Profumo di soffritto
Dalla mia infanzia non ricordo anni facili ma niente di terribile. La vita che noi chiamiamo "normale" con i suoi alti e bassi, tra famiglie vicine, la solidarietà di piccoli gesti, neanche troppo, per carità. Siamo a Milano, e qui si bussa al vicino solo se proprio non puoi farne a meno. Ma, a dispetto di quel che purtroppo si dice, qui siamo capaci di essere davvero accoglienti. Solo che lo facciamo come pensando ad altro, sembriamo scocciati, ma non è così. È che si pensa al fatto che non può bastare, che bisogna organizzare meglio, che una goccia non riempie il mare del bisogno. Qui, nella storia di questa ruvida città, sono sorte opere di carità di tutte le specie e misure. Non è vero che i milanesi pensano solo a lavorare, è che anche la solidarietà per funzionare ci deve diventare come un lavoro. Così pare che si perda quel calore umano di cui tanti ci lamentano il difetto. Il milanese non è caldo, è "operativo ciumbia!". Va bè, prendeteci come siamo, perché comunque la nostra parte la facciamo. E adesso, anche adesso occorre che si faccia, perché a noi non ci piace veder morire le creature in mare. Sulla spiaggia i "fiulit" devono giocare con paletta e secchiello e non essere raccattati come conchiglie rotte. Ma siamo ancora addormentati e pensiamo ad altro, come se aspettassimo anche noi che qualcun altro si occupi del problema. Distratti e addormentati. Per fortuna C'è chi ha la bontà di tirarci la giacchetta, c'è un cardinale che dice di aprire gli oratori, di far venire anche qui un po' di quelle famiglie che stanno scappando dalla guerra, così da farli sentire un po' come a casa e farli svegliare la domenica mattina con il profumo del soffritto, che è un po' come il profumo della pace. È una goccia nel mare? Intanto fai questo che poi ci si organizza "ué raga, operativi neh!"
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