Bisogna imparare dai bambini, bisogna imparare dai bambini a seguire. Bisogna imparare dai bambini la libertà del seguire... che semplice meraviglia!

canti natalizi 9

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Elvis... veramente a me piace di più quando si scatena... ma si vede che il Natale toccava le sue corde più sentimentali e 'languidose'...comunque, lasciatemelo dire, era un vero 'piacione'...no?!

Blue Christmas

canti natalizi 8

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Una ninna nanna per Gesù Bambino non può mancare. Questa l'ha scritta Mozart ed è cantata da uno splendido coro di voci bianche

Regensburger Domspatzen: Schlafe, mein Prinzchen, schlaf ein




canti natalizi 7

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Visto che ci siamo con i viaggi... ecco anche il Libano! Ho scelto un canto famoso, così non c'è nessun pericolo con la traduzione...va bene che per quanto ne so la signora potrebbe anche cantare l'elenco del telefono sulle note di 'Astro del ciel'... ma qui credo che faccia fede la musica.... giusto?
La cantante si chiama Fairouz, e visto che io non ne so proprio di più, metto il link per i curiosi.


canti natalizi 6

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Dalla Russia un canto dedicato ad un piccolo alberello nato nel bosco, diventerà uno splendido albero di Natale. 
Le parole ci sono, chi si vuole azzardare in una traduzione faccia pure...io mi sono fatta aiutare da Alina, la badante di mio papà...appena le ho fatto sentire il canto su Youtube si è illuminata: 'Su tuo computer trovi tutto...da!!'

В лесу родилась ёлочка / V lesu rodilas yolochka
(lyrics by Raisa Adamovna Kudashyova, music by Leonid Karlovich Bekman)
В лесу родилась ёлочка,

В лесу она росла,

Зимой и летом стройная,

Зелёная была.

Метель ей пела песенку: 

«Спи, ёлочка, бай-бай!» 

Мороз снежком укутывал: 

«Смотри, не замерзай!»

Трусишка зайка серенький 

Под ёлочкой скакал.

Порою волк, сердитый волк, 

Рысцою пробегал.

Чу! Снег по лесу частому 

Под полозом скрипит; 

Лошадка мохноногая

Торопится, бежит.

Везёт лошадка дровенки, 

А в дровнях мужичок, 

Срубил он нашу ёлочку 

Под самый корешок.

И вот она, нарядная,

На праздник к нам пришла, 

И много, много радости 

Детишкам принесла.
V lesu rodilas yolochka,

V lesu ona rosla,

Zimoy I letom stroynaya,

Zelyonaya byla.

Metel’ ey pela pesenku

«Spi, yolochka, bai-bai!»

Moroz snezhkom ukutyval:
«Smotri, ne zamerzay!»

Trusishka zayka seren’kiy

Pod yolochkoy skakal

Poroyu volk, serdityi volk

Rys-tso-yu probegal

Chu! Sneg po lesu chastomu

Pod polozom skripit

Loshadka mokhno-nogaya

Toropitsa, bezhit

Vezet loshadka drovenki

A v drovnyah muzhichok

Srubil on nashu yolochku

Pod samyi koreshok

I vot ona naryadnaya

Na prazdnik k nam prishla

I mnogo, mnogo radosti

Detishkam prinesla

canti natalizi 5

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COM
Il canto gregoriano è la rete sonora dei monasteri del mondo, è la voce umana che diventa cattedrale, è la preghiera che sgorga dal silenzio, è la passione d'amore che diventa ordine, è la dimostrazione che nell'insieme non si perde l'unico perchè se manca uno solo... il coro non è più come prima.



Puer natus in Bethlehem


In cordis Jubilo, Christum natum adoremus, cum novo cantico.
Puer natus in Bethlehem, unde gaudet Jerusalem, Alleluja.
Assumpsit carnem Filius, Alleluja Dei Patris altissimus.
Per Gabrielem nuntium, Alleluja, Virgo concepit Filium.
Tamquam sponsum de thalamo, Alleluja, Processit Matris
utero.  Hic jacet in praesepio, Alleluja, Qui regnat sine
termino.Et Angelus pastoribus, Revelat quod sit Dominus,
Reges de Saba veniunt, Aurum, thus, myrrham offerunt.
Intrantes domum invicem, Alleluja, Novum salutant Principem
De Matre natus Virgine, Qui lumen est de lumine, Alleluja.
In hoc natali gaudio, Alleluja, Benedicamus Domino, Alleluja.
Laudetur sancta Trinitas,  Deo dicamus gratias, Alleluja.


Nella gioia del cuore, adoriamo Cristo nato - con un nuovo
canto. Un bambino è nato a Betlemme alleluia, per cui gioisce
Gerusalemme Il Figlio si incarnò, L’Altissimo di Dio Padre.
Grazie all’annuncio di Gabriele, la Vergine concepì un figlio.
Come lo sposo dal talamo, cosi uscì dal seno della Madre.
Qui è deposto nel presepio, colui che regna senza fine.
E l’angelo ai pastori, rivela che cosa sia il Signore.
Vengono i Re di Saba, offrono oro, incenso e mirra.
Entrando nella casa a turno, salutano il nuovo Principe.
Nato da Madre Vergine, colui che viene dalla luce.
In questa gioia di Natale, benediciamo il Signore.
Si lodi la Santa Trinità, rendiamo grazie a Dio.

canti natalizi 4

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COM
Mi piace il Jazz, e mi piace quando rielabora la tradizione. Non so spiegare perchè, ma è come se la musica dichiarasse di non aver mai finito di imparare. Impara con libertà, nessuna obbedienza cieca, ma segue mettendoci qualcosa di nuovo, senza omologarsi.
Mi piace l'eleganza e la libertà del Jazz!

Questo è un canto tradizionale inglese del XV secolo circa, metto il testo anche se la versione è solo strumentale



God Rest Ye Merry Gentlemen
God rest ye merry, gentlemen,
Let nothing you dismay
Remember Christ our Saviour
Was born on Christmas Day
To save us all from Satan's power
When we were gone astray.
O tidings of comfort and joy,
comfort and joy;
O tidings of comfort and joy!

"Fear not," then said the angel
"Let nothing you affright
This day is born a saviour
Of a pure virgin bright
To free all those who trust in him
From Satan's pow'r and might"
O tidings of comfort and joy,
comfort and joy;
O tidings of comfort and joy!

The shepherds at those tidings
Rejoiced much in mind,
And left their flocks a-feeding
In tempest, storm and wind
And went to Bethlehem straightaway
This blessed babe to find
O tidings of comfort and joy,
comfort and joy;
O tidings of comfort and joy!

But when to Bethlehem they came
Whereat this infant lay
They found him in a manger
Where oxen feed on hay
His mother Mary kneeling
Unto the Lord did pray
O tidings of comfort and joy,
comfort and joy;
O tidings of comfort and joy!

Now to the Lord sing praises
All you within this place
And with true love and brotherhood
Each other now embrace
This holy tide of Christmas
All others doth deface
O tidings of comfort and joy,
comfort and joy;
O tidings of comfort and joy!



canti natalizi 3

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Poteva mancare un gospel?
O my Lord.... no!

ecco 'Mary Had a baby'



Mary had a baby (oh Lord)
Mary had a baby (oh Lord)
Mary had a baby
Mary had a baby
Mary had a baby (oh Lord)

She laid Him in a manger (oh Lord)
She laid Him in a manger (oh Lord)
She laid Him in a manger
She laid Him in a manger
She laid Him in a manger (oh Lord)

What did she name Him (oh Lord)
What did she name Him (oh Lord)
What did she name Him
What did she name Him
What did she name Him (oh Lord)

She named Him King Jesus (oh Lord)
She named Him King Jesus (oh Lord)
She named Him King Jesus
She named Him King Jesus
She named Him King Jesus (oh Lord)

Mary had a baby (oh Lord)
Mary had a baby (oh Lord)
Mary had a baby
Mary had a baby
Mary had a baby (oh Lord)

canti natalizi 2

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Passiamo alla Germania:
Una ninna nanna dolcissima cantata da Kathleen Battle e Federica von Stade
'Maria Wiegenlied' musica di Max Reger e testo di Martin Boelitz
Ho cercato di tradurre il testo, e non sapendo un ciffolo di tedesco sicuramente ci saranno degli errori, ma più o meno il senso è quello...meno male che non era un trattato di Hegel...avrei avuto un pochino di problemi in più!

Buon ascolto

Maria Wiegenlied
Maria sitz im Rosenhag
Und wiegt ihr Jesuskind,
Durch die Blätter leise
Weht der warme Sommerwind.

Zu ihren Füßen singt
Ein buntes Vögelein :
Schlaf, Kindlein, süße,
Schlaf nun ein!

Hold ist dein Lächeln,
Holder deines Schlummers Lust,
Leg dein müdes Köpfchen
Fest and deiner Mutter Brust!
Schlaf, Kindlein, süße,
Schlaf nun ein!

(Martin Boelitz, 1874-1918)

Maria seduta in un boschetto di rose
e rocce, il suo bambino Gesù
attraverso le fronde dolcemente
soffia il vento caldo dell’estate
canta ai suoi piedi
un uccello variopinto
dormi dolce bambino
dormi ora
tenero è il tuo sorriso
gradito è il tuo sonno
adagia il capo stanco
in grembo a tua madre
dormi bambino dolce
dormi ora.



canti natalizi

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facciamo una bella carrellata dei canti natalizi che più mi piacciono? Sicuramente me ne dimenticherò qualcuno, allora accetto suggerimenti!
Iniziamo da questo:  Campana sobre campana
è un Villancico, un tipo composizione musicale nata intorno al XV secolo in Spagna e Portogallo. In poche parole sono i canti natalizi della tradizione Iberica, passati anche nelle colonie oltre oceano.
L'ho imparato quando cantavo in un coro, mi piace il ritmo, la delicatezza delle parole ed il suono della bellissima e dolcissima lingua spagnola.
Buon ascolto




Campana sobre campana
Campana sobre campana
y sobre campana una,
Asómate a la ventana
Veras a un Nino endo cuna.

'Belen, campanas de Belen,
Que los angeles tocan
Que nuevas me traeis?'

Recogido tu rebano
A donde vas pastorcito
Voy a llevar al portal
Requeson, manteca y vino.

'Belen, campanas de Belen,
Que los angeles tocan,
Que nuevas me traeis?'

Campana sobre campana
y sobre campana dos,
asómate a la ventana,
porque esta naciendo Dios.

'Belen, campanas de Belen,
Que los angeles tocan,
Que nuevas me traeis?'

Caminando a media noche
donde caminas pastor?
le llevo al niño que nace
como a Dios mi corazón

Campana sobre campana
y sobre campana tres
en una cruz a esta hora
el Niño va a padecer

Si aun las estrellas alumbran,
Pastor, donde quieres ir?
Voy al portal por si el Nino
Con El me deja dormir.

TRADUZIONE
Campana su campana,
e su campana una,
affacciati alla finestra,
vedrai un bambino nella culla.

Betlem, campane di Betlem
dagli angeli toccate,
che nuove mi portate?

Raccolto il tuo gregge,
dove vai pastorello?
Vado a portare alla grotta
ricotta, burro e vino.

Betlem, campane di Betlem
dagli angeli toccate,
che nuove mi portate?

Campana su campana,
e su campana due,
affacciati alla finestra,
perché sta nascendo il Signore.

Betlem, campane di Betlem
dagli angeli toccate,
che nuove mi portate?

Camminando a mezzanotte
Dove vai pastore?
Porto al bambino che nasce,
come a Dio, il mio cuore

Campana su campana,
e su campana tre,
sulla croce a quest’ora
il bimbo va a soffrire

Se ancora le stelle illuminano,
pastore dove vuoi andare?
Vado nella grotta nel caso che il
bambino mi faccia dormire con lui

Compiti per le vacanze

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Ultimo giorno di scuola prima delle vacanze. Le vacanze di Natale. Saluti, baci, abbracci, regalucci e raccomandazioni. Vacanze.
Sì, ma cosa sono le vacanze?
Tempo libero? E libero da che? Libero per che cosa?
C'è il lavoro per cui sei pagato alla fine del mese.... con la più o meno 'giusta mercede'... e poi c'è il lavoro che ti aspetta a casa, per strada, al supermercato... i tuoi compiti insomma.
E ti accorgi che non esiste un tempo senza compito, non esiste un momento in cui non sei chiamato a rispondere a qualcuno.
Fosse anche il semaforo verde che ti invita a muoverti, tu devi rispondere a qualcuno.
Certo, a volte ti senti tirare la giacca da tutte le parti... a volte meno, ma...preferiresti vivere su un'isola deserta? Cacciare la testa sotto la sabbia? Fermare il mondo per scendere?

Ma che, il mondo lo reggi tu? 
Non ti accorgi che potrebbe funzionare anche senza il tuo lavoro? Ma tu puoi vivere senza lavorare?
L'uomo disoccupato si deprime, è provato, scientifico, fisiologico...altro che 'doverismo moralistico'!


Eppure il tempo libero è necessario. Necessario per il giusto distacco e la giusta domanda: 'a che scopo?'
Il denaro? Il potere? Ma se i lavori che mi sono piaciuti di più sono stati quelli che ho fatto gratis! Quelli fatti nel tempo libero....appunto!
Ma se il lavoro è la condizione quotidiana, che lo vogliamo o no, cosa mi permette di non viverlo come una condanna? Il sogno di una vacanza da film?

I sogni non asciugano il sudore della fronte, nè mi fanno lavorare con più gusto. Ho bisogno di una risposta reale, grande abbastanza per tener dentro la mia soddisfazione, la mia libertà...il mio lavoro.





marmo e silenzio

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Un giro al Museo Nazionale Romano, un giro in mezzo ad un popolo muto. Ne hanno visti passare di secoli queste facce! Chissà perchè ma qui c'è un silenzio strano, lunghissimo come secoli e freddo, affascinante ma freddo.
Prima le sculture romane. Tutto sommato volti dai tratti abbastanza familiari, caratteri precisi, nomi incontrati sui libri di scuola...toh! Eccolo qui il Cesare Augusto paludato da Pontefice Massimo! Te lo ricordi? Quello del censimento a Betlemme...quello che, manco lo sapeva, ma ha scavalcato l'anno zero che ha diviso il tempo, come il buco asciutto nel mar Rosso.
E Caracalla, e Caligola... e la serie delle loro matrone con acconciature impossibili. Ma le facce, le facce inconfondibilmente romane, ti viene da parlargli a 'sti illustri 'de noantri 'e...bonasera...e che, ce li famo du spaghi alla carbonara?'
Silenzio.
Ammazza... che serietà! Va bene che eravate tutti nel mio sussidiario di scuola, ma adesso non allargatevi troppo! Adesso nemmeno più i sette re si imparano a memoria! Peccato, una volta i bambini imparavano la storia come si conoscono le persone: Muzio Scevola e la mano sul braciere...Ahia! La lupa con i due pupattoli da allattare, i sette colli e i sette re... nomi e cognomi, come una filastrocca. Adesso si studiano 'i concetti'. Si, caro il mio Augusto paludato e impettito davanti al tuo altare, tu ti aspettavi di essere adorato come un dio....vorrei vedere la tua faccia adesso quando Pierino vedendo la tua immagine sul libro chiede alla maestra: 'ma perchè questo ha addosso l'asciugamano?' nun ce sta più religione... è proprio il caso di dirlo!


Un po' sconsolata passo nella sala delle copie greche.
Silenzio.
E questi sono proprio belli! Si, bellissimi. La bellezza secondo Atene. Un classico.
Mistero. Ma il cuore si stringe un po', perchè mi commuovo? Gli occhi scivolano con grande piacere su queste bellissime e delicate forme. Che opera d'arte il corpo umano! Che misteriosa bellezza l'uomo, dentro e fuori. Nessuna parte, nessun dettaglio è senza dignità. Nessuna censura, perchè la purezza è nello sguardo che ammira e ringrazia il cielo per la creazione. E ti riscopri a fermarti davanti all'incavo di un ginocchio e...cavoli speriamo quello non si sia accorto che da un quarto d'ora sto qui ad ammirare le natiche di Apollo! Ma accidenti sono proprio belle!
Però cos'è questa  malinconia? Qualcosa di desiderato e non posseduto, mai. Un grande bisogno negato: l'eternità della vita, il permanere della bellezza. Perchè non mi può bastare un sublime piacere di marmo, noi tutti lo desideriamo di carne e sangue, desideriamo la vita vita e non l'immagine affascinante ma fredda di quello che potrebbe essere e finisce...perchè finisce?

E poi, all'improvviso, una piccola statuetta un po' insignificante, tra i belli, tra i forti, un ragazzino. Un ragazzetto che a dodici anni si è messo a dissertare con le menti più fini del suo tempo, così come si mangia il pane e si beve il vino, uno che ha detto 'l'eternità sono io, io sono la bellezza, sono io l'acqua per la tua sete, io quella carne, io quel sangue'. Tra tutte quelle statue bisogna scovarla, e una volta che la trovi non è detto che ti interessi... oppure? Oppure accettare la sfida: 'adesso fammi vedere se quello che dici è proprio vero...dai!'


Che bel silenzio pieno di mistero in quel museo!

ciao ciao

Vincent

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Roma: mostra di Van Gogh. Bella. Mica sempre càpita così, spesso queste mostre sono più una operazione affaristica, basta qualche nome di moda che fa da specchietto per allodole ed ecco il guadagno. Qualcuno mi ha detto che non valeva la pena: 'ci sono pochi quadri di Van Gogh'. 
Sinceramente non mi hanno convinta, pochi o tanti quadri, affare o no, secondo me vedere anche solo un quadro di Vincent è un'esperienza da fare.
Qui ho trovato in più un percorso semplice e sincero. Non solo quadri ma anche disegni. Non solo colori accesi ma anche immagini più spente, monocromi. E' un rischio perchè mica tutti son disposti a vedere opere meno note di un pittore famoso. E poi l'accostamento ai maestri come Millet, ai contemporanei, ai precedenti. Niente di eccessivo, giusto quanto basta per farsene un'idea.
Comunque il percorso può essere trovato qui. Io voglio, come al solito, limitarmi a raccontare la mia esperienza di stupore di fronte all'ultimo regalo che ho ricevuto.

Cercherò di andare con ordine, ma sono solo impressioni. Mi sono trovata prima di tutto di fronte ai disegni e agli acquarelli che ritraggono contadini, li ho trovati accostati molto bene agli stessi soggetti di Millet che Vincent aveva conosciuto e copiato. Si, copiato come un bambino, come un bravo scolaro.
Ma quanta più commozione in questi diligenti compiti, in confronto alle pur belle ma un po' didascaliche immagini del suo maestro!
Si, lo sappiamo che Van Gogh era sensibile, ma vederlo scritto nei tratti del suo pennello è quasi come vederlo piangere, faticare, condividere, lì, davanti a te.
Tutto verde scuro, marrone, grigio, brumoso, sporco... eppure non senza dignità, soprattutto mai, mai senza speranza, come quell'improvviso, misericordioso lungo tratto di luce arancio all'orizzonte di un campo, alle spalle di due contadini curvi e impastati di terra. Quasi che la luce della grazia ci tenesse ad accompagnarli fin dentro la loro inconsapevole fatica.

La storia è nota. Figlio di un pastore protestante, impegnato in studi teologici, avviato alla stessa missione del padre, desideroso di prestare la sua opera tra la povera gente, Vincent credeva di avere un compito, anche con la sua opera pittorica, pensava di poter aiutare questi contadini a riscattarsi attraverso la bellezza, aveva un suo buon progetto 'sociale'. Fallito.
Fallito? Forse.
Secondo me ci è riuscito quando ha smesso di pensare di dover dipingere 'per' gli altri. Forse non ha mai smesso veramente, ma il dono di Vincent, quello che sento di aver ricevuto da lui, è proprio quello che lui ha fatto a sè, seguendo il suo desiderio, le sue attrattive, il suo commuoversi di fronte ai colori della realtà, alle cose, ai fiori, alle persone.
E' 'per' me quando grida il suo bisogno di essere amato, quando si stupisce di fronte ad un mandorlo in fiore, quando si spaventa sotto un improvviso volo di corvi neri.

Altri quadri, di altri pittori presenti alla mostra sono belli, pieni di atmosfera, capolavori insomma. Case e paesaggi... cose insomma.
Cosa trovo invece nei covoni di Vincent, nelle case, nei campi, negli alberi? E' strano, la stessa cosa che trovo nei suoi ritratti: una presenza. Due occhi che mi guardano da un suo quadro sono quasi esattamente come due cipressi che si innalzano agitati nel cielo: io sono guardata, sono di fronte a qualcuno. Sono di fronte alla passione di Vincent, alla sua domanda, al suo cercare nelle strade del mondo la ragione della sua vita, quella compagnia che forse voleva anche offrire ma di cui certamente aveva infinitamente sete.
Che drammatica bellezza che Vincent sia stato quel che era! Non senza sacrificio ma solo per quel che era.

Che bello allora sapere che, se un compito abbiamo nella costruzione del nostro pezzo di mondo, nel fare quello che ci spetta... questo è solo e unicamente seguire il nostro desiderio, sinceramente, con commozione e libertà. Gli altri hanno solo bisogno che noi siamo noi stessi, fino in fondo.

Ciao ciao

L'eredità di un uomo libero

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COM
TESTAMENTO DI PADRE CHRISTIAN DE CHERGE’

Se mi capitasse un giorno - e potrebbe essere oggi - di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a questo paese.
Che essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale.
Che pregassero per me: come essere trovato degno di una tale offerta?
Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.
La mia vita non ha valore più di un’altra. Non ne ha neanche di meno. In ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia.
Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca. Venuto il momento, vorrei poter avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nello stesso tempo di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito.
Non potrei augurarmi una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che io amo venisse indistintamente accusato del mio assassinio.
Sarebbe pagare a un prezzo troppo alto ciò che verrebbe chiamata, forse, la “grazia del martirio”, doverla a un Algerino, chiunque sia, soprattutto se egli dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam.
So di quale disprezzo hanno potuto essere circondati gli Algerini, globalmente presi, e conosco anche quali caricature dell’Islam incoraggia un certo islamismo. E’ troppo facile mettersi la coscienza a posto identificando questa via religiosa con gli integrismi dei suoi estremismi.
L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un anima.
L’ho proclamato abbastanza, mi sembra, in base a quanto ho visto e appreso per esperienza, ritrovando così spesso quel filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa proprio in Algeria, e, già allora, nel rispetto dei credenti musulmani.
La mia morte, evidentemente, sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo, o da idealista: “Dica, adesso, quello che ne pensa!”.
Ma queste persone debbono sapere che sarà finalmente liberata la mia curiosità più lancinante. Ecco, potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo, frutto della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre di stabilire la comunione,giocando con le differenze.
Di questa vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per questa gioia, attraverso e nonostante tutto.
In questo “grazie” in cui tutto è detto, ormai della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, insieme a mio padre e a mia madre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e a loro, centuplo regalato come promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo “grazie”, e questo “a-Dio” nel cui volto ti contemplo.
E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due.
Amen! Inch’Allah.
Algeri, 1° dicembre 1993
Tibihrine, 1° gennaio 1994



Seraphine

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"Sii appassionato nel tuo lavoro, Dio è presente anche in mezzo alle pentole"

Questa frase di santa Teresa la pronuncia Seraphine mentre lava i pavimenti.
Chi è Seraphine? O meglio: chi era?
L'ho incontrata in un bellissimo film, era una serva, sì una 'serva' secondo il più classico concetto. Lavava i pavimenti e le lenzuola, stirava e cucinava nelle case dei signori. Ma aveva un segreto: dipingeva.
E dipingeva come si cammina o si respira, nessuno glielo aveva mai veramente insegnato, lo faceva e basta. Si fabbricava i colori con terra, erbe, sangue di bue e olio delle candele, quelle della chiesa; e mentre dipingeva cantava "Veni Sancte Spiritus".
Quello che faceva lo faceva sempre davanti a qualcuno: il suo angelo custode.
Ma la cosa che me l'ha resa più simpatica è stato il vederla percorrere la bellissima verde campagna francese, carica del suo pesante cesto, con passo un po' goffo, arrampicarsi inaspettatamente su un albero e, semplicemente contenta, godersi la pace che solo un momento così può dare all'animo.
E' chiaro che un soggetto del genere non poteva che disturbare l'ordine delle cose, andrà così a finire i suoi giorni in un manicomio. Ma l'ultima immagine del film non è triste, mi ha confermato la verità della frase di santa Teresa: se davvero Dio è presente anche in mezzo alle pentole, in qualsiasi luogo tu sei non sarai mai solo.
Seraphine non è un personaggio inventato. E' realmente esistita, si chiamava Seraphine Louis ed è conosciuta come Seraphine de Senlis.
Sul suo epitaffio avrebbe voluto fosse scritto "Qui riposa Seraphine Louis, che non ha rivali, aspettando la sua felice Risurrezione"invece è stata seppellita in una fossa comune, come Mozart.
Un consiglio: andate a vedere il film,  la protagonista è interpretata da una magnifica Yolande Moreau

paure

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Dottore: "Guardi il suo papà potrebbe anche tornare a casa, ma potrebbe restare e fare questa cura, d'altra parte ci sarebbe anche questa, ma con altre medicine forse è possibile... comunque mi dica lei cosa si può fare.... e mi raccomando usi i termini clinici adatti e poi mi firma questa cartella con cui ci scarica da ogni responsabilità su eventuali decisioni errate"
Paziente: "Dottore che malattia ho? Che cure mi prescrive?"
Dottore: "Non so, se lo faccia dire dai suoi parenti!"
Parente del paziente: "Dottore ho bisogno di inoltrare una pratica per l'invalidità..."
Dottore: "Sì, mi procuri carta, penna, dizionario dei termini medici e... scriva, prima però mi paga 50 euro per il disturbo di firmare.... sa noi medici rischiamo grosso!!"
Parente del paziente: "Mi permetta ma... non capisco, mio padre sta male e non so cos'ha, può venire a fargli una prima visita?"
Dottore: "Ma scusi è lei la figlia, e viene a chiederlo a me.... ma dove sta andando la sanità in Italia! Una bella bomba ci vorrebbe!"

A Scuola
Direttore: "Abbiamo un caso di disobbedienza recidiva e genitori che si lamentano... ecco la strategia:
Punto I   far studiare a memoria il regolamento della scuola
Punto II  scrivere una nota a mezzo diario
Punto III minacciare l'invio del piccolo delinquente negli uffici della direzione
Punto IV portare il suddetto delinquente in direzione dove scoprirà che il direttore non è poi così cattivo, riceverà un buffetto sulla guancia, un bel 'non farlo più' e magari anche una caramella
Punto V convocazione dei genitori da parte del direttore che poi non si farà trovare alla riunione, che comunque ho degli insegnanti bravissimi e poi l'importante è che le famiglie sappiano che la
scuola si muove ogni volta che... alzano la voce...


Paura. Paura di sbagliare, e allora carte e regolamenti, firme e scarico di responsabilità. Mansionari anche per i rapporti umani... così più nessuno potrà dirmi che ho sbagliato.
Sbagliare: forse questo è lo spauracchio?
Non siamo più capaci di ammettere la cosa più facile del mondo: l'errore.
E non dico che c'è una giustificazione.... dico solo che c'è... la possibilità dell'errore c'è.

Come bambini viziati pensiamo che se qualcosa va storto basta sbattere un po' i piedi, urlare e picchiare il colpevole e.... magicamente tutto andrà a posto.
E così, con questa caccia al 'Chi è stato deve pagare' nessuno più si muove a fare quel che gli spetta. Perche? Perchè siamo stati tutti. E tutti stiamo diventando morbosamente attenti agli errori degli altri, forse per tirare un sospiro di sollievo e pensare "Eh no, io non sarò mai così...!"
Sono sempre più convinta che il senso di colpa genera paura, mentre con un sano senso del peccato c'è rischio che si generi anche condivisione.

 

Imparare a leggere

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I bambini... i bambini hanno tanti modi per dirci le cose più grandi, ma sempre semplicemente e senza giri tortuosi.
Gli adulti non sempre sentono, non dico 'ascoltano', ma proprio spesso non 'sentono'. E' come se non sapessimo leggere. Non dobbiamo deprimerci però... siamo un po' dislessici, leggiamo storto nelle righe dritte, abbiamo bisogno di pazienza.

Un bambino disegna: case, bambini, animali... colori... sembra tutto così bello e ingenuo; poi guardi bene, te lo fai descrivere e scopri che c'è tutta la famiglia... tranne lui, bang!!!
Un bambino scrive una storia allegra, una storia di animali e giochi e avventura. Poi arrivi alla fine e invece di 'vissero felici e contenti' trovi  "tutto finì bene: suo padre gli disse che sarebbe arrivato presto" bang bang!!!

Tuo figlio arriva a casa e ti racconta che Pierino non vuole giocare con lui... hai deciso che quel giorno lo  ascolti e fai il genitore responsabile? Bene, parti in quarta e telefoni al babbo di Pierino, dicendogli che proprio non si fa e che deve educare suo figlio. Risultato? Se Pierino fino ad oggi poteva avere dei dubbi ora sa con certezza che deve stare alla larga da quel cocco di mamma.

Ma santo cielo come si fa? Come si fa a combinarla giusta? Chi ce lo insegna a leggere dritto?
Quando si deve tirar grandi degli uomini la cosa peggiore è credere di saperlo fare, o credere che il proprio dovere sia non sbagliare mai.

Ma per imparare a leggere bisogna guardare le parole scritte... "non distrarti Luigino! Guarda il libro e non le tue dita!"
"Non distrarti papà.... guarda me e non la tua faccia nello specchio dei tuoi pensieri importanti!"
Forse educare è proprio guardare un altro e smetterla di pensare se siamo o no capaci.