L'uccellino e la farfalla

In un bellissimo bosco, dimora della volpe e del cervo, all'ombra di maestosi e verdi alberi, sotto le fronde di un'ampia quercia, aveva fatto il nido un uccellino. Era uno di quegli uccellini comuni, che tutti conoscono ma di cui nessuno si ricorda bene il nome. La bestiola non si curava molto dell'indifferenza altrui. Amava il suo bosco, amava la sua quercia, ma più di tutto amava cantare. Dal mattino alla sera quell'angolo di bosco era riempito dai suoi gorgheggi.
Non chiedeva molto alla vita, volava per acchiappare qualche piccolo insetto, si riposava all'ombra di qualche frasca e... cantava.
Un giorno però, l'uccellino non uscì dal suo nido, nessuno si accorse subito della sua mancanza, i leprotti continuavano a saltellare qui e là in cerca di radici ed erba, le volpi si pavoneggiavano nelle loro morbide e lunghissime code, le fronde continuavano a cullarsi alla dolce carezza del vento. Però ad un tratto il bosco si fermò... mancava qualcosa, si qualcosa ma... che cosa?
Mancava il canto dell'uccelletto che faceva sempre da sottofondo vivace e gentile all'opera di tutti.
E tutti cominciarono a preoccuparsi, era una piccola mancanza, avrebbero vissuto anche senza quella musica... ma si può davvero vivere senza la musica?
Incaricarono una farfalla: "tu che sei abbastanza piccola e sai volare" disse la grande Quercia Madre " vai a cercare l'uccellino nel suo nido, e vedi cosa gli è successo"
La farfalla, la più bella e colorata farfalla del bosco agitò le sue bellissime ali delicate e volò leggera verso il ramo dove stava il piccolo nido. Sembrava un fiore di seta, un piccolo arcobaleno che frullava tra i raggi di sole sfuggiti alla barriera fitta dei rami. Un po' si vedeva, e un po' dopo si perdeva alla vista. Infine arrivò, si posò elegante e silenziosa sul bordo del nido, si chinò appena come danzando e chiamò l'uccellino.
La bestiola alzò il capo e guardò quella meraviglia che come un dono inatteso si era degnata di bussare alla sua dimora.
Per un poco nessuno dei due aprì bocca, stupiti dello stupore l'uno dell'altro.
Fu la farfalla a parlare per prima: "cosa ti succede? tutti gli abitanti del bosco mi hanno mandato a chiamarti"
"e perchè mai di grazia?" rispose l'uccellino un po' affannato dalla sorpresa
"perchè non canti più la tua musica?"
"ma la mia musica non serve a nulla... vedi? Gli alberi producono frutti e ombra, tu dai allegria, colore e luce al bosco che sarebbe freddo e cupo senza la tua bellezza... ma io, che faccio io... canto e perdo tempo. Non servo proprio a nessuno"
"Proprio no, amico mio" rispose decisa la farfalla "noi tutti abbiamo bisogno della tua musica. Come credi che ci ricorderemmo che siamo creature, che tutto quello che abbiamo ci è stato donato, chi meglio del tuo canto sa parlare al nostro cuore quando siamo tristi o allegri? Cosa meglio del tuo canto ci dona l'energia per il nostro muoverci e lavorare? E come potremmo mai vivere senza la tua musica?"
Dopo quelle accorate parole l'uccellino si alzò, guardò l'amica con infinita gratitudine e... spiccò il suo volo cantando.
Il bosco tutto sospirò di sollievo, e mai mai la farfalla volò più con tanta grazia.
"Bene, tutto è tornato in ordine" disse la Quercia Madre con sussiego "possiamo tornare al nostro lavoro".


concerto per arpa e flauto K 299 Berliner Philharmoniker

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