l'attimo che fugge
L'attimo fuggente.
Siamo forse in cinque o sei, cinque o sei persone al mondo a cui non piace questo film.
C'è una linea abbastanza sottile che divide la cattedra dal palcoscenico, ma è una voragine e per non caderci dentro non ci basterà certo ballare sui banchi.
C'è un uditorio da affascinare, ci sono parole da dire, frasi di altri da interpretare, gesti da misurare e pause da rispettare... ma una cosa è fare l'attore e un'altra il maestro.
E non è affatto facile trovare qualcuno in cui le due cose coincidono, come non è facile trovare il genio, la genialità non si trova al supermercato.
Tante cose dotte e interessanti sono state dette su questo film, eppure continua a lasciarmi quel rabbioso senso di falsità estetica che me lo rende insopportabile.
E' facile, facilissimo salire in cattedra e scoprire dopo una lezione particolarmente riuscita che una buona dose di soddisfazione è stata il frutto di un auto-compiacimento. Ci si ascolta parlare, ci si piace. Ok, ci può stare...ma solo questo non è educare, non è tirar su uomini mi spiace, non lo è.
Sono ben più numerose le lezioni sgonfie, faticose, quelle che ti spaccano i muscoli e i sentimenti, sembra di salire una montagna con un carico di sassi da trascinare a braccia. Finisce la giornata e ti accorgi che non ti sei spostato di un millimetro. Non hai fatto il grande gesto, non è entrato uno iota in quelle testoline, l'unica cosa di cui sei certo però è che li hai amati, anche così hai cercato di scoprire il loro destino insieme al tuo.
Non è una tua parola detta bene che li può salvare, non è l'estetica nè il romanticismo che fanno di un appassionato un educatore.
Perchè inseguire l'attimo che fugge se è vuoto?
Io devo dire di una pienezza, a cosa educo se tutto fugge? Se la bellezza è vana a che scopo vivere? La bella immagine del poeta con la fronte imperlata di sudore perchè appassionato di...vuoto? La normalità è una catena? Solo una vita esteticamente affascinante vale la pena di essere vissuta? Allora per noi, massa di impiegati e fattorini, per noi che riempiamo le tangenziali ad ore fisse, sì per noi, l'unico gesto poeticamente vero sarebbe solo il suicidio?
Ho visto persone semplici curve per notti intere su pile di quaderni, ligi compilatori di registri, pazienti ascoltatori, attenti lettori di pagine dalla grafia impossibile, gente che non aveva memorabili frasi per definire Tizio e Caio, per squadrarli e incasellarli nei ristretti spazi di definizioni senza speranza...gente appassionata e invisibile, forse esteticamente brutta ma consapevole di avere a che fare con la cosa più grande degli uomini: la loro libertà.
Niente danze sui banchi nè sulle tavole del palcoscenico, solo un paziente lavoro da giardiniere, curvo, curvo sulla terra di un altro a far crescere il seme di un altro, perchè è di un altro la baracca non della tua performance.
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