una stella...un desiderio
Comunque eravamo in campagna. S. Lorenzo, festa del paese. Caldissimi pomeriggi di silenzio e cicale. Tutti riposano al fresco delle altissime stanze, in una vecchia casa padronale dai muri trasudanti tempo e umidità. Solo noi bambini siamo svegli. Qualcuno ha anche tentato di portarci a dormire, ma dormire per noi significa perdere tempo, potrebbe accadere qualcosa senza di noi! Il mondo potrebbe divertirsi e noi non ci siamo!
L'erba del prato non è neanche più verde, secca, calda e pungente sotto i nostri piedini scalzi. Le risate e le grida sono soffocate.... prima che si svegli lo zio! Stasera ha il turno di notte, alla Montecatini di Ferrara non si fermano mai. Quando penso allo zio, ancora oggi che è un bel nonno in pensione, me lo immagino sempre con la scatola del pranzo in mano, quella di ferro con l'apertura a scatto, in partenza per il lavoro ad ore impossibili.
Il caldo non ci ferma. Troviamo un angolo all'ombra dove costruire la nostra capanna, un ombrellone da giardino, due lenzuola vecchie, un po' di mollette da bucato: ecco il nostro rifugio. Può diventare di tutto: un veliero, una casa, un castello, una zattera sperduta in mezzo al mare. Saccheggiamo il frigorifero... abbiamo bisogno di viveri per la cambusa!
Il via vai fa agitare Bengy... chi è Bengy? Scritto proprio così? B-E-N-G-Y... è il cane dei miei cugini...l'ennesimo Bengy. Cambia il cane ma il nome è sempre quello, anche oggi... dovrebbe essere Bengy VIII... una dinastia vera e propria.
Comunque lo sa che se abbaia lo cacciamo via, si limita ad inseguirci scodinzolando a ventilatore!
Pomeriggio di calura, capriole, salti, fantasie e giochi fino allo sfinimento.
Finalmente il sole allenta un poco la sua morsa, l'ombra prende più spazio. La zia si affaccia alla porta 'merenda!' è il segnale che possiamo finalmente alzare la voce.
Corriamo a sederci sul grande sasso di fronte al pollaio, distribuzione di pane e pesche. Il pane è quello di Ferrara, le 'coppie', filoni attorcigliati di pasta croccante con un cuore morbido e profumato, assolutamente indescrivibile.
Le pesche sono vellutate, gialle e rosse, profumatissime. Prima di addentare mi lascio accarezzare le guance dalla fresca pelle di quei frutti, mi riempio i sentimenti di quel profumo e intanto l'acquolina reclama impaziente un morso di quella delizia: il desiderio di infinito della mia infanzia ha il sapore di una pesca succosa che non finisce mai.
Si affaccia al reticolato di confine la signora Cestari, la padrona di casa, ha tra le braccia un enorme cesto pieno di prugne e albicocche, l'immagine dell'abbondanza e della gratuità. Quando penso alla dea dell'abbondanza con la cornucopia non mi viene in mente una bella fanciulla... ma l'allegra e sformata signora Cestari!
Ci regala altra frutta.
Sul grande sasso spacchiamo i noccioli delle albicocche per mangiarne il cuore a forma di mandorla.
Con i noccioli delle pesche invece facciamo un gioco di abilità e sveltezza di mano... io vinco sempre perchè mi sono allenata in colonia, contro un intero squadrone di avversari!
Il pomeriggio è ancora lungo ma adesso si può anche gridare.
Sudati e sporchi di terra e polvere veniamo alla fine infilati a turno nella tinozza azzurra, quella di plastica, quella grande con i manici. Nella casa della nonna non c'è ancora la vasca nè la doccia, esiste un secchiaio di pietra rosa dove si lavano i piatti e dove è perennemente appostata la gatta in attesa della fuga di qualche topolino.
Dopo le nostre 'abluzioni', non certo tranquille, il pavimento della stanza è una pozzanghera insaponata, e la zia un'allegra mamma sudata... non ho mai conosciuto una donna con una simile dose di pazienza!
Lavati, imborotalcati, dentro i nostri rigidi abiti puliti non siamo ancora arrivati alla fine... è l'ora in cui abbiamo finalmente il permesso di inforcare le biciclette e correre sull'argine.
Saluti e baci.... non ci rivedranno che al primo buio, per la cena.... si vedrà!
Ma stasera è la sera del 10 agosto, stasera è s. Lorenzo, ci sono pure i fuochi d'artificio... mi sa che faremo una puntatina veloce a casa per la cena e poi di nuovo in giro per il paese.
Il tramonto sul Po per me ha il profumo delle stoppie bruciate e del borotalco che ho addosso.
Il tramonto sul Po ha per me il ricordo di una promessa, la sensazione di una grande aspettativa, l'ansia di una attesa ai blocchi di partenza.
Il sole è calato, il fresco della sera sul fiume lento e luccicante ha acceso nel cielo tanti puntini d'argento, non ci puoi fissare a lungo lo sguardo puntando su una stella sola, prima la vedi baluginare, traballa e poi ti sfugge. Abbracci tutto il cielo e più lo guardi più si popola di stelle. Affondi gli occhi e prepari i tuoi desideri... quanti sono? Ma quanti? Dovrebbero cadere tutte le stelle per esaudirli tutti. E qual è il primo? Quello più importante?
Ecco! Ho visto una stella cadente!
Dove?
Anch'io!
Anch'io!
Silenzio, siamo tutti sdraiati sull'erba con il naso appiccicato al cielo e le pupille come frecce puntate per cogliere la mossa della sorte.
Oggi ripenso ai miei desideri di allora, qualcuno si è avverato, qualcuno no, ma dalle mie tasche non hanno ancora finito di uscirne, e finchè ce ne saranno, il tempo, che passi lento o veloce, non potrà ancora dirsi finito...grazie a Dio!
ciao ciao!
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