Uomo saggio

Cose trovate, dette da un uomo saggio. Non immediate, non facili alla prima lettura. Ma profonde e vere.
La poesia è una cosa di tutti, in quanto uomini, ma non a tutti è data la capacità di esprimerla, quel 'degna di durata esemplare' ha dietro studio, fatica, tagli e dolore. 
Troppo abituati a pensare che la creatività sia qualcosa di spontaneo e naturalistico, ci accontentiamo di sbrodolare le parole appena ce le troviamo in testa, ci accontentiamo di leggere facili emozioni che hanno la durata della fiammella di un cerino.
Lavoro, lavoro, lavoro e lasciarsi ferire, nel silenzio, dal mistero delle cose: questo è un po' di quello che capisco dalle parole di questo saggio uomo.




'Quando uno scrittore verrà considerato dai posteri come un classico vero, si scoprirà che il suo stile reca in sé una certa oscurità. Ciò avverrà perchè il vero classico dice le cose con proprietà di lingua, e ciascuna un’unica volta, e gli è, persino a se stesso, inimitabile l’opera sua. (…) L’opera vera di poesia è quella che è arrivata in sé a distruggere il più possibile la parte della scimmia o del pappagallo o del robot. La poesia è viva in ogni anima, e possono essere anche labbra di un semplice ad esprimerla. Ma il sentirla e l’esprimerla sono due cose distinte, almeno l’esprimerla in modo che risulti, serbando l’originalità d’impronta di chi l’esprime, degna di qualche durata esemplare. Il vivente segreto della natura tanto più diversifica dalle altre ciascuna persona umana quanto più alle altre l’umano essere l’accomuni. Perchè dunque stupirsi che nell’opera duratura di poesia l’umanità si manifesta conservando tracce di quel mistero che è la sostanza stessa della poesia'


Giuseppe Ungaretti, Missione del letterato (1947)





'Togliete all’uomo il desiderio d’eterno, toglietegli la lotta contro la morte, toglietegli l’illusione, inariditegli nel cuore la poesia, e quel giorno sarà sulla via di perder l’arte, e quel giorno gli cadrà dalle mani quel lumino che l’aiutava a intravedere nel suo abisso e a farsi padrone d’un grano di potenza.'
Giuseppe Ungaretti, Classico, Romantico…, in “Il Resto del Carlino”, Bologna, 23 ottobre 1929.
(foto Archivio Garolla)

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