playlist di fine anno
Aspettando il Natale 10
Might be a rock'n' roll adict prancing on the stage
Might have money and drugs at your commands, women in a cage
You may be a business man or some high degree thief
They may call you Doctor or they may call you Chief.
But you're gonna have to serve somebody, yes indeed
You're gonna have to serve somebody,
Well, it may be the devil or it may be the Lord
But you're gonna have to serve somebody.
Aspettando il Natale....
Quest'anno pensavo di ascoltare qualcosa che all'apparenza di natalizio ha ben poco.
All'apparenza.
Ma il Natale è tutt'altro che apparenza, l'abbiamo fatto diventare una mielosa e appiccicosa bugia, mentre non c'è niente di più sovversivo e corrispondente alle domande umane.
Ecco, aspetterò il Natale con tutti quelli che domandano.... che lo sappiano o no a Chi si rivolgono, io sono come loro.
ciao ciao
La mia terra
Visita a San Michele, chiesa di re e imperatori. Imperatori di quella cosa che poi avremmo chiamato Europa. Di qui sono passati. Qui hanno chinato la testa in un gesto forse simbolico, ma che serviva a ricordare loro che senza l'aiuto di Dio l'uomo, tutti gli uomini, pezzenti o imperatori, santi o peccatori farebbero cilecca, cilecca a far bene o a peccare alla grande.... cilecca comunque.
Ne è passato di tempo sotto i ponti di Pavia! Ne ha viste di lotte questa piccola incantevole città.
Ho ripensato a tutte le città d'Italia che ho visto e camminato. Come Pavia tutte: storia, arte, lotte anche tra fratelli, odio, rancori, gelosie e poi lavoro, opera, bellezza, sfida coraggiosa o incosciente al tempo e alle avversità sue.
Amo la mia terra. E se non ne conoscessi anche le brutture penso che la amerei di meno. So della meschinità di cui siamo capaci ma non mi scandalizza, niente giustificazioni, ma nemmeno svendita al miglior offerente. Nessuna, ma proprio nessuna vergogna. Sono una svergognata amante della mia terra.
Perchè la vergogna è il seme del tradimento, la vergogna è frutto della dimenticanza, figlia dell'ignoranza, ma di quella figliolanza abbandonata, orfana, senza alcuna appartenenza e perciò pronta ad essere schiava del primo mercenario prepotente.
Chi ride dell'Italia oggi, chi fa festa in questo difficile momento dell'Italia di oggi sono soggetti di due tipi: gli ignoranti con la memoria corta che aspettano di essere salvati senza spendere una goccia di sudore, o i falchi che ne conoscono bene il valore e se la vogliono comprare a poco prezzo.
In tutto questo chi ancora dichiara di vergognarsi di essere italiano, e solo per le colpe di qualcun altro, si chiama fuori dalla propria storia, fuori dalla propria terra... Bene, libero di andarsene a sputare sentenze per il mondo, ma dubito che prima o poi avrà la libertà di appartenere a qualcuno, dubito che potrà mai dire 'io' a sè stesso o 'mio' a qualcosa, dicendolo come solo sa dirlo un uomo libero, forse ferito, forse meschino, povero e limitato ma libero.
In questi giorni mi sono fatta una certa idea: credo che i perfetti, alla fine, non abbiano una patria. Ecco chi sono i poveretti.
The big Kahuna
Mi piacciono i racconti quando sono costruiti come metafore. Forse non so leggere fino in fondo, però un po' di ABC la vita me l'ha insegnato.
Ho rivisto un bel film che avevo quasi dimenticato.
E' capitato altre volte: leggi o vedi qualcosa una volta... magari anche due, e ti passa addosso come acqua calda in estate...evapora subito senza traccia.
Poi, per caso, si ripete l'occasione, ed è quella dove scatta la corrispondenza. E' stato così per Big Kahuna.
Non è un film facilissimo. Praticamente non succede niente. Praticamente succede tutto.
Tre venditori attendono in una camera d'albergo. Attendono di incontrare il grande acquirente. Il colpaccio della vita insomma. Due esperti e un pivellino. Un cinquantenne un po' disilluso ma paziente, di quella pazienza che nasce un po' dalla conoscenza dei propri errori, e da una domanda, per fortuna, ancora viva, ferita, stanca ma viva. Grande Danny DeVito.
L'altro un po' più giovane, più compiaciuto del proprio cinismo ma incapace di essere aspro fino in fondo. Un saporitissimo e mordace Kevin Spacey. Infine il giovane che, sotto una timida e docile apparenza, risulta essere il più rigido dei tre.
Tutto è pronto per accogliere il personaggio tanto atteso e che non si vedrà mai. Arriverà, certo, ma non si vede.
La felicità sarà aspettata, cercata, corteggiata ma non si vedrà mai.
C'è, è lì, ad un soffio, proprio lì dove la attendevi, ma non te ne accorgi. Solo il più giovane incontrerà l'atteso grande compratore di lubrificanti, ma, preso dal suo progetto, non riuscirà a cogliere l'occasione.
E' un film di dialoghi, domande, senso religioso. E dico questioni religiose non perchè si parla di Cristo. Balle. Infatti il personaggio più pio e devoto, il ragazzo, in effetti mi pare il meno religioso dei tre.
Dico religione intendendo ricerca della felicità, della risposta alle grandi domande sulla vita, la morte, l'onestà e l'amore. Domandone insomma, che tutti, sbagliando, ci immaginiamo pesare nella testa di pochi addetti ai lavori e solo in alcuni e importanti momenti della vita. E invece? Invece risultano alla nostra portata, per noi, semplici, normali, limitati e un po' cinici commessi viaggiatori.
Ciao ciao
Dall'altra parte del mondo
Si chiama Earth Cam e, in buona sostanza, raccoglie i filmati in diretta da telecamere fisse sparse un po' in tutte le principali città del mondo.
Ho scelto una panoramica su Times square a New York. Mi è capitato una volta di essere dall'altra parte di uno di questi aggeggi, una amica che era insieme a me, proprio a Times Square, una mattina ha svegliato i parenti in Italia solo per fare ciao ciao con la mano da New York, in diretta...
Pazzia?
Forse, ma in definitiva mi vengono in mente un po' di pensieri.
Prima di tutto mi fermo a guardare le macchinine in movimento sulla quella striscetta d'asfalto che ha un nome famoso: Broadway... ma guarda che formichine impazzite!
No, sono uomini, uomini e donne che in questo preciso istante, mentre io mi sto bevendo la mia tazza di tè, corrono chissà dove e chissà con chi. Hanno parole da dire, pensieri, progetti...
Persone con un cuore e una storia, piccola e normale come la mia... e grande allo stesso tempo. Mi prende una strana nostalgia, il fatto di averli incrociati e nemmeno averli visti... un soffio.
Tutta la bellezza del mondo, tutta la possibilità di amicizia che ci potrebbe essere tra esseri umani... di tutte la possibilità insomma, nella mia vita ne accade un numero molto limitato. Vorresti abbracciare tutto il mondo ma... che braccia piccole abbiamo in confronto alla grandezza del nostro desiderio!
In fondo anche quella mia amica non aveva tutti i torti, voleva essere abbracciata e sapere che in tutto il mondo, tra tutti gli esseri del mondo lei è unica e che dall'altra parte del mondo c'è qualcuno che non la considera un puntino ma qualcuno, con un volto, una storia.
Quello che desideriamo è davvero grande, esserci per qualcuno, avere un significato un po' più grande di quello che ha una formica.
Cerchiamo di distrarci un po' guardando la gente attraverso le telecamere sparse nei cinque continenti, così, per sentirci meno soli, e poi ci accorgiamo che questo non fa altro che ingrandire la nostra nostalgia, fa passare l'evidenziatore giallo sulle parole 'ho bisogno di essere amato' che ci grida in testa ogni minuto.
Insomma guardo ancora questa scena nella telecamera fissa sospesa sul cielo di New York e vorrei avere uno zoom gigantesco, scendere, scendere proprio vicino alla testa di quel signore che si sta grattando dietro l'orecchio sul taxi giallo e dirgli : 'Come ti chiami? Raccontami la tua storia, qual è il desiderio vero del tuo cuore oggi? Vuoi vedere che è come il mio?'
Per non sentirsi soli non basta stare in mezzo alla gente, non basta avere tanti amici su facebook. Basta uno, uno solo che ti dica 'sei unico'.
E se c'è quel qualcuno allora le formichine sulla Broadway, tutte, in questo momento, hanno a che fare con me...le posso abbracciare e non sono più formichine ma unici al mondo... come me.
Ciao ciao
albero maestre n°2
Ci ho provato un po' anche con i bimbi in classe ed è davvero divertente. Per chi non volesse scaricare applicazioni ci sono cose fantastiche online. Una semplice semplice ma davvero completa è questa
si chiama http://ipiccy.com/editor ed è davvero facile e veloce da usare. Si carica l'immagine e si comincia a scegliere tra le varie possibilità: l'editor permette di tagliare la foto, correggerne la luminosità, il contrasto, la saturazione...parole difficili? Ma no, dai....basta cliccare e si capisce bene cosa significa...lo vedi!
Poi gli effetti speciali, l'aggiunta del testo, la pittura a mano libera....see....libera, col mouse, che è diventata quasi la mia appendice sub-umanoide.
E se sbaglio? Ma niente paura! Si clicca sulla freccina in alto dove c'è scritto "undo" e torna tutto come prima! Vuoi far vedere agli amici? Spedire sul sito della scuola? Tenertela sul desktop? Puoi scegliere save & share in alto a destra ed ecco che tutto è fatto.
Sì, bello.... ma come usarlo a scuola?
Intanto la maestra può anche andare di fantasia e preparare cose a casa....poi se si è così fortunati da avere un laboratorio di informatica, o addirittura la LIM....e magari anche un collegamento internet....bè...dal gioco puro e semplice alla preparazione di illustrazioni per le ricerche, il giornalino, gli inviti alla recita di Natale.... non è che ci sia poco da fare, volete qualche altro suggerimento? No, li date voi a me.
Vi piace la mia margherita?
ciao ciao
la commozione e i 5 sensi
Comunque non è di lui che volevo dire, ma dei suoi e, ormai, nostri aggeggi.
Il computer, la tecnologia, l'Ipad, l'Iphone, e questo e quello....ci stupiscono proprio come il treno a vapore ha stupito i nostri bisnonni, come il cinema e, non stento a crederlo, come la ruota ha stupito i cavernicoli. Al di là di tutte le polemiche e le dotte considerazioni, che non so fare, bisogna ammettere che il frutto dell'intelligenza umana è sempre qualcosa di stupefacente, esattamente come la bellezza delle montagne o un tramonto sul mare. Il signor Jobs adesso ne converrà, lo vedrà bene, adesso, che i suoi famosi sogni, quelli che ci esortava a non tradire, proprio quei sogni lì non ci appartengono di più di quanto ci appartenga il sole che inonda di rosso l'orizzonte serale, o come il Monte Bianco in una chiara mattina estiva.
Sono andata fuori tema?
No, il fatto è che mentre coloravo sullo schermo dell'Ipad, mi sono guardata le dita e... a dire la verità mi è dispiaciuto di non vederle imbrattate di nero, rosso, verde...blu. Non c'era quella sensazione materiale del colore scivoloso, pastoso, polveroso, l'odore un po' chimico del pigmento e, perchè no, anche il fastidio.
Così ho avuto bisogno di un amico che queste cose le sa bene, di un maestro insomma.
Sono andata a trovare Vincent.
Come?
Ma con internet! In un bellissimo posto inventato da un altro gruppo di furbissimi geniacci, i signori 'del' Google.
Questo posto si chiama Art Project, guardi i quadri e ti sembra di averli a tre centimetri dal naso.... anzi, meglio! Non ti va insieme la vista, non suona l'allarme del museo e non ti balza addosso il guardiano ringhioso che ti fa spostare: "please, stay away from the picture"
E hanno un bel dire gli espertoni che un quadro si guarda da lontano....io voglio vedere anche da vicino vicino...
Ecco, lì, davanti a quella bellezza mi sono venute un sacco di domande... e se non ci fosse stato questo posto, che dalla sedia di casa mia mi porta in un batter d'occhio ad Amsterdam davanti, anzi, dentro questi colori? E perchè questa commozione? E perchè questa strana sensazione che manchi sempre qualcosa? O qualcuno?
Ho contato le pennellate, ne ho percepito lo spessore suggerito dai giochi di luce sulla materia, ho immaginato più facilmente le mani del pittore, il suo pennello, il movimento del polso. Dettagli bellissimi, ma non sufficienti... mi mancava l'essenziale, mi mancava l'essere lì, la materia insomma... il colore che sporca le dita e si impasta, mi mancava il respiro della cosa vera e della persona che la manipola, mi mancava il sudore.
Così più guardavo più capivo che no, non dobbiamo aver paura 'dell'internet' nè dell'e-book, dell'Ipad-pod-mac-tric-trac e ballac... perchè mai e poi mai potranno sostituirsi a quel desiderio di toccare, annusare, gustare, abbracciare, sentire... godere insomma, che ci scoppia dentro anche quando non ce ne accorgiamo.
E ho capito che in fondo tutto questo virtuale, preso per il verso giusto, non può far altro che farci desiderare ancora di più la realtà. Per questo mi piace!
bambini e neutrini
"Bè...il mio va più veloce della luce"
"accidenti, allora vince contro il mio che si chiama Albert Piquadro"
"e dove si rifugia?"
"ha la tana in un tunnel sotto il Gran Sasso"
Senti maestra, non c'è tanto da scherzarci sopra.... sai cosa vuol dire andare più veloci della luce? Significa che se tu vai a farti un viaggetto tra le stelle rischi di tornare più giovane di quando sei partito... significa che potremo fare i viaggi nel tempo.
"Fermi tutti" dice Pierino "I viaggi nel tempo li possiamo già fare anche adesso, alla velocità della luce" Albert Piquadro non è poi così senza valore...gioca ancora bene i suoi poteri!
La maestra non riesce a stavi dietro....è proprio vero, crescete come i neutrini e avete voglia di correre verso il futuro...fuori da qualsiasi tunnel.
Il sogno di uno di voi? Costruire la macchina del tempo...."ho già fatto i progetti. Vedi qui? Devo solo andare avanti a studiare, e vedrai che ci riesco..."
La maestra non ne dubita e per nulla al mondo si perderebbe lo spettacolo, salta sulla sedia proprio come hanno fatto gli scienziati del Cern.... solo che lei è più fortunata....le capita di farlo più spesso, ogni volta che voi fate un passo nel tempo.... futuro.
cineforum
Uno di quei film che incontri come una sorpresa e ti restano inchiodati alla memoria, che ogni volta che li vedi è come la prima.
"To kill a Mockingbird" ovvero "Il buio oltre la siepe"
Non sempre ci azzeccano con la traduzione dei titoli, io sarei sempre dell'idea di lasciare quello originale, ma in questo caso il cambio non è male.
Qualche giorno fa c'è stata una discussione in classe, una di quelle discussioni che partono da una notizia che nasconde paure inespresse, e che si governano a fatica, che sembrano cavalli imbizzarriti. Una aggressione avvenuta in quartiere, in pieno giorno. La paura ad andare in giro da soli, qualcuno che vuole vedere maniaci dappertutto....Vorresti spiegare tutto, chiarire tutto, far passare tutte le paure, rassicurare e far sparire tutte le ombre minacciose sulla testa di questi ragazzetti... che fai?
Troppe spiegazioni non servono, bisogna incontrare qualcuno, vedere in azione l'umanità di fronte alla vita. Dire che non fidarsi va bene ma... che non si può vivere senza fidarsi di qualcuno.
Io sono convinta che un buon film, guardato insieme e discusso, amato oppure odiato, può essere un buon appoggio a un povero maestro logorroico, per almeno due buone ragioni: fa tacere il maestro per almeno 120 minuti e mostra esempi concreti.
Così mi sono ricordata di uno dei miei primi amori...del buon Atticus, della sua Scout e di Boo Radley.
Certo, se bastasse un film.... i cinema non sarebbero in crisi.
Non ho la pretesa di salvare il mondo, tantomeno con un cineforum....ma solo di prendere per mano una ventina di bambini e fare un po' di strada con loro in questo mondo.
E così, su questo sentiero, ecco che incontriamo storie ben raccontate. Perchè le storie fanno riflettere, alzano lo sguardo, fanno desiderare... insomma fanno crescere. Le belle storie ben raccontate.
In quanti ci ricordiamo di un libro o un film come qualcosa di importante per la nostra crescita. E scopri che qualcosa di te è cambiato da quel preciso momento, te lo ricordi dopo, ché mentre accadeva eri incantato.
"Il buio oltre la siepe": storia di bambini e adulti, galantuomini e farabutti, rettitudine contro ignoranza, difficoltà del vivere e innocenza e, perchè no, scrittura e interpretazione impeccabili.
Un film così non è che si guarda e basta, è come se ci si potesse stare dentro, ti ci accomodi e ti ci affezioni.
Avevo dieci anni quando l'ho scoperto, come i miei ragazzetti. Una settimana dopo ero già in cerca del libro, e la ragione me la ricordo benissimo: volevo stare ancora in compagnia della mia amica Scout e del suo papà.
Spese
E invece no! Anche stasera sono uscita con un sacco di altre cose, tra cui almeno 3 sono inutili, ahimè rossetto compreso... vanità compresa.
L'inferno gelato del supermercato...grrrr! Chissà che razza di contrappasso dantesco sarà mai? Cosa abbiamo fatto noi, tapini, nell'altra vita per meritarci l'Unes?
Salendo in macchina mi viene in mente la drogheria della Carolina. Non importa se non sapete chi è....tutti abbiamo avuto una drogheria con dentro una Carolina.... tutti quelli che hanno più di 30 anni per lo meno.
Bastava passarci davanti e ti assaliva quel profumo nato dall'incompatibile, fatto di acqua di colonia e mortadella, detersivo e caramelle, biscotti venduti sfusi e dentifricio Binaca, liquori e dopobarba, caffè e cannella.
C'era sempre una scusa per farsi mandare a 'fare le commissioni'. Un etto di 'bologna'...che sarebbe la mortadella detta all'emiliana, un pezzo di sapone marsiglia, due spugnette verdi per lavare i piatti.
Entravo, e se c'era la fila ero contenta. E annusavo, annusavo cercando di distinguere gli odori, di sciogliere quei fragranti nodi profumati che mi si sono stampati nel cervello.
Poi, da dietro il bancone, la Carolina mi chiamava "ven chi putìna...anche questa estate sei venuta a trovare la nonna...brava, brava"
Devo dire che mi sentivo un po' come un cappuccetto rosso orfano di lupo, in compenso di nonne ne avevo due: la mia e la Carolina.
Diligente facevo la mia spesa, lì, al posto dei bambini, non davanti al bancone, ma di fianco. E ogni anno misuravo la mia statura con la sua, forse crescevo in fretta, di certo lei in fretta si faceva più piccina, piegata e lenta ma sempre sorridente e...profumata di Carolina.
Al momento di pagare si spostava a fatica verso il fondo del bancone e tirava fuori da una scatola di libricini colorati, tra gli altri, quello con il nostro cognome e segnava. Si pagava così, si scriveva e alla fine del mese si saldava.... ci si fidava.
Poi la donnetta mi scompariva nel retrobottega strizzandomi l'occhio, e ritornava sempre con un cartoccio che mi nascondeva furtivamente in tasca. Io, fuori di corsa. Con la strana sensazione di aver fregato tutti gli altri clienti.
Una volta per strada aprivo il cartoccio marrone e dentro, immancabili, ecco farmi l'occhiolino le mentine della Carolina. Dischetti di zucchero colorato, le caramelle della spesa.
Credevo di essere l'unica a conoscere il segreto della Carolina. Ma poi, tra amici e cugini, siamo diventati grandi, la Carolina è andata in cielo e ci siamo scoperti tutti debitori di centinaia e migliaia di mentine colorate.
Insomma, volevo dire che...quali ricordi potrà mai suscitare una spesa al supermercato? Mentre la drogheria della Carolina ha messo davvero un buon profumo nella mia infanzia.
albero 'maestre' (ovvero maestre col mal di web) 1
Inizio con la musica.
Il sito si chiama Semplicementemusica
è diviso in diverse sezioni, storia, geografia, strumenti, suoni e rumori...
Molto utile la parte degli strumenti, una breve spiegazione è accompagnata da un esempio sonoro liberamente scaricabile in formato zip.
La prima cosa che mi è venuta in mente da fare è la costruzione di una piccola tombola sonora da utilizzare in classe. Si possono ascoltare gli strumenti singoli e poi cercarli tra gli altri in brani a mano a mano sempre più complessi, un gioco dell'ascolto, una 'caccia al tesoro sonoro'...insomma ognuno ci può mettere il nome che vuole. Ma questa è solo una piccolissima idea... e neanche tanto originale.
Carina la sezione geografica con esempi di brani per ogni regione italiana. I suggerimenti didattici sono semplici e ben utilizzabili, senza tanti paroloni e sbrodolamenti di pedagogese , insomma proprio una cosa utile che fa onore al suo nome: Semplicemente musica.
Per accedere direttamente ecco il link
ciao ciao!
cosa 'fa' un maestro
"Ehi! ma una maestra 'ste cose non dovrebbe già saperle?"
Ecco. A parte il fatto che ogni volta che sento questa musica mi viene voglia di spegnere lo strumento...devo dire che io veramente non sono mai troppo sicura di quello che so, nel senso che.... "non si è mai finito di imparare".
E dopo questa pietra miliare della saggezza popolare, riprendiamo il filo, no, la retta.
Geometria dicevo, ma avrebbe potuto anche essere il passato dei verbi, la caduta dell'impero romano o la ricetta della pasta alla carbonara. Alla fine, proprio lì, quando hai finito di leggere, quando sei tranquillo perchè hai capito, quando sapresti rifare i passaggi senza rileggere....quando hai studiato insomma...insomma lì si comincia davvero. Lì inizia una delle cose più belle del mio mestiere, inizia con una domanda: "...e adesso come lo faccio capire ai pargoli?".
Potrebbe esserci una soluzione: spiegazione, trascrizione esercizi, compiti, interrogazione.
Ok come dire: noia!
In fondo insegnare è un po' come cucinare: puoi farti un giro veloce al supermercato, riempire il carrello di "salti in padella" e precotti e una volta a casa infilare tutto nel microonde, oppure...
Oppure girare tra i banchi di frutta e verdura del mercato, guardare, annusare, toccare, scegliere perchè devi preparare qualcosa di unico in cui fanno festa tutti i sensi.
Il problema non è la fatica, il problema è davvero il godimento!
Allora come la spiego la retta ai bimbi? No, non posso dare una definizione precotta in padella....gliela devo cucinare in modo che gli vada giù cantando, e mentre sono lì tra pentole e fuochi matematici le mie papille razionali sudano e si divertono.
In-segnare...in-dicare...dare una direzione a gambette che hanno voglia di correre.
Il segmento come "il percorso più breve che collega due punti P e Q nel piano euclideo" a un bambino fa lo stesso effetto di un piatto di zucchine bollite e insipide, occorre che i segmenti diventino un bel piatto di spaghetti da risucchiare e sbavarsi il mento...roba che si mangia con gusto...roba che si può prendere e pasticciare nel piatto, e anche mangiare con le mani se occorre. Le buone maniere le impariamo dopo.
"Allora bambini, qual è la strada più corta tra casa e scuola? Andiamo a fare un giro che poi lo segniamo sulla cartina"
Cosa fa di un maestro un maestro? La cucina casalinga.
ascoltare musica
Mentre ascoltavo, con la coda del pensiero, mi guardavo....si ascolta la musica nello stesso modo in cui si vive. A volte incuriositi, spesso distratti, sorpresi da un accento nuovo e in attesa. Poi, nuovamente svolazzanti a pensare ad altro. Mi sembrava di avere il singhiozzo. Perchè quei brani, pur belli, non mi prendevano? Magari perchè era musica 'difficile'? Forse, ma non sono del tutto sicura.
Ad ogni modo, a concerto finito ho fatto un po' di domande ad un amico violoncellista, e mi si è aperto il cielo!
Due parole, non una lunga spiegazione, e già questo mi ha stupita: "esperto" è chi conosce per esperienza, e per risponderti non ha mica bisogno di tante parole, ti racconta semplicemente di sè.
"Vedi, ci sono musicisti eccellenti, perfetti nella loro interpretazione, ma la musica ti prende solo se riescono a farti cantare"
"intendi cantare proprio?"
"sì, come si fa sotto la doccia! Bè, certo che se sei in una sala da concerto ti devi un po' contenere..."
Poi qualche notizia sul brano di Chopin. Fine.
Di questo avevo bisogno! Non di sapere come si mettono le dita per ottenere un determinato suono, o quanti fratelli aveva la suocera di Chopin.... ma ce l'aveva?
Ho capito che se mi avesse detto prima quelle due cosette avrei certamente ascoltato meglio.
Sì, ascoltare la musica è come vivere, se non hai un punto di riferimento fai davvero fatica a stare attento, tutto ti scappa da tutte le parti. Se nessuno ti indica la strada...ti perdi a inseguire farfalle.
ascoltare come da bambini
Ti avevano detto che se l'accostavi all'orecchio, e stavi bene bene attento però, avresti sentito il rumore del mare.
Erano conchiglie piccoline quelle che trovavi, non bastavano a farti sentire il mare. Però tu lo facevi lo stesso. Una manina sull'altro orecchio e gli occhi un po' chiusi...con gli occhi chiusi si ascolta meglio..."sì, sì lo sento!"
"Ma va là...non è il mare quello!" Qualche fratello più grande e saccente aveva una spiegazione bell'e pronta, una cosa proprio adatta a spegnere lo stupore.
Ma tu no, ci provavi lo stesso, forse era un bel gioco, e rimanevi in ascolto.
Poi ti hanno regalato una vera conchiglia, una di quelle grandi, quelle che il mare ce l'hanno dentro davvero accidenti, questa sì!
Era su qualche mobile a fare da fermacarte..."Non farla cadere che si rompe!"
"Voglio sentire il mare!"
"Sì, il mare a Milano! Dentro la conchiglia!"
Quando andava bene c'era il sorriso compiaciuto di qualche zia romantica "Il mare!" (sospiro) sorridevano, ma non è che ti prendevano proprio proprio sul serio.
Adesso lo so, il mare nella conchiglia c'è davvero.
E c'è tutta una montagna in un sassolino, e la vita del mondo in una goccia d'acqua. E c'è una storia bellissima in un quaderno nuovo, tutte le sinfonie in sette note e il paradiso intero nella voce di un bambino che canta. Perchè se il mattino non è l'inizio di una promessa, se le cose non sono altro che quello che vedi, se il tempo non serve a condurti da nessuna parte... allora perchè io desidero così tanto?
Io voglio il mare che sta nella conchiglia, tu no?
nostalgie
Eppure è successo.
Io, che non resisto più di mezz'ora al sole, che mi rompo l'anima dopo dieci minuti sulla spiaggia, che la gente intorno quando entro in acqua mi mette a disagio, che ho il terrore di entrare, che non l'avrei proprio mai detto...
Ed eccomi qui a pensare a quando sarà la prossima volta.
Poche cose nella vita incantano così. Il mare. Lo respiri e ti respira, ti invita e ti respinge. Più lo guardi più capisci che è l'unica cosa che può paragonarsi al tuo cuore.
Mistero profondo, non sai cosa nasconde, eppure ti regala sempre qualcosa, due sassi colorati, una conchiglia, un profumo, un abbraccio.
Raccogli sassi e conchiglie, li metti in un vaso trasparente, lì sulla mensola dove ci metti le chiavi della macchina, e senti ancora il rumore della risacca. Mentre eri lì a prendere il sole, a giocare a carte, a mangiarti il gelato, quando eri lì neanche lo sentivi, e adesso? Adesso scopri che ti è rimasto dentro, l'hai imparato.
Il mare è vivo, ti accarezza o ti schiaffeggia, si diverte o si arrabbia, non si lascia afferrare, eppure è lì, disteso e abbandonato al tuo sguardo che lo vorresti abbracciare tutto tuttissimo e non ci arrivi, le tue povere braccia non possono. Ma lo sai che può stare tutto tuttissimo dentro di te. Cattura gli occhi, mai uguale. Ti vuole, sai che ti vuole e tu lo vuoi...insomma... ci siamo innamorati.
l'attimo che fugge
L'attimo fuggente.
Siamo forse in cinque o sei, cinque o sei persone al mondo a cui non piace questo film.
C'è una linea abbastanza sottile che divide la cattedra dal palcoscenico, ma è una voragine e per non caderci dentro non ci basterà certo ballare sui banchi.
C'è un uditorio da affascinare, ci sono parole da dire, frasi di altri da interpretare, gesti da misurare e pause da rispettare... ma una cosa è fare l'attore e un'altra il maestro.
E non è affatto facile trovare qualcuno in cui le due cose coincidono, come non è facile trovare il genio, la genialità non si trova al supermercato.
Tante cose dotte e interessanti sono state dette su questo film, eppure continua a lasciarmi quel rabbioso senso di falsità estetica che me lo rende insopportabile.
E' facile, facilissimo salire in cattedra e scoprire dopo una lezione particolarmente riuscita che una buona dose di soddisfazione è stata il frutto di un auto-compiacimento. Ci si ascolta parlare, ci si piace. Ok, ci può stare...ma solo questo non è educare, non è tirar su uomini mi spiace, non lo è.
Sono ben più numerose le lezioni sgonfie, faticose, quelle che ti spaccano i muscoli e i sentimenti, sembra di salire una montagna con un carico di sassi da trascinare a braccia. Finisce la giornata e ti accorgi che non ti sei spostato di un millimetro. Non hai fatto il grande gesto, non è entrato uno iota in quelle testoline, l'unica cosa di cui sei certo però è che li hai amati, anche così hai cercato di scoprire il loro destino insieme al tuo.
Non è una tua parola detta bene che li può salvare, non è l'estetica nè il romanticismo che fanno di un appassionato un educatore.
Perchè inseguire l'attimo che fugge se è vuoto?
Io devo dire di una pienezza, a cosa educo se tutto fugge? Se la bellezza è vana a che scopo vivere? La bella immagine del poeta con la fronte imperlata di sudore perchè appassionato di...vuoto? La normalità è una catena? Solo una vita esteticamente affascinante vale la pena di essere vissuta? Allora per noi, massa di impiegati e fattorini, per noi che riempiamo le tangenziali ad ore fisse, sì per noi, l'unico gesto poeticamente vero sarebbe solo il suicidio?
Ho visto persone semplici curve per notti intere su pile di quaderni, ligi compilatori di registri, pazienti ascoltatori, attenti lettori di pagine dalla grafia impossibile, gente che non aveva memorabili frasi per definire Tizio e Caio, per squadrarli e incasellarli nei ristretti spazi di definizioni senza speranza...gente appassionata e invisibile, forse esteticamente brutta ma consapevole di avere a che fare con la cosa più grande degli uomini: la loro libertà.
Niente danze sui banchi nè sulle tavole del palcoscenico, solo un paziente lavoro da giardiniere, curvo, curvo sulla terra di un altro a far crescere il seme di un altro, perchè è di un altro la baracca non della tua performance.
Corsi di aggiornamento
"Pierino non è maturo, fatica ancora a mantenere l'attenzione durante le spiegazioni"
Accidenti Pierino...quanto ti capisco! Oggi non ne potevo più! Tutte cose sacrosante e importanti, non dico di no.
Comunque eccomi qui: interrogatemi pure su tutti i possibili casi di (in ordide alfabetico): discalculia, disgrafia, dislessia, disortografia... ah sì c'è un nome anche per quella cosa di quando uno è proprio imbranato con le mani che non sa neanche allacciarsi le scarpe, neanche mettersi le dita nel naso...ma non mi ricordo che razza di 'dis' è.
La dottoressa è preparata, belle slides...tante informazioni, forse troppe. Sì, decisamente troppe.
Dottoressa, io sono solo una maestra, tanti dubbi sulle capacità dei bambini, tutti messi insieme, mi portano un po' di...sconforto.
Io come farò ad accorgermi che Pierino ha quella cosa così strana e pericolosa che negli anni lo potrebbe portare a gravi conseguenze? Come faccio a capire che quella tal distrazione non è perchè la mosca vola, il sole scalda già e Davide ha voglia di andare a giocare... ma perchè ci sono dei disturbi di apprendimento e allora bisogna fare tutte le prove e può essere che se non lo facciamo in tempo può essere che Davide perda il treno del futuro e...
Calma ragazzi, bisogna ragionare. Una cosa è dare la giusta importanza alle nuove ricerche sull'apprendimento, e un'altra è pensare che siamo tutti malati.
La diagnosi la fanno i dottori, le maestre possono solo guardare i loro bambini con l'attenzione del desiderio. Desiderio del bene, del vero, del bello che c'è nei bimbi e, perchè no, anche nel cuore un po' scalcagnato delle maestre. Mica sappiamo tutto, anzi, mica è garantito che anche sapendo tanti bei paroloni psicologici, pedagocici, didattologici... saremo poi capaci di salvare Pierino.
Noi possiamo solo fare il nostro lavoro umilmente e con passione, imparare tutto quello che c'è da imparare, ma per fortuna la salvezza di quei bambini non siamo noi.
Va bene dottoressa, vengo anche lunedì al suo corso, ma solo perchè voglio bene a Pierino... e un po' anche a me.
Il racconto di Sara
Ultimo tema dell'anno...la maestra non ha più idee...bè raccontatemi del supermercato, realtà o fantasia, dite quello che volete basta che abbia una logica. Ed ecco cosa si è inventata Sara. Decisamente la maestra ha tanto da imparare!!!
la scuola è finita...
Baby sitter? Trovarle! E poi se ne va più di mezzo stipendio, non solo per pagare la ragazza, ma anche per le inevitabili telefonate di una mamma diffidente.
"Accidenti ai maestri e ai loro tre mesi di ferie!"
Iniziano le olimpiadi delle mamme, salti mortali carpiati e doppi, o tripli, a seconda del numero dei figli.
Giro di telefonate: Sandra li manda al kinderheim...sì per una settimana esclusiva, animatori esclusivi, posto a 4 stelle...ti toccherebbe fare un mutuo, senza risolvere niente...cos'è una settimana? Una goccia nel mare.
Anna lavora in casa...ma col cavolo che si tiene anche i tuoi!
Marina torna a casa sconsolata, mentre i due marmocchi già iniziano a litigare per i turni alla play station. Apre il portone, casella della posta.
"Mamma mi regalate un cane per la promozione?"
"Sì, davvero ci manca anche il cane! E poi bisogna vedere se sei promosso!"
"Ma dai, lo sanno tutti che alle elementari non si boccia nessuno!"
"Ma per te è sempre tutto così scontato...? fringuello!"
Una busta nella casella, la apre distratta e con i movimenti impacciati...tra borsa della spesa, chiavi della macchina e... "Senti Giulia, è ora che impari a portartela un po' tu questa cartella, no?!"
"Cari genitori, siamo un gruppo di mamme del quartiere alle prese con il problema del giorno: a scuole chiuse dove stanno i bambini mentre noi lavoriamo?
Abbiamo pensato di condividere con tutti questo bisogno, perciò ci siamo organizzate in turni, cercando la disponibilità di ragazzi grandi e nonni in gamba. Non vi offriamo un parcheggio, perciò chiediamo una mano anche a voi, anche poco tempo o qualche idea...tutto ci può aiutare. Don Livio ha dato la disponibilità dei locali dell'oratorio. Vi aspettiamo.
...calendario delle attività... telefono del responsabile...."
La manna! Sì...ma Giacomo sarà d'accordo? Solo a sentir parlare di oratorio gli si rizzano i capelli!
Tentar non nuoce...non si dice così?
Marina ripensa agli anni in cui lei aveva l'età dei suoi figli, allora non si stava a scuola tutto il giorno...tornava sempre a casa a mangiare... eppure anche sua madre lavorava... come se la cavava lei?
Vicine di casa, oratorio, nonni e cortile, quando i cortili in città avevano i portinai, e che soggetti! Non potevi fargliela al signor Gino, anche quando non lo vedevi era sempre presente. E quella volta che si erano nascosti dietro la latteria? Un gruppo di scalmanati marmocchi in libera uscita? Sì, così credevano loro, ma era saltata fuori la signora Maria, la panettiera...ci aveva pensato lei a sgridarli... e poi li aveva mandati a casa con un panino ciascuno...
E i giochi? Per la campana bastava un pezzo di gesso e l'asfalto, le bilie, cinque noccioli di albicocca e molta abilità di mano. Nascondino. Rialzo, 'Ce l'hai'. Litigate? Tante, ma chi osava andare a frignare dalla mamma affrontando il disonore?
Mica c'era nessuno che ti faceva l'animatore... anzi, i grandi erano pregati di farsi gli affari loro, ma c'erano.... accidenti se c'erano! Magari non erano tuo padre e tua madre ma un adulto contro cui incocciare lo trovavi sempre.
Cosa è successo ora? Il deserto. Intorno alla mia famiglia il deserto. La scuola ha iniziato a rosicchiarsi il tempo dei miei figli, bello, per carità, molto comodo...ma non ce ne siamo accorti e a poco a poco le abbiamo consegnato tutto, come quando al parcheggiatore lasci le chiavi della macchina, ti fidi ovvio. Solo che anche i garage hanno i loro orari di chiusura... solo che mio figlio non è mica una golf!
"Giacomo, che ne dici se Luca e Giulia li mandiamo all'oratorio in Giugno?"
sete
Non è che ti vengono tante parole, ma vorresti concentrare nel tempo e nello spazio quello che non sei riuscito a far capire prima, prima quando forse di spazio e tempo ne avresti avuto.
E allora scopri che neanche con un milione di anni e miliardi di parole potresti fare quello che non riesce a fare un abbraccio.
Perchè?
Dannata impotenza! E dannatissima verità: il mondo non lo faccio io, e nemmeno il mio amico lo faccio io, e nemmeno me stessa. Tutto ho ricevuto in questo pacco dono che non ho ancora finito di aprire.
Ma allora perchè questa fastidiosa sensazione di essere stata un po' presa in giro? Perchè mi regali qualcosa....mi lasci il tempo di affezionarmi e poi...zac! Come uno scherzo da prete mi togli la sedia mentre sono lì per sedermi?
Ci deve essere qualcosa che mi sfugge. Non mi rassegno. Tutto il mio amore sta gridando il contrario, ci deve essere qualcosa in più, se c'è la sete vuol dire che c'è anche l'acqua.
"...arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua..."
botulino
Mbè?! Scoperta da un milione di dollari! Ma c'è una bella differenza tra dirlo e crederci. Provaci!
Diciamo che almeno 23 ore su 24 della nostra giornata siamo indaffarati a far fuori la drammaticità dalla nostra vita, il bisogno, quel senso fastidiosissimo, diabolico di impotenza. In che modo? Devo fare l'elenco o posso risparmiarvi quattro ore di lettura noiosa?
Ognuno conosce bene le sue strategie, e, anzi, sarebbe contento di qualche dritta riguardo a quelle degli altri.
Comunque uno dei più comuni è il pensare che per alcuni in fondo la vita non è poi così difficile, e allora giù con un tre o quattro quintali di invidia e lamento....
C'è chi soffre perchè ha la cellulite e vorrebbe il fondoschiena come quello della Belen, e chi si deve arrabattare per arrivare alla fine del mese, con figli, moglie e nonno a carico.
Cosa? Come dici? E' scandaloso che non mi accorga della differenza?
Ma non siamo moralisti per favore.... certo che la ragazzina voglia fare la 'modella' e non ci riesce fa un po' ridere ma per lei non è meno drammatico dello tzunami in Giappone. E cosa mi dite della cinquantenne che corre dietro alle proprie antiche decadenti beltà come un idraulico impazzito nella casa che si sta allagando?
C'è di mezzo sempre una cosa che si chiama morte. Una parola grossa? No, una delle cose più certe della vita.
Ma perchè allora le fans del fisico perfetto ci fanno incazzare e invece una madre che perde un figlio ci ispira i più alti sentimenti di compassione?
Non lo so ma credo che per questa mamma il dramma è evidente, non è falsamente nascosto, mentre per la vecchia la tragedia è inutilmente mascherata dal botulino, e così si trasforma in qualcosa di grottesco.
Forse il problema è che desideriamo tutti una vita senza drammi, cioè falsa, passata fra le mani di qualche chirurgo estetico dell'esistenza, e così non ci accorgiamo di ottenere soltanto un'impalcatura dall'equilibrio precario anzichè una vita vera.
Il nonno pittore
C'era una volta un vecchio pittore malato. Un grande vecchio pittore malato. Per tutta la vita aveva raccontato la gioia nei colori. Con il suo pennello aveva fatto danzare la luce, le forme, la materia morbida e difficile della pittura.
Ma ora il pennello era così faticoso da reggere nelle mani!
L'aveva anche scambiato con forbici e carta, inventando farfalle e petali di colore per farci vibrare della sua stessa beatitudine.
Adesso era malato e stanco.
Lo assisteva una giovane infermiera. Timida, discreta.
Henry, così si chiamava il pittore, era rimasto colpito dalla finezza di questa ragazza e, con l'occhio dell'esperto, ne aveva anche apprezzato la delicatezza del viso, della figura, i movimenti, lo sguardo, il sorriso. Non che fosse particolarmente bella, ma cosa vuoi che sia per un vecchio pittore scovare la bellezza nascosta? Una prova in più, un divertimento, la sorpresa di saper ancora cogliere lo splendore della verità pur con l'occhio affaticato dal tempo.
Dal canto suo Monique considerava il vecchio pittore un amabile nonno, e come ad un nonno riservava le sue cure, confidava preoccupazioni e desideri.
Nacque un'amicizia strana e gentile. Un genio anziano e cortese, una ragazza modesta, sveglia e discreta.
Il tempo passava e il vecchio pittore si riprese un poco. Non aveva più bisogno di Monique come infermiera, ma, con grande sorpresa della giovane che non si riteneva nè bella nè interessante, lui la volle accanto a sè come modella.
Henry non era più in grado di dipingere grandi tele, ma un artista sa cogliere le sfide, sa lottare con gli ostacoli e non contro di essi, sa rendersi amici i limiti. L'arte non è forza incontrollata, il tocco del genio si nutre di umiltà e sa che più è oscura la notte più la bellezza sarà luce nel buio.
Così le sue mani tracciavano segni sottili, svolazzi, linee eleganti per suggerire un volto, una movenza, un'espressione singolare, uno sguardo profondo. Poche risorse, grande profondità: il tocco del maestro in pochi tratti.
Il pittore stava bene con la sua giovane modella. L'aspettava, conversava con lei, ascoltava i suoi racconti, anche i silenzi, le insicurezze giovanili. Si compiaceva nel suo ruolo di saggio nonno, magari un po' brontolone, ma tanto, tanto affezionato alla sua amica.
Monique intanto sapeva che nella sua vita presto ci sarebbe stata una svolta. Però temeva il momento in cui avrebbe dovuto parlarne al suo caro nonno pittore.
Forse la sua scelta non sarebbe piaciuta a Henry, forse non avrebbe capito, lui così lontano da certe cose come conventi e messe e....suore. Sì, perchè Monique aveva deciso di entrare nel convento delle Domenicane di Vence. Avrebbe lasciato il mondo e si sarebbe chiusa tra quattro mura a pregare. Era convinta forse che non ci fosse cosa più lontana dalla mente del suo carissimo amico, ma un giorno prese il coraggio a due mani e glielo disse.
In effetti non fu facile per Henry capire come una giovane potesse trovare la felicità in una scelta del genere, ma fu come sempre gentile e comprensivo, davvero come un nonno che ama la sua cara nipotina.
Devi sapere che a Vence, nel convento delle Domenicane, dove sarebbe entrata Monique, da tempo pensavano di costruire una cappella. Ma come molte decisioni che devono essere prese in gruppo, e... in un gruppo di donne, non se ne veniva a capo.
Solo dopo che Monique ebbe preso i voti perpetui e dietro insistenza anche del suo amico pittore, ecco che parve sbloccarsi qualcosa.
Il pittore sapeva bene che quella sarebbe stata la sua ultima fatica, e forse per questo ci mise tutte le forze che gli rimasero, prima per convincere tutti della bontà del progetto e poi nell'esecuzione. Non volle lasciare incompiuto nulla: progettò i disegni degli ambienti, preparò le vetrate e le immagini che avrebbero decorato i muri della chiesetta, pensò addirittura a finanziare egli stesso l'opera. Fu la sua ultima sofferta, gioiosa, luminosa parola in questo mondo, fu la sua preghiera.
Lui, che non aveva mai avuto molta dimestichezza con gli altari, arrivò a disegnare anche i paramenti sacri e le vesti dei sacerdoti che sull'altare avrebbero rinnovato il sacrificio di Cristo.
E fu la festa della luce, l'eleganza del tratto, puro senza inutili postille e orpelli.
In un piccolo punto del mondo un artista poco incline alla devozione cantò la sua ultima canzone come una preghiera, e disse alla sua amica che 'no', non era vero che lui non credeva in Dio, ma che tutto il lavoro della propria vita era esattamente come il suo recitare le ore con le consorelle, una domanda che attraverso i suoi colori e le sue tele potesse passare un soffio di tutta la gioiosa bellezza del divino.
Si chiamava Henry, Henry Matisse.
Cappella Sistina
Tra le cose belle. Quelle che ti incantano e ti ammutoliscono al primo sguardo, quelle che ti fanno rimanere in silenzio, quelle che vorresti godere da solo o in compagnia di pochi amici, senza commenti, tanto la bellezza parla da sè, e gli amici capiscono dallo sguardo.
Tra queste cose gli affreschi della cappella Sistina...eppure.
Eppure eccoci in metropolitana: caldo, calca, spinte e urla. Intanto, da quel soffitto e dalle pareti, forme e colori che hanno incantato la storia ridotti a suggerimento come la pubblicità sui muri della metro.
E il massimo che ti racconta la guida è 'osservate lo sguardo di quel personaggio dipinto che vi segue in ogni posizione' la voglia di non essere soli al mondo ridotta alla bizzarria di un tromp d'oeil...
Ho visto gli affreschi di Michelangelo. Sono uscita chiedendomi 'ma posso dirlo veramente?'
Una volta si leggeva un libro, si guardava un quadro, si ascoltava un concerto per trovare una corrispondenza con il cuore, per conoscere e crescere. Una risposta alla tua sete insomma.
Richiedeva tempo, molto. Silenzio, tanto.
Ora la bellezza si usa, si è contenti solo di dire 'l'ho visto'...ecco, trimbrato il biglietto, passiamo alla prossima moda. Ma cosa ti ha detto non sai, non ti ricordi. E dentro di te le immagini e i suoni si confondono, fanno un gran minestrone assieme a quello che vedi altrove o che, peggio, altri vedono per te.
Eppure...eppure Michelangelo e il suo tormento, Michelangelo e il suo talento sono sempre là, mi parlano lo stesso, un sussurro tra le grida....e la mia sete ha bevuto lo stesso, miracolo dell'irriducibile cuore umano, basta l'eco sottile di una cosa vera e subito viene risucchiato!
Quei colori, i gesti, le forme danno voce a una cosa che grida anche dentro di me: voglio qualcosa che mi riempie la vita, voglio una soddisfazione vera, voglio vivere e respirare a pieni polmoni, voglio essere rifatta e ricreata nuova ogni volta che faccio pasticci..insomma voglio un abbraccio vero e per sempre.
Povero mondo, che invece di contemplare la bellezza la fotografa per metterla su facebook... e poi non se ne ricorda più.
Non c'è più esperienza c'è una bacheca. Non c'è più desiderio c'è solo 'mi piace'...click
Ma il Cristo giudicante è sempre là, con il suo volto sereno e forte, con la sua mano alzata in un gesto potente e dolce: 'vi attirerò tutti a me.... e allora sì che vi saprete godere la Bellezza!'
Ho visto la Cappella Sistina: un incanto!
ascoltare
"Non sanno ascoltare"
Quante volte ho sentito questa frase? Una collega, una mamma, un'amica...
"Non mi ascolta"
La situazione è questa:
hanno otto, nove, dieci anni...sono tutti (quasi) seduti al banco, sei lì che aspetti il momento opportuno, segnali la tua presenza con una postura adatta, insegnare è stare sul palcoscenico a volte.
Schiarisci la voce, batti le mani...nulla.
Alzi il tono e ripeti...nulla
Ti avvicini e alzi il volume...nulla
Ripeti, ripeti, ripeti...nulla
ISTERIA
Tutti si bloccano e ti guardano attoniti...
Si sono accorti che esiste un'entità diversa e da loro distinta...ohibò!
Ok! Allora inizi a dire la tua, si chiamava 'spiegare'...non so adesso....
"Aprite il libro a pagina tot..."
Faticosamente metti insieme tre frasi, te ne mancano altre due e...
"Maestra che giorno è oggi?"
Ricominci da capo, ma proprio da capo, da quando tentavi di far notare la tua presenza...hai presente risalire la china con il carico che ti era caduto a valle?
Finalmente una specie di silenzio e...
entra la bidella con la circolare!
Questo succede almeno dieci, dico DIECI, volte al giorno (bidella compresa).
Apro un dibattito, vi prego rispondetemi dall'abisso del nulla: cosa significa educare ad ascoltare?
ciao ciao
Sagrada Familia, Gaudì
Pochi giorni fa ho potuto vedere un filmato sulla Sagrada Familia. Non un documentario, solo foto e musica.
Era una situazione particolare, la disposizione d'animo e l'ambiente adatto per fare spazio alla bellezza.
Così mi sono innamorata di questa cattedrale.
Certo che ne avevo sentito parlare... foto, racconti, entusiasmi...tanto che io, bastian contrario, mi ero stufata anche un po'...quando tutti hanno da dire qualcosa su qualcosa...quella cosa non mi interessa più, vado in 'cimbali', non so cosa pensare.
Allora?
Allora eccomi qui, a smentire me stessa e balbettare una meraviglia.
Sagrada Familia: ovvero della passione.
Di tutta questa bellezza ho avuto un'eco. Di tutto il lavoro, del sudore, della fatica. Perchè non c'è come un'architettura a ricordarmi che l'arte è lavoro, uso, funzione, servizio per quel che deve fare l'uomo, per quello che deve vedere e per quello che deve pensare mentre vede e lavora.
Gaudì ha guardato intorno a sè ed ha plasmato lo spazio come fosse materia, ha fatto fiorire la materia come fosse un giardiniere ed è cresciuta la pietra come fosse la sua preghiera.
Ma tutto questo è solo la superficie, è dire 'che bello' solo perchè è facile....lo dicono tutti!
E invece non è facile.
Rimanere fermi alla superficie è sentimentale. E', appunto, rimanere fermi.
Ma se ti addentri nella bellezza incontri l'imprevedibile. E cosa c'è di più imprevedibile in una verde e bellissima foresta di una terra desolata e arida? Proprio lì, nel mezzo.
Ma, che sorpresa... un'aridità che non nega la bellezza, anzi, la esalta.
Aridità, solitudine, tristezza che ti spingono, ti costringono, ti accendono il fuoco della passione.
mentre le bellissime immagini scorrevano io pensavo a Gaudì, il signor Anton curvo sul suo tavolo di lavoro, alle prese con un problema di misure, o semplicemente a lottare con un mal di testa. La sua fatica come pane quotidiano, così dentro, così presente a dare assetto alla smisurata e incompiuta bellezza della sua cattedrale.
Ed ecco tutti i passaggi aridi e noiosi della mia giornata, tutto il deserto del mio desiderio, la fatica spicciola del lavoro, che sembra inutilmente senza fine e senza scopo, senza un disegno completo...è invece l'armatura di questa costruzione.
Nella fatica, nel deserto non è negata la bellezza, se non fosse anche lì, soprattutto lì, allora perchè stupirsi? Perchè vivere? Perchè?
Buona Pasqua!
Mozart "Gloria" (messa Incoronazione direttore H. Von Karajan, Vienna Philarmonic)
Piero della Francesca 'Resurrezione' (particolare)
Musica per la settimana Santa (7)
Musica per la settimana Santa (6)
dal Laudario di Cortona
eseguito da Caterina Socci
Musica per la settimana Santa (5)
(nella versione di De Victoria)
Iesu dulcis memoria
Dans vera cordis gaudia
Sed super mel et omnia
Eius dulcis praesentia.
Dans vera cordis gaudia
Sed super mel et omnia
Eius dulcis praesentia.
O Gesù, ricordo di dolcezza
Sorgente di forza vera al cuore
Ma sopra ogni dolcezza
Dolcezza è la Sua Presenza.
Sorgente di forza vera al cuore
Ma sopra ogni dolcezza
Dolcezza è la Sua Presenza.
la mia amica Flannery
"...miss...considerava l'Eucaristia un simbolo, e niente male, dava ad intendere. E' a quel punto che, con un gran tremito della voce, ho detto -Bè, se è un simbolo, che vada al diavolo- "
"...quella che tu chiami una lotta per sottomettermi, non è una lotta per sottomettermi bensì per accettare, e con passione. Cioè, se possibile, con gioia. Mi ci vedi far la posta alla gioia digrignando i denti, e armata da capo a piedi per giunta, visto che si tratta di un'impresa assai rischiosa."
da "Sola a presidiare la fortezza" (Einaudi)
Musica per la settimana Santa (4)
Rex Tremendae
Lacrimosa
Musica per la settimana Santa (3)
Tomas Luis de Victoria (Avila 1548/ Madrid 1611) Responsori per la settimana santa
Caligaverunt oculi mei a fletu meo:
quia elongatus est a me qui consolabatur me.
Videte, omnes populi,
si est dolor similis sicut dolor meus.
O vos omnes, qui transitis per viam,
attendite et videte si est dolor similis sicut dolor meus.
I miei occhi sono offuscati dal pianto,
se tu ti sei allontanato da me, chi mi consolerà?
Vedete, o voi tutti, se c’è un dolore simile al mio.
O Voi tutti, che passate per questo luogo
guardate e considerate se c’è un dolore simile al mio.
se tu ti sei allontanato da me, chi mi consolerà?
Vedete, o voi tutti, se c’è un dolore simile al mio.
O Voi tutti, che passate per questo luogo
guardate e considerate se c’è un dolore simile al mio.
El Greco 'Crocifisso' olio su tela
Musica per la settimana Santa (2)
(Il pianto di Pietro dopo il tradimento)
Erbarme dich,
Mein Gott, um meiner Zähren willen!
Schaue hier,
Herz und Auge weint vor dir
Bitterlich.
(aria contralto) Abbi pietà, mio Dio, mira le mie lacrime! Rivolgi qui il tuo sguardo, a te dinnanzi il mio cuore e i miei occhi piangono amaramente.
Bin ich gleich von dir gewichen,
Stell ich mich doch wieder ein;
Hat uns doch dein Sohn verglichen
Durch sein' Angst und Todespein.
Ich verleugne nicht die Schuld;
Aber deine Gnad und Huld
Ist viel größer als die Sünde,
Die ich stets in mir befinde.
(corale) Se così presto ti ho abbandonato, pur a te faccio ritorno; che il tuo figlio ci ha riscattati con le sue angosce e tormenti mortali. Non posso negare la mia colpa; ma la tua grazia, la tua misericordia son più grandi del peccato che sento sempre in me.
Befiehl du deine Wege
Und was dein Herze kränkt
Der allertreusten Pflege
Des, der den Himmel lenkt.
Der Wolken, Luft und Winden
Gibt Wege, Lauf und Bahn,
Der wird auch Wege finden,
Da dein Fuß gehen kann.
(Corale) Rimetti la tua vita e le sofferenze che ti angustiano alla fida cura di colui che regna in cielo. Colui che segna il corso e la vita alle nuvole, all’etere, ai venti, saprà trovare anche la via su cui potrai incamminarti.
Il ciliegio
Per la mia amica Sako e per tutto il Giappone. Un popolo capace di tanta gentilezza ha certamente un cuore forte.
Un abbraccio
Musica per la settimana Santa
Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.
(Fa' che il mio cuore arda
nell'amare Cristo Dio
per fare cosa a lui gradita.)
Iniziamo da Pergolesi
Dvorak
Vivaldi
Disattenzione
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.
Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto dovuto.
Inspirazione, espirazione, un passo dopo l'altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell'uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l'ho preso solo per uso ordinario.
Nessun come e perché -
e da dove è saltato fuori uno così -
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.
Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro
oppure
( e qui un paragone che mi è mancato).
Uno dopo l'altro avvenivano cambiamenti
perfino nell'ambito ristretto di un batter d'occhio.
Su un tavolo più giovane, da una mano d'un giorno più giovane,
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
perché dopotutto cadeva con gocce diverse.
La Terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.
E' durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.
Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po' di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.
(W. Szymborska)
...ma quanto vero è quello che dice?!
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